“NELLA MUSICA DAL VIVO C’E’ UN MONDO CHE SI MUOVE”, editoriale di Demetrio Chiappa sull’ultimo numero di Doc Magazine
L’estate è finita. Ma ci sono buoni motivi per essere ottimisti. Perché c’è tanto da fare e il terreno è pronto per la semina. Per spiegarmi meglio, condivido con voi l’aneddoto (che probabilmente molti di voi conoscono), dei due venditori inviati in un paese africano per verificare la possibilità di aprire nuovi mercati per le calzature. Dopo una settimana di permanenza, i due telefonano in sede per dare il proprio parere. Il primo, desolato, scrive: “Mi spiace, ma in questo paese nessuno fa uso di calzature e quindi credo che rientrerò col primo volo disponibile”. Il secondo, con un’euforia senza limiti: “Qui è pazzesco! Ancora nessuno porta le scarpe. C’è tutto un mercato da sviluppare!”
Credo non sia più tempo di lamentele, dei piagnistei, di seguire coloro che scaricano responsabilità, chi aspetta che altri trovino soluzioni ai loro problemi. È invece tempo di guardare a chi, piano piano, senza clamori, ha imparato con le proprie gambe a stare in piedi in un mercato sicuramente malato e da risanare, ma che ha enormi possibilità di recupero.
Prendiamo la musica popolare dal vivo e le feste estive che animano le piazze: sono la spina dorsale dell’intrattenimento. Feste organizzate dal mondo dell’associazionismo, dalle pro-loco o dai partiti politici: un’economia che tra musica, birra, vini e cibo, muove centinaia di milioni di euro e che, finita l’estate, si sposta nei club che eroicamente investono per non far morire la musica dal vivo. Gran parte di questa economia si muove nel sommerso, perché (ci sono i virtuosi e non si deve generalizzare, ma è senza dubbio una prassi comune) “non ti faccio la fattura così non ti faccio pagare l’IVA”.
Quanta di questa economia sommersa verrebbe a galla se trovassimo un modo per regolarizzare questi beni e servizi? Sicuramente il contro valore di tasse e contributi evasi risolleverebbe le sorti del settore. Ma qualcosa si sta muovendo. Abbiamo parlato con molti operatori e imparato che non tutti si adeguano alla malsana abitudine di operare in nero. Ci sono associazioni che non vogliono più assumersi questa responsabilità e artisti consapevoli che i soldi “sporchi maledetti e subito” non consentono di avere le tutele di cui tutti i lavoratori hanno diritto e che è necessario entrare in un circuito virtuoso di legalità.
Citando il nostro socio Luca Bassanese, “c’è un mondo che si muove” e un intero settore pronto a indossare nuove scarpe.
Demetrio Chiappa, presidente Doc Servizi