Home News Comunicazione Cultura, serve nuovo approccio per la ripartenza. Intervento di Giovanna Barni su Il Sole 24 Ore

Cultura, serve nuovo approccio per la ripartenza. Intervento di Giovanna Barni su Il Sole 24 Ore


04 marzo 2021 – “Nuovo approccio per la ripartenza della cultura” è il titolo dell’articolo uscito oggi sul quotidiano Il Sole 24 Ore a firma della nostra Presidente, Giovanna Barni.
“Questa crisi ha inferto ferite molto pesanti alla cultura italiana, ma può anche creare le premesse per una straordinaria rinascita”. Conclude così, Pierluigi Sacco, il suo intervento nel dibattito in queste pagine sul ruolo della cultura nell’uscita dalla crisi economica e sociale causata dalla pandemia e lo fa passando in rassegna alcune congiunture eccezionali che riguardano l’Europa e l’ Italia negli anni a venire. Il ruolo dell’Italia in Europa non può che essere fondato sulla cultura e la sua ripartenza, come ha sottolineato anche il Presidente del Consiglio Draghi nel suo discorso.
La crisi ha solo fatto esplodere, e reso visibile ai più, contraddizioni e contrasti che chi è nel settore culturale viveva già da tempo.
In questi mesi abbiamo assistito alla frammentazione di tanti diversi subsettori nelle richieste dei ristori, all’accesa dialettica dei fautori delle riaperture dei luoghi della cultura, anche a singhiozzo, al contrapporre musei vocati alle comunità locali in antitesi ai musei dei grandi numeri dati dal turismo internazionale, l’esaltazione della cultura in digitale opposta al conservatorismo della cultura live.
Sono riemersi anche i contrasti basati su antichi pregiudizi, innanzitutto tra pubblico e privato, ma anche tra le istituzioni periferiche e quelle centrali. E nel frattempo si consumava la più grave frattura: quella tra i lavoratori protetti, da una parte e, dall’altra, i tanti professionisti precari e invisibili e i molti dipendenti di cooperative e imprese a rischio di perdita del lavoro con la fine degli ammortizzatori sociali. A subirne le conseguenze sarà proprio quel prezioso capitale umano, prevalentemente fatto di laureati, donne e giovani, che caratterizza ovunque il nostro settore.
Un primo importante segnale di cambiamento è arrivato proprio dal mondo dello spettacolo, con azioni di solidarietà e responsabilità sociale messe in atto dagli artisti più famosi uniti a difesa delle categorie più deboli. Un nuovo approccio inclusivo, ma purtroppo non seguito in altri ambiti, che potrebbe aiutare a curare e riconnettere molte delle contraddizioni appena citate: un piano condiviso con tutte le parti coinvolte di riaperture sostenibili e sicure dei luoghi, una strategia del digitale non tanto come fine, ma come mezzo per avvicinare nuovi pubblici alla cultura live e come risorsa per lo sviluppo in vari ambiti, un nuovo governo dei flussi turistici che permetta anche ai residenti di riappropriarsi dei loro beni culturali, partenariati pubblico-privati per obiettivi comuni di sviluppo del patrimonio culturale e dei territori. In questo modo la crisi che, indubbiamente, ha acceso un faro sul nostro settore, può mettere le basi per una rivoluzione e non far correre alla cultura il rischio di tornare ai “tempi di prima”.
Per questo, a mio avviso, servirebbe un approccio “femminile” che possa ricucire, ricomporre e mobilitare un’ intera e articolata filiera (istituzioni, imprese, terzo settore, professionisti) per sanare le vere e gravi fratture del Paese, quelle educative, sociali e territoriali. Insieme a questo abbiamo bisogno di una politica di investimenti “lenti”, i cui risultati non si vedono dall’oggi al domani, centrati sulle principali potenzialità, culturali e naturali, di cui il Paese dispone.
Servirebbe una vera e propria transizione culturale, come missione del nuovo ministero – che con il cambio del nome (da ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo a ministero della Cultura) si auspica includa non solo i beni, ma anche le persone e le imprese culturali e creative – da compiersi sinergicamente e in modo integrato alle altre transizioni, ecologica e digitale, che da oggi hanno ministri ad hoc. Una transizione trasversale rispetto ai singoli settori, dallo spettacolo dal vivo ai musei, che investa tanto sulla rigenerazione di una più diffusa, condivisa e inclusiva infrastruttura culturale di prossimità (i luoghi della cultura, gli spazi ibridi, le piattaforme digitali, i laboratori) quanto sulla riattivazione dell’insieme variegato di tutti gli operatori (istituzioni, imprese, cooperative culturali e creative, terzo settore), favorendone modelli organizzativi collaborativi (come i partenariati pubblico-privati, le reti, i consorzi) che possano connettere la filiera del patrimonio a quella della creatività, del turismo di qualità e delle economie sostenibili.
Infine un grande investimento su politiche attive del lavoro specifiche per il settore culturale, in grado di formare quelle competenze innovative necessarie a salvaguardare e riqualificare il lavoro culturale e trasmettere ai giovani i tanti saperi dell’arte e della cultura in connessione con il mondo della scuola, della ricerca e della formazione.
Forse, mai come oggi, è importante da parte dei decisori non solo fare le cose ma anche un cambio di passo sul come farle. Così la cultura sarà in grado non solo di riaccendersi nel presente ma anche di trasformare il nostro futuro.”
Giovanna Barni
Presidente CulTurMedia Legacoop
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