Home News Cultura “Il lavoro che nessun robot potrà mai fare”, editoriale di Demetrio Chiappa su Doc Magazine n.28

“Il lavoro che nessun robot potrà mai fare”, editoriale di Demetrio Chiappa su Doc Magazine n.28

Sulla digitalizzazione dei processi e sull’industria 4.0 si è già detto molto. Tuttavia le modalità di interazione e di relazione cambiano quotidianamente: cambia il modo di comunicare, il linguaggio, i tempi di attenzione e di ascolto. I sistemi informatici e le piattaforme stanno facilitando i processi e le azioni quotidiane ma, realisticamente, se è vero che la richiesta di professionisti dell’informatica e del digitale è maggiore, è altrettanto vero che altri lavori e competenze stanno sparendo, sostituiti da algoritmi o da robot. Non sappiamo quanti nuovi posti di lavoro stiano generando le nuove tecnologie, se siano maggiori di quelli che si stanno perdendo o se l’ingaggio delle nuove competenze supererà i posti abbandonati da chi è stato o sarà sostituito da una macchina.

L’unica cosa certa è che le persone che perdono il lavoro non possono integrarsi nelle nuove professioni, non avendo adeguata formazione e competenza, generando così un inevitabile “sbilancio sociale”.

Questo avviene soprattutto in quei processi dove il lavoro è considerato alla stregua di merce nei vari processi di lavorazione, dove l’insieme di capitale, materie prime, lavoro e servizi accessori genera il cosiddetto “prodotto finito”. In questo meccanismo la sostituzione del lavoro con la tecnologia e la robotica produce un indiscutibile vantaggio economico e costituisce, per chi intende il rapporto di lavoro come un disturbo, un fastidio in meno.

Ma c’è un’area dove questo non può avvenire: nella cultura e nell’arte, infatti, la persona è all’inizio della filiera: è lei che genera, determina e sviluppa ogni fase. Senza la persona non c’è prodotto artistico e culturale che si possa definire tale. Si sta tendando di realizzare opere d’arte anche con la robotica, ma all’occhio del critico non può sfuggire il fatto che queste somiglino vagamente a qualche “Goya” o a qualche colorato “Pollock”. In assenza di un originale fatto dall’uomo, infatti, il robot può generare solo algoritmi e scarabocchi.

Come in ogni progetto artistico e culturale, anche alle radici dello sviluppo di ogni innovativa piattaforma o idea creativa, per fortuna, c’è la persona con la sua dote di creatività e talento.
Compito della società è riconoscerne il valore, qualunque esso sia, e tutelarlo, come i patrimoni più preziosi.

Demetrio Chiappa, Presidente Doc Servizi

Doc Magazine n.28 – Maggio/Giugno 2019