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AgCult | Agriturismi, Istat: nel 2019 in crescita del 4,1% su tutto il territorio nazionale

Il 62,6% dei comuni italiani ospita almeno un agriturismo, quota che supera il 97% in Toscana

Nel 2019 le aziende agrituristiche sono cresciute del 4,1% rispetto al 2018. La crescita maggiore si è registrata nel Centro Italia (+8,7%). Lo rileva l’Istat. Per quanto riguarda la diffusione territoriale, il 62,6% dei comuni italiani ospita almeno un agriturismo, quota che supera il 97% in Toscana. In aumento anche gli agriturismi di nazionalità italiana (+9,6%) e si consolidano le presenze estere (8,2 milioni). Il valore corrente della produzione agrituristica è pari a 1,5 miliardi + 37% rispetto al 2007. Tra gli agriturismi quelli multifunzionali, cioè che offrono almeno tre tipologie di attività, sono il 30,1%. Per quanto riguarda, invece, quelli a conduzione femminile è pari a 8.566 (35%) e rimane sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente. Questo risultato sembra essere la conseguenza di due diverse tendenze: un aumento della presenza femminile nelle Isole (8,2%) e nel Sud (2.5%) e un parallelo calo nel Centro (1,6%) e nel Nord-est (1,3%). Il Sud rimane, come lo scorso anno, l’area geografica con la maggiore imprenditorialità femminile: il 46,8% degli agriturismi è condotto da una donna, contro il 37,9% del Centro e il 28,5% del Nord. In particolare, la Basilicata si conferma al primo posto (49,8%), seguono la Liguria (48,6%), la Campania (48,4%), l’Abruzzo (47,9%) e la Valle d’Aosta (47,5%).

Primato della crescita agli agriturismi del Nord-ovest

Gli agriturismi rappresentano una specificità del tessuto produttivo italiano e caratterizzano l’economia agricola del Paese. Tale peculiarità è oramai da tempo riconosciuta a livello normativo ed economico (in particolare sono 112 le norme in materia di aziende multifunzionali). Queste aziende contribuiscono in maniera rilevante allo sviluppo non solo del settore agricolo, ma più in generale del “mondo rurale”.
Tale ruolo sembra confermato dalla performance positiva di medio/lungo periodo del settore. Tra il 2007 e il 2019, infatti, il numero di strutture agrituristiche cresce del 38,7%, con un saldo attivo di 6.856 aziende agrituristiche(i) tale crescita è trainata dagli agriturismi del Nord-ovest (+58%) e, a seguire, da quelli del Centro (+44,5%), delle Isole (+43,6%), del Sud (+31,7%) e del Nord-est (+25,8%) 
Sotto l’aspetto della diffusione territoriale, i comuni con almeno un agriturismo (CAT) nel 2019 sono 4.958, pari al 62,6% del totale dei comuni italiani, nel 2011 erano il 58%.
Nel Centro, l’84,8% dei comuni ospita almeno un agriturismo; seguono i comuni del Nord-est (77,9%), delle Isole (63,1%), del Sud (55,6%) e, per finire, quelli del Nord-ovest (52,4%). Rispetto al 2011, la crescita maggiore è nel Nord-est (+10,5%), seguito dalle Isole (7,8%), dal Centro (7,3%) e dal Sud (7,35). Il Nord-ovest è la sola area con una leggera flessione (-0,9%).
Le regioni a maggior diffusione di comuni con almeno un agriturismo sono la Toscana (97,8%), l’Umbria (96,7%), le Marche (87,7%), Il Trentino-Alto Adige (83,2%) e l’Emilia-Romagna (82,3%).
Rispetto al 2011 diminuisce la percentuale di CAT con un solo agriturismo (dal 37,2% al 35,9%) e di quelli che ne contano tra 6 e 10 (da 12,3% a 10,1%). Al contrario, aumentano quelli con 2-5 agriturismi (dal 41,7% al 44,5%) e, in modo più contenuto, quelli con 11-50 agriturismi. Infine, sono sostanzialmente stabili (intorno all’1%) i CAT con oltre 50 agriturismi. 
I comuni con almeno 100 agriturismi sono 9 (Grosseto, Cortona, Castelrotto, Manciano, Appiano sulla strada del vino, San Gimignano, Montepulciano, Montalcino, Caldaro sulla strada del vino) e si localizzano in Toscana e nel Trentino-Alto Adige. Nelle restanti aree, i comuni con il più alto numero di agriturismi sono Noto (71), Otranto (65) e Monzambano (28).

Forte fidelizzazione delle presenze straniere

Gli arrivi nel 2019 superano i 3,7 milioni (+0,4 milioni rispetto allo scorso anno), di questi 1,9 milioni sono di nazionalità italiana. Il 72% degli agrituristi ha scelto le strutture del Centro e del Nord-est e, in particolare, della Toscana (23%) e della provincia autonoma di Bolzano (16%).
Il rapporto tra agrituristi italiani e stranieri è di 11 a 10, questa leggera differenza si amplia notevolmente nel caso del Molise (7 a 1), dell’Abruzzo (6 a 1) e della Basilicata (5 a 1). Al contrario, gli stranieri prevalgono nella provincia autonoma di Bolzano (1 a 3) e, in misura minore, in Toscana (10 a 13).
Le presenze con soggiorno negli agriturismi sono poco più di 14 milioni (+4,5% rispetto al 2011 e +70% rispetto al 2007): di questi 8,2 milioni (58%) provengono dall’estero. Tale percentuale è in linea con quella degli ultimi tre anni ed è il risultato di un processo di fidelizzazione. 
La permanenza media (numero medio notti trascorse) è pari a 4,6 per gli stranieri e 3 per gli italiani. 
Per tutte le regioni il numero medio di pernottamenti è maggiore per gli agrituristi stranieri e il divario, rispetto agli italiani, è più accentuato per l’Umbria, le Marche e la Calabria.

Sud territorio più dinamico

A conferma del trend in crescita degli ultimi anni, il 2019 registra, rispetto al 2018, un aumento del 4,1% nel numero di aziende agrituristiche (+961 unità). A livello territoriale tale crescita riguarda in particolare il Centro (+8,7%), le Isole (+6,4%) e il Sud (+3,0%). Rimane sostanzialmente invariato il numero di agriturismi nel Nord-est (+0,1%), con un lieve aumento solo nel Nord-ovest (+1,1%).
Nel Centro la crescita più consistente è quella della Toscana (+16,2%)(v). Nel Sud, come per il 2018, la regione trainante è la Basilicata (+8,6%), seguita dalla Puglia (+6,5%) e dalla Campania (+5,5%). Tra le regioni del Nord, si registra la crescita della Liguria (+3,2%).
Come nel 2018, le regioni con la maggiore densità di agriturismi (più di 25 per 100 kmq) sono la Toscana, l’Umbria e il Trentino-Alto Adige. Altre zone ad alta intensità si localizzano nella parte meridionale del Piemonte, nel versante est del Friuli-Venezia Giulia, nell’area più occidentale del Veneto e della Liguria e nel settore meridionale della Puglia. La massima densità si raggiunge nella provincia autonoma di Bolzano che conta più di 100 agriturismi per 100 kmq.
I comuni con almeno una struttura agrituristica sono 4.957, circa nel 56% dei casi la densità è di 9 agriturismi per 100 km2. Rispetto al 2018 si registra un lieve aumento del numero di comuni che ricadono nelle classi di densità con meno di 5 aziende e tra 25 e 74 aziende. In questi comuni si localizzano complessivamente 11.224 agriturismi che rappresentano il 46,3% del totale delle aziende.
In relazione alla zona altimetrica, oltre il 53% degli agriturismi si trova in comuni collinari, la restante parte in quelli montuosi (31%) e pianeggianti (16%).

In forte espansione gli agriturismi con degustazione

Nel 2019 gli agriturismi autorizzati alla degustazione sono 5.959 (+14,6% rispetto al 2018) pari al 24,2% del totale degli agriturismi presenti sul territorio nazionale. Il 39,5% di queste aziende si localizza nel Centro e il 26,9% nel Mezzogiorno: si tratta delle due aree più dinamiche del Paese (nell’ultimo biennio la crescita in queste zone è stata infatti, rispettivamente, del 34,3% e del 7,4%). Nel Nord la quota è del 33,7%. 
Nel 2019 la Toscana, con 1.433 agriturismi con degustazione (+73,1% rispetto al 2018), detiene il 61% delle analoghe aziende del Centro; nel Mezzogiorno le regioni più dinamiche sono la Sardegna (+57,8%) e la Sicilia (+11,3%).
Le aziende agrituristiche autorizzate alla ristorazione segnano, rispetto al 2018, una crescita del 4,8%, attestandosi, nel 2019, a 12.209 aziende pari al 49,7% del totale nazionale.
Gli agriturismi con ristorazione sono presenti soprattutto nel Nord (42,4%) e, in particolare, nel Nord-est (23,1%). Nel Centro e nel Mezzogiorno queste quote sono, rispettivamente, del 28,3% e del 29,3%. 
Come per quelli con degustazione, anche gli agriturismi con ristorazione sono più diffusi in Toscana (1.860 con un +26,4% rispetto al 2018) e in Lombardia (1.135). Nel Sud sono prevalenti in Puglia (676) e, nelle Isole, in Sardegna (633). 
Il 73,4% di queste aziende associa la ristorazione con l’alloggio, il 56,5% ingloba all’offerta di ristorazione la possibilità di svolgere altre attività (come la equitazione, escursionismo, sport, corsi, ecc.), mentre solo il 12,7% non diversifica la propria offerta.
Il Friuli-Venezia Giulia e la provincia autonoma di Bolzano si confermano, come per il 2018, i territori nei quali prevalgono le aziende che propongono la sola ristorazione. Diversamente, oltre il 90% delle aziende della Toscana, della Calabria e della Sicilia abbinano la ristorazione con l’alloggio; in Umbria questa strategia è attuata dalla totalità delle proprie aziende. In quest’ultima regione, inoltre, le aziende in cui è possibile coniugare la ristorazione con altre attività supera il 91%, mentre in Sicilia sfiora quota 94%.

(Fonte: AgCult.it)