Home News Comunicazione Assegnati i Premi Archivio Disarmo Colombe d’oro per la Pace 2019 a Palazzo Merulana di Roma

Assegnati i Premi Archivio Disarmo Colombe d’oro per la Pace 2019 a Palazzo Merulana di Roma

22 ottobre 2019 – Si è tenuta ieri, nel prestigioso Palazzo Merulana di Roma, la 35esima edizione del Premio Archivio Disarmo-Colombe d’oro per la pace, organizzato da Archivio Disarmo con il sostegno delle Cooperative aderenti a Legacoop. Come ogni anno la Colomba, opera dello “scultore dei Papi” Pericle Fazzini, viene assegnata a personalità del mondo dell’informazione che si sono distinte nel far conoscere casi virtuosi di gestione nonviolenta dei conflitti e di cooperazione internazionale e che, nella società civile, si sono fatte portatrici di ideali di dialogo fra le culture e fra le persone.

Alla cerimonia di conferimento della Colomba erano presenti il viceministro al Ministero degli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale Marina Sereni, il presidente di Legacoop Nazionale Mauro Lusetti e la presidente di CoopCulture Giovanna Barni.

La Giuria – formata da Fabrizio Battistelli, Dora Iacobelli, Riccardo Iacona, Dacia Maraini, Andrea Riccardi e Tana de Zulueta – ha deciso di conferire la Colomba internazionale 2019 a Padre Jacques Mourad, priore del monastero di Mar Elian in Siria, uomo di dialogo tra cristianesimo e Islam. “Sono molto commosso per questo premio, che mi darà il coraggio di andare avanti con l’impegno nella mia comunità. Questa Colomba –ha precisato Padre Mourad- la dedico a Padre Paolo Dall’Oglio, fondatore della nostra casa madre di Deir Mar Musa, che con il suo generoso impegno ci ha mostrato la strada da seguire per il dialogo tra i popoli. La violenza, del resto, non può essere la soluzione per la pace”.

Il Premio Colombe d’Oro per la Pace viene conferito anche a personalità del mondo dell’informazione e della comunicazione che si sono fatte portatrici di ideali di dialogo fra le culture in un mondo dove l’accettazione delle differenze e i diritti umani sono valori assediati da visioni politiche ispirati a sentimento di odio e rancore. Tra questi, Leonardo Palmisano, sociologo, scrittore, editore, è autore di numerose inchieste sullo sfruttamento dei braccianti e di altri lavoratori ai margini del sistema produttivo ed è presidente della cooperativa editoriale Radici Future Produzioni e vicepresidente vicario CulTurMedia.

Palmisano definisce il Premio “un risultato commovente” da condividere idealmente con tutti gli schiavi che ha incontrato in questi anni di lavoro sul campo e ricorda con emozione un incontro avvenuto al termine del suo dottorato sul campo in Tunisia: “Mi recai in una gourbiville, una città senza luce.. Lì mi venne incontro una madre che mi domandò diretta: “Dov’è mio figlio?”. Non capii. “Mio figlio compie tredici anni il mese prossimo, ma è partito per l’Italia da sei mesi. Ed è partito da lì”, mi fece indicando la costa. “Tu sei italiano. Dimmi dov’è”. Noi non riusciremo mai a dare risposta a quella madre. Perché quel bambino è morto, inghiottito dai flutti del Mediterraneo. Io voglio dedicare questo premio a quel bambino morto. Grazie: e che i bambini non debbano più morire per colpa nostra, ma nascere e risorgere in un mondo di Pace”.

Giovanna Barni invece ha avuto l’onore di consegnare il premio a Elisabetta Soglio, responsabile dell’inserto “Buone Notizie” del Corriere della Sera, che racconta le storie e le energie che scaturiscono spontaneamente dalla società civile italiana e in particolare dal mondo del Terzo Settore. Dice Elisabetta Soglio: “con Buone Notizie abbiamo cercato di ribaltare lo stereotipo secondo cui le buone notizie non siano “notizia”: in questi due anni, invece, siamo riusciti a raccontare l’immagine (spesso nascosta) di un Paese che ogni giorno mette a disposizione energie, competenze e passione, proponendo soluzioni ai problemi di ciascuno e di tutti. Realtà che contribuiscono a generare armonia, speranza e pace”.

Madi Ferrucci, Flavia Grossi e Roberto Persia, giornalisti freelance diplomati alla scuola di giornalismo Lelio Basso, sono stati premiati per la loro videoinchiesta “Doppia Ipocrisia” che denuncia le responsabilità italiane nella produzione e nell’esportazione all’Arabia Saudita delle bombe che hanno fatto centinaia di vittime civili nella guerra in Yemen. Dicono i premiati: “questo Premio è per noi un onore e una responsabilità. Riconosce al nostro lavoro un contributo alla diffusione della cultura della pace e gli conferisce un valore unico. La Colomba ci ricorda qual è il compito di un giornalista: essere un interprete e un tramite che si muove tra i diversi piani della realtà”.

La Colomba d’Oro per la Pace va anche a Nanni Moretti per il suo straordinario film documentario “Santiago, Italia” che racconta il decisivo ruolo dell’Italia ai tempi del colpo di stato in Cile. “L’idea di questo documentario – afferma il regista – nasce da un mio viaggio in Cile, quando l’ambasciatore italiano mi fece tornare alla mente quanto fatto dai nostri connazionali nel settembre del 1973. Mi ha stupito vedere come, degli anni della dittatura Pinochet, si parli molto di più ora che nei periodi subito dopo la fine della stessa”.