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AgCult | Piano Sud 2030, patrimonio culturale “prospettiva essenziale della nuova politica territoriale”

Il Mibact ha individuato tre grandi occasioni di recupero, realizzazione e valorizzazione di poli artistico-culturali, in grado di promuovere lo sviluppo e l’attrazione turistica dei territori

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e i ministri del Sud e dell’Istruzione, Giuseppe Provenzano e Lucia Azzolina, hanno presentato a Gioia Tauro il Piano per il Sud 2030. “L’Italia sarà quel che il Mezzogiorno sarà. Nessuno si salva da solo. La sfida del Sud è la più difficile di tutta la nostra storia unitaria. Ma non è una causa persa”, ha sottolineato Provenzano. “C’è una grande vitalità e capacità di innovazione, nelle forze sociali e imprenditoriali, nelle forme della cittadinanza attiva, in luoghi che rappresentano il cambiamento possibile, in realtà che sperimentano già quel modello di sviluppo sostenibile che vogliamo perseguire”.

Il Piano Sud 2030, si legge, propone tra l’altro una nuova politica territoriale in grado di rispondere alla dimensione nazionale della coesione territoriale: non solo ridurre le distanze tra Nord e Sud ma anche tra centri e periferie, aree urbane e aree interne, provando a restituire protagonismo ai luoghi marginalizzati dalle politiche pubbliche, che necessitano di una rinnovata attenzione per la garanzia dei servizi essenziali e il rilancio delle vocazioni produttive.

Il patrimonio culturale è una radice e una prospettiva essenziale della nuova politica territoriale, come strumento di connessione sociale e come piattaforma di promozione dell’immagine dell’Italia nel mondo. In questo contesto, può svilupparsi un’azione trasversale sulla cultura, incentrata sulla valorizzazione di aree, sia urbane che interne, rurali e periferiche, anche marginalizzate, e su una nuova offerta capace di soddisfare la crescente domanda di turismo sostenibile, al fine di rafforzare il posizionamento dell’Italia nei mercati internazionali, attivando anche il potenziale delle industrie culturali e creative, ancora largamente inespresso nelle regioni meridionali.

Una politica di prossimità ai luoghi, in particolari nei territori meridionali, riconosce inoltre il valore economico e sociale del riutilizzo dei beni confiscati alle mafie: nel corso del 2020 saranno individuate 10 realtà  simboliche da restituire alla cittadinanza per attività culturali e imprenditoriali, semplificando le procedure.

Ma la cultura svolge un ruolo di primo piano anche per il risanamento e lo sviluppo delle città, soprattutto per le opportunità di aggregazione e integrazione sociale per i giovani e per i nuovi sbocchi occupazionali che caratterizzano tutta la filiera della creatività. In quest’ambito si inserisce l’azione del MIBACT per il recupero dei luoghi di fruizione e produzione della cultura nelle aree urbane del Sud, a partire da archivi e biblioteche civiche, teatri e conservatori, nonché il sostegno alle orchestre giovanili.

Le città possono diventare “fabbriche di creatività”, per esempio attraverso interventi mirati di recupero e infrastrutturazione di complessi urbani non utilizzati, di proprietà pubblica, per attrarre e facilitare l’insediamento di artisti. Gli interventi e le modalità di attuazione per queste linee di azione sono individuati dal MIBACT in partenariato con i territori del Mezzogiorno, attraverso accordi con gli enti locali e, dove possibile, mediante CIS.

ECONOMIA LEGATA ALLA CULTURA

Una strategia condivisa per le aree interne è l’economia legata alla cultura. “Matera 2019 – Capitale europea della cultura” ha rappresentato un indiscutibile successo, reso ancora più importante e prezioso dal fatto che abbia interessato un’area interna. Ciò indica una strada chiara, per le potenzialità della produzione culturale e creativa, per la possibilità di attrarre un turismo sostenibile, per la capacità di diffondere innovazioni a partire dalla cultura, rafforzando il posizionamento dell’Italia nella competizione internazionale. In quest’ottica, il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha elaborato linee d’azione strettamente legate e complementari alle aree interne, volte a recuperare e a valorizzare l’esperienza della “lunga percorrenza” e riattivare luoghi e percorsi di memoria e bellezza.

RIGENERAZIONE DEI CONTESTI URBANI

Un ambito in cui le politiche di coesione possono migliorare la vita dei cittadini residenti in contesti urbani riguarda il recupero e la riqualificazione dei centri storici o di porzioni di quartieri in condizioni di degrado. A questo proposito, è previsto in collaborazione con il MIBACT l’avvio di quattro interventi nei centri storici di Napoli, Cosenza, Taranto e Palermo, da attuare mediante CIS, attraverso la riattivazione dello strumento operativo, a partire dalla costituzione dei Comitato istituzionale e dalla nomina del Responsabile Unico del Contratto, la definizione del piano degli interventi e l’individuazione del Soggetti attuatore.

La rigenerazione dei contesti urbani passa due direttrici specifiche:

  • la transizione ecologica delle città, che si misurerà in primo luogo con l’apertura del “Cantiere Taranto”, anche attraverso la riattivazione del CIS per la città, dotato di una più efficace governance e la realizzazione delle iniziative previste dal “decreto Taranto”;
  • la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, la promozione di strategie integrate di sviluppo orientate alla cultura: dopo il successo di “Matera 2019 – Capitale europea della cultura”, si è deciso a rafforzarne la legacy, anche attraverso gli interventi previsti nell’ambito di un CIS Matera.

Le due iniziative presentano notevoli sinergie e mostrano diversi punti di contatto, e rappresentano l’occasione per sperimentare azioni specifiche di cui valutarne, alla luce dei risultati conseguiti, l’estensione ad altre città meridionali.

PROGETTI BANDIERA. UNA VISIONE DEL SUD AL 2030

Prossimità, riconoscibilità, trasformazione: queste sono le caratteristiche dei “progetti bandiera” che rappresentano la visione del Piano Sud 2030. Prossimità, per portare le politiche di coesione più vicine alla vita dei cittadini nei luoghi. Riconoscibilità, per rendere i loro effetti più visibili e duraturi. Trasformazione, per recuperare spazi abbandonati e innescare processi di innovazione sociale. I “progetti bandiera” sono sfide culturali in cui i cittadini, e in particolare i giovani, possano identificarsi. Per dare corpo al “diritto a restare”, bisogna costruire progetti in grado di restare nel tempo, dando forma al cambiamento.

Non partiamo da zero. Il “Grande Progetto Pompei” rappresenta un’eredità preziosa, perché ha mostrato la capacità di realizzare un progetto complesso nel Mezzogiorno. E ci lascia alcune buone pratiche, che costituiscono l’ossatura dei “progetti bandiera” del futuro: la presenza di un comitato di attuazione, con rappresentanti delle istituzioni europee e della Banca europea per gli Investimenti; il costante presidio istituzionale verso i soggetti coinvolti; la contrattazione di impegni precisi da verificare; un piano d’azione gestito e monitorato da una struttura dedicata. Proprio a partire da quest’esperienza, nel corso del 2020 saranno individuati alcuni progetti simbolici per le regioni del Sud, vere e proprie “sfide” progettuali che affiancheranno le cinque missioni e le iniziative trasversali previste dal Piano Sud 2030.

Il MIBACT ha individuato tre grandi occasioni di recupero, realizzazione e valorizzazione di poli artistico-culturali, in grado di promuovere lo sviluppo e l’attrazione turistica dei territori.

Anzitutto, il rilancio dell’area UNESCO di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata, un “progetto bandiera” che è l’ideale prosecuzione del “Grande Progetto Pompei”, con la valorizzazione dell’ex Real Fabbrica d’Armi (ora Spolettificio) di Torre Annunziata, e dell’area archeologica di Oplontis, di cui sarà migliorata la fruizione turistica. L’ex Real Fabbrica d’Armi sarà gestita dal Parco archeologico di Pompei, e ospiterà laboratori di restauro, oltre che un’area espositiva. Il rilancio dell’area sarà inoltre completato strappando al degrado Villa Favorita a Ercolano, una delle prestigiose ville  vesuviane del cosiddetto “Miglio d’oro”, dove sarà realizzata una scuola di specializzazione sull’archeologia.

Lo scopo di migliorare la capacità attrattiva della Calabria per gli itinerari culturali e turistici internazionali potrà essere perseguito con un progetto sul Parco archeologico di Sibari e il Museo della Sibaritide, per fare di Sibari il perno di un itinerario culturale della Magna Grecia. Agli interventi già effettuati nell’area durante programmazioni precedenti, si affiancheranno azioni per risolvere o mitigare l’interferenza con la Strada statale 106, per recuperare le masserie del MIBACT che si trovano all’interno del Parco e, soprattutto, per realizzare un nuovo sistema di “racconto” dell’area, partendo dalle stratificazioni e parziali sovrapposizioni delle due fasi della città magnogreca e della città romana.

La realizzazione di un Acquario mediterraneo a Taranto si inserisce negli investimenti del “Cantiere Taranto” che puntano a dare una nuova identità culturale e turistica alla città, con il recupero del centro storico, la realizzazione della ferrovia turistica “Circummarpiccolo”, il potenziamento del Museo archeologico e l’istituzione della Soprintendenza del Mare. L’Acquario, che porterà a Taranto le esperienze scientifiche e tecnologiche che hanno garantito il successo di Genova, potrebbe essere collocato nell’area della Marina Militare che si affaccia sul Mar Piccolo, anche attraverso il recupero dell’Arsenale.

Inoltre, saranno offerti al dibattito pubblico due ulteriori “progetti bandiera” per il Sud al 2030, che potranno essere realizzati attraverso concorsi internazionale di idee (sull’esempio del concorso bandito da Invitalia per il rilancio di Bagnoli), con cui stabilirne la localizzazione e su cui mobilitare le migliori energie creative e progettuali.

Il primo progetto, da realizzarsi a Palermo e che interessa il settore culturale, è il Museo NO-MA (No Mafia), che costituirà un presidio culturale sul ruolo dell’antimafia istituzionale, politica e sociale. È uno spazio che vuole fare memoria dei martiri del crimine mafioso, ma anche ricordare l’impegno civile e democratico dei movimenti contro la mafia che hanno contribuito a dotare l’Italia di strumenti normativi riconosciuti a livello internazionale. Il Museo NO-MA dovrebbe diventare un polo di aggregazione delle diverse iniziative antimafia diffuse su tutto il territorio nazionale e di attrazione delle forze della società organizzata, per affrontare le sfide e le strategie evolutive di contrasto alle mafie.

Approfondimenti
Leggi il Piano per il Sud

(Fonte: AgCult.it)