Home News Comunicazione ‘L’importanza dei Big Data nella vita di tutti i giorni’, editoriale di Demetrio Chiappa su Doc Magazine n.27

‘L’importanza dei Big Data nella vita di tutti i giorni’, editoriale di Demetrio Chiappa su Doc Magazine n.27

La tecnologia oggi più che mai (e sarà sempre di più così) è uno strumento per raccogliere dati. Sicuramente l’utilizzo di prodotti o sistemi digitali facilita le nostre azioni quotidiane. Otteniamo risultati e servizi in tempo reale, con strumenti facilmente utilizzabili e talvolta anche divertendoci. Da casa facciamo la spesa, leggiamo il giornale, osserviamo il meteo, cerchiamo la cura per una tosse fastidiosa e dove sta la farmacia di turno. Ma se lo strumento è così utile, ci siamo mai chiesti perché le applicazioni che utilizziamo sono gratuite? La prima risposta, intuitiva, è che i costi di gestione sono coperti dalla pubblicità, tant’è che spesso per evitarla ci viene proposto un modesto contributo. Che il vero valore della tecnologia digitale sta nei dati può sembrare una conclusione banale, ma per capirne il significato profondo ho dovuto tradurlo in casi pratici.

È stato illuminante per me scoprire il cosiddetto “accordo Panischi”, attraverso il quale una nota azienda che fornisce la biglietteria elettronica ha legato a sé per 15 anni tutti i promoter di eventi locali con un vincolo di esclusiva costato 15 miliardi di vecchie lire. Perché agli inizi del millennio una società ancora in fase di startup deve rischiare il collasso finanziario? Tutti abbiamo pensato che il diritto di prevendita avrebbe coperto l’investimento, e probabilmente così è stato, ma il risultato eclatante è che avendo venduto 75 milioni di biglietti in questi anni, questa società oggi conosce i gusti musicali di quasi tutti gli italiani, e propone direttamente sui loro smartphone l’artista o il genere musicale che vogliono sentire, nelle località in cui vivono. Sono stati eliminati molti costi di promozione, ma si è instaurata una relazione continua tra il pubblico che svela i propri gusti musicali e la struttura che li soddisfa.

Allo stesso modo la rete conosce gli ingredienti della pizza che ordiniamo, l’ora e il giorno preciso in cui ci sediamo a tavola, conosce i prodotti elettronici che utilizziamo e gli accessori che perdiamo o rompiamo, quanti libri leggiamo, genere e titolo e addirittura le frasi che maggiormente ci colpiscono e che sottolineiamo.

In sostanza, abbiamo trasferito dalla relazione umana ai dati la conoscenza sui gusti e abitudini delle persone. E si muovono economie parallele di cui noi siamo tutti ignari fornitori, senza averne i benefici. Per questo motivo la partita dei big data, degli open data e della proprietà e utilizzo dei dati in generale è di un’importanza vitale, così come sempre più ricercate sono le professioni che se ne occupano (data scientist in primis).

Non stupiamoci quindi se le piattaforme digitali hanno tutti i bilanci in perdita per quanto riguarda l’attività tipica, i ricavi arrivano da altre fonti. Non si può e non si deve evitare lo tsunami digitale che ha già iniziato a inondare il nostro sistema, ma dobbiamo fare in modo che gli effetti prodotti siano rispettose della persona, che deve restare al centro. Non solo inconsapevole fornitrice di dati, ma soggetto prezioso al centro delle scelte, delle azioni e dei relativi valori generati.

Demetrio Chiappa, presidente Doc Servizi

Doc Magazine n.27 (Gennaio/Febbraio 2019)