Il lavoro sommerso nella musica dal vivo: presentati i dati dalla Fondazione Centro Studi Doc
Tra i 3 e i 5 miliardi euro. Questo il preoccupante dato riferito al lavoro sommerso e irregolare nel settore della musica dal vivo.
È quanto stima una ricerca condotta dalla Fondazione Centro Studi Doc, centro di ricerca della rete Doc che svolge attività di documentazione, formazione e condivisione per sostenere la dignità del lavoro e che è stata presentata da Francesca Martinelli, direttrice della Fondazione, martedì 19 novembre, nell’ambito della Milano Music Week.
Condotta su varie fonti (studi di settore, dati istituzionali di Istat e Inps/ex-Enpals, ricerche sul campo), la ricerca ha evidenziato che i confini del settore non sono definiti e il numero dei musicisti in Italia varia da 145.000 secondo Symbola, ai 20.000 stimati dall’Istat, passando per i 43.500 secondo Inps. Ma questi numeri (riferiti al 2018), seppur variabili, rilevano un impatto economico importante. Il reddito dei musicisti, calcolato dall’Inps, è di circa 431 milioni di euro. Mentre il volume d’affari della musica live si aggira sui 1,55 miliardi di euro (dati Siae).
Ma come calcolare il sommerso se questo “per definizione, è di difficile individuazione? Un po’ come la materia oscura in astrofisica – ha esordito Francesca Martinelli, direttrice Fondazione Centro Studi Doc –. Tutti i confini di questo settore non sono chiari, né definiti, a partire dalla nomenclatura. Ci siamo basati sui dati più attendibili, quelli di Siae e Inps, e abbiamo stilato alcune ipotesi”.
Volume d’affari
Combinando la classificazione SIAE (lirica, concerti, concertini, concerti all’aperto) e le ricerche sul campo è emerso che riguardo al nero nella lirica non c’è quasi nulla, mentre nei concerti (classica, jazz e leggera) un evento su due è pagato in nero, nei grandi eventi musicali il 33%, fanalino di coda i concertini delle feste popolari, matrimoni, locali, per i quali si registra una media di 9 eventi su 10 in nero. Attribuendo un peso a ciascun settore, dato dal volume di affari di ciascuno (calcolato da Siae), si ottiene un sommerso di circa 3 miliardi di euro. Considerando l’errore statistico del 25%, si arriva a un valore compreso tra i 2,8 miliardi e i 4,7 miliardi nel settore della musica dal vivo.
Call to action “Moltiplica la musica”
Ecco perché la Fondazione Centro Studi Doc ha lanciato la Call to Action “Moltiplica la musica”. Operatori, istituzioni, sindacati, rappresentanti del governo, associazioni di categoria e chiunque sia interessato sono invitati a partecipare condividendo le proprie proposte di riforma per moltiplicare gli investimenti in musica e cultura, contrastare l’evasione fiscale e tutelare dignità e diritti dei lavoratori dello spettacolo, inclusi i giovani talenti.
Per mandare il proprio contributo c’è tempo fino al 13 dicembre 2019 (via mail: info@centrostudidoc.org). Alla Call to Action hanno già aderito con le loro proposte le rappresentanze sindacali di CGIL e UIL. “C’è bisogno di ammortizzatori sociali e agevolazioni fiscali per i lavoratori dello spettacolo – ha proposto dal palco di Casa Doc Emanuela Bizi (SLC-CGIL) –. La legislazione deve venire incontro alle esigenze di questi lavoratori. Noi stiamo già lavorando su questo. Come CGIL, CISL e UIL abbiamo inviato una revisione dei profili Enpals, che consentano una contribuzione specifica”.
Giordano Sangiorgi, MEI Meeting Etichette Indipendenti, invece, propone di istituire un osservatorio permanente sul fenomeno. “Il lavoro irregolare è anche un lavoro insicuro – ha aggiunto Marco Morone, tecnico della prevenzione ATS Milano –. Questo ha un impatto importante sul sistema sanitario nazionale. Al contrario per ogni euro investito in sicurezza, ogni azienda ha un ritorno di 2 €”. Partecipano con le loro proposte anche altri attori del settore, quali le cooperative fasolmusic.coop e Doc Servizi, Doc Educational e NRG Coop, STEA, l’agenzia di management Doc Live, l’associazione di categoria dei live club KeepOn LIVE, l’associazione SOS Musicisti e ATS Milano sul tema della sicurezza. Tra i sostenitori della campagna si contano anche l’Alleanza delle Cooperative Italiane cultura (Legacoop, Confcooperative e Agci), Note Legali, Sintonia Italia, ARCI, Clust-ER, la manifestazione MEI – Meeting delle Etichette Indipendenti, l’associazione italiana di musicisti jazz MIDJ, Music Academy di Bologna e tutte le scuole del circuito LPEB.
“C’è un problema di cultura generale – ha chiosato Demetrio Chiappa, presidente Doc Servizi, la maggiore cooperativa in Italia nel settore musica e spettacolo –. Il nero è considerato un atteggiamento positivo. Ma il punto è chiedersi se il lavoro artistico è un lavoro. Se sì, dobbiamo conoscere la forza lavoro, esattamente come avviene nell’industria. Lo spettacolo, con la cultura, è l’unico settore che non può essere misurato. E quindi è difficile fare azioni concrete, anche a livello politico. Se è un lavoro, dobbiamo fornire tutele, sicurezza e formazione”.
“Il lavoro irregolare è ancora diffuso nell’ambito della musica live”, sostiene Chiara Chiappa, presidente di Fondazione Centro Studi Doc – La fotografia scattata in Italia è chiara: “Il pagamento non regolare del musicista ha un’origine, quasi endemica, legata a locali e feste popolari in cui circola denaro contante non tracciato, a causa anche delle difficoltà burocratiche e delle scarse economie del settore”.
Far emergere il sommerso. Le proposte della Fondazione Centro Studi Doc
1. Semplificazione Semplificare le pratiche amministrative di regolarizzazione e pagamento delle prestazioni occasionali dello spettacolo svolte da non professionisti (anche principianti) attraverso l’istituzione dei Buoni Occasionali Semplificati dello Spettacolo (BOSS), utilizzando la stessa procedura dei buoni famiglia INPS.
2. Vigilanza e controllo Incentivare la vigilanza dell’INL, INPS e INAIL e la sicurezza sul lavoro. Prevedere l’inserimento obbligatorio nel borderò Siae per l’individuazione degli artisti coinvolti.
3. Incentivi Incentivi economici per la musica dal vivo ricavati dalle risorse ottenute grazie all’emersione del sommerso della musica dal vivo e indotto. Il credito così ottenuto, chiamato Live tax credit, deve essere utilizzato per moltiplicare la musica dal vivo, quindi reinvestito in acquisto di attrezzature, ristrutturazioni locali, servizi tecnici, pubblicità e pagamento dei diritti SIAE.