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AgCult | Report Istat / Nel 2020 spesa per consumi culturali crolla a 48 euro al mese (da 69)

La quota della Basilicata, salita al 2,3 per cento nel 2019, è crollata all’1,3 per cento. La casa è diventato il centro pressoché esclusivo del consumo culturale

Il settore culturale ha subito un colpo durissimo dalle misure di contenimento della pandemia. Nel 2020, cinema e spettacoli dal vivo hanno registrato appena 67 giorni di funzionamento ordinario, 134 di riaperture in modalità contingentata e 165 di chiusura totale. Per musei e biblioteche il regime è stato un po’ meno restrittivo, con 173 giorni di riaperture parziali e 126 giorni di chiusura totale. Ciò ha avuto un impatto soprattutto sui consumi culturali legati alla presenza fisica del pubblico nei luoghi del patrimonio o dello spettacolo. Le informazioni della SIAE su cinema, teatro, concerti e mostre17 indicano che in Italia, da marzo a giugno 2020, sono stati cancellati oltre un milione di eventi, pari a 52 milioni di ingressi e a 745 milioni di euro di spesa complessiva del pubblico (biglietti, abbonamenti e altre spese), che si è ridotta del 68,0 per cento rispetto al 2019. La fase di riapertura contingentata (15 giugno-25 ottobre) ha permesso di produrre solo il 52 per cento delle giornate di spettacolo offerte nel 2019.

SPESA PER CONSUMI CULTURALI CROLLA A 48 EURO AL MESE

La casa è diventato il centro pressoché esclusivo del consumo culturale, che si è ulteriormente dematerializzato, spostandosi in larga misura sui contenuti digitali. Questo passaggio ha generato una offerta (come avviene per i film on demand o gli ebook) che in alcuni segmenti è del tutto gratuita, mentre in altri è posta sul mercato a prezzi più bassi. Una riduzione della spesa non significa quindi necessariamente riduzione dei consumi. Ad esempio, tra i musei che hanno proposto contenuti e attività digitali, la gran parte lo ha fatto in forma gratuita. La minore offerta fondata sulla frequentazione fisica di luoghi come cinema, teatri, musei, sale da concerti ha avuto ripercussioni sulla spesa delle famiglie italiane, le quali, tradizionalmente, esprimono consumi culturali piuttosto bassi. Se dal capitolo di spesa Ricreazione, spettacoli e cultura si escludono le spese per servizi ricreativi e sportivi, si può ottenere una stima della spesa destinata alla componente culturale in senso stretto. Tale componente nel 2020 scende a 48 euro al mese, quella per l’intero capitolo a 93 euro, da valori, rispettivamente, di 69 e 127 euro nel 2019.

CROLLA LA BASILICATA DOPO MATERA 2019

Gli effetti della crisi hanno peggiorato una situazione di risorse già molto scarse, e l’incidenza dei consumi culturali è caduta al 2,1 per cento del totale nel 2020 dal 2,7 per cento del 2019 (era poco meno del 3 per cento nel 2015). Solo il Nord-est mostra un peso maggiore (2,4 per cento), mentre il Mezzogiorno e le Isole si collocano al di sotto della media, rispettivamente con l’1,7 e l’1,6 per cento. È da notare che la quota della Basilicata, salita al 2,3 per cento nel 2019 grazie anche all’ingente investimento connesso con la titolarità di Matera Capitale europea della cultura, è crollata all’1,3 per cento. L’incidenza della spesa destinata alla cultura in senso stretto è scesa di 0,8 punti percentuali per le famiglie di imprenditori e liberi professionisti e di 0,9 per quelle di dirigenti, quadri o impiegati (era del 3,7 per cento nel 2019), mentre ha tenuto, su livelli inferiori, per quelle la cui persona di riferimento è in cerca di occupazione (dal 2 per cento del 2019 all’1,9).

(Fonte: AgCult.it)