AgCult | Il turismo montano verso un approccio “culture based”
Una riflessione sulle dimensioni del turismo montano attraverso la lettura del Rapporto “Mountain tourism – Towards a more sustainable path” dell’Organizzazione Mondiale del Turismo
Le recenti evoluzioni del turismo legate allo sviluppo delle condizioni epidemiologiche e ai rinnovati scenari di fruizione, evoluitisi nel periodo pandemico, hanno portato ad una interpretazione dei dati qualitativi e quantitativi del settore attraverso scenari inediti che valorizzano il turismo di prossimità, trasformativo e di riscoperta attraverso modalità di fruizione sempre più spesso legate all’open air (come evidenziato per esempio dall’Osservatorio del Turismo Outdoor, 2021 oppure dal recente Quaderno della Fondazione CRC – 2021 – dedicato al tema del Turismo Outdoor).
Lo studio di questi scenari, che sono stati precedentemente approfonditi da questa Rubrica, e la recente pubblicazione del documento “Mountain tourism – Towards a more sustainable path” a cura dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO) hanno portato ad una riflessione su alcune delle possibili dimensioni del turismo sostenibile, con un focus specifico sul turismo montano di cui tratta questa ricerca dell’UNWTO.
Questo articolo si inserisce dunque nella pista di ricerca inerente il turismo sostenibile e outdoor (Gasca, 2022), approfondendo elementi inerenti le tipologie di domanda e di attività che si stanno configurando da un anno a questa parte.
QUALCHE DATO QUANTITATIVO E TERRITORIALE DI RIFERIMENTO
Se parliamo di Europa, come sottolinea il Rapporto, le Alpi sono le regioni montane più visitate. Il volume totale dei turisti in queste aree non può essere misurato con precisione, soprattutto a causa delle differenze nazionali nella definizione di alloggi turistici, ma si stima che una media di 120 milioni di persone visitavano questi territori ogni anno prima della pandemia di COVID-19 (Notarianni, 2021).
Le Alpi hanno più di 600 stazioni sciistiche e 10.000 impianti di risalita, con l’85% dello sci alpino concentrato in Francia, Svizzera, Austria e Italia. La regione del Rodano-Alpi in Francia ha registrato 51,5 milioni di pernottamenti totali nel 2019 (Eurostat, 2021). In Slovenia, nel 2019, il maggior numero di pernottamenti è stato registrato nelle località di montagna – circa 4,6 milioni. Altre importanti catene montuose europee sono i Pirenei (Spagna, Francia e Andorra), l’Arco Dinarico (lungo tutti i Balcani occidentali), e le montagne del Caucaso che attraversano l’Europa e l’Asia (Armenia, Azerbaigian, Georgia, Iran, Federazione Russa e Turchia).
TURISMO MONTANO COME POSSIBILE DECLINAZIONE DEL TURISMO SOSTENIBILE
L’Organizzazione Mondiale del Turismo, in occasione dell’Anno del Turismo Sostenibile avvenuto nel 2017, ha definito il turismo sostenibile – TS, come un turismo che tenga pienamente conto del suo attuale e futuro impatto economico, sociale e ambientale, affrontando le esigenze dei visitatori, dell’industria, dell’ambiente e delle comunità ospitanti. Nello specifico, il TS dovrebbe essere orientato a guardare in modo scrupoloso e ottimale alle risorse ambientali, contribuendo alla conservazione della biodiversità e del patrimonio naturale; rispettare l’identità socio-culturale delle comunità locali e favorire reciproca comprensione interculturale; assicurare che i benefici derivanti dal turismo siano distribuiti equamente ed esistano a lungo termine, mirando al superamento delle disuguaglianze e delle fragilità.
Nel tempo sono state numerose le declinazioni che il TS ha abbracciato, valorizzando forme di fruizione che prevedono il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente e delle comunità attraverso studi statistici, ricerche accademiche e/o lo sviluppo di progettualità che hanno avvalorato alcune evidenze legate a questo settore.
L’AITR (Associazione Italiana del Turismo Responsabile), per esempio, ha introdotto nel 2005 il concetto di “turismo responsabile”, quella forma di turismo attuata secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture, che riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto ad essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio.
Turismo per tutti è invece l’obiettivo del recente (2021) documento pubblicato dall’International Organization for Standardization (ISO) – sviluppato congiuntamente con World Tourism Organization (UNWTO), Fundación ONCE e UNE (Asociación Española de Normalización) – che valorizza il tema del TS in relazione alla possibilità di fruizione da parte di persone con bisogni speciali introducendo standard specifici e informazioni sugli aspetti chiave della politica, della strategia, delle infrastrutture, dei prodotti e dei servizi e si rivolge a tutte le parti coinvolte nella catena dell’offerta turistica, sia del settore pubblico che privato.
Il binomio turismo / montagna è invece il tema centrale di un documento di piano che è stato sviluppato nel 2013 nell’ambito del programma di Cooperazione Alpine Space intitolato “Turismo sostenibile nelle Alpi” che propone una riflessione sulla base dei Programmi di lavoro pluriennali della Conferenza delle Alpi (2005-2010 e 2011-2016), del Protocollo di attuazione della Convenzione delle Alpi nell’ambito del turismo, nonché degli altri Protocolli attinenti (Pianificazione territoriale, Trasporti, Protezione della natura).
Quattro in questo caso dovrebbero essere i livelli di azione – i territori di riferimento, le comunità locali, gli operatori turistici e i visitatori stessi – in una logica che guarda all’intersettorialità tra i settori economici verso l’inserimento di obiettivi di TS nelle decisioni delle politiche in materia di pianificazione territoriale, trasporti, agricoltura, foreste e ambiente, fornendo supporto alle aree economicamente più deboli, formando competenze trasversali di management, promozione e comunicazione, ma anche sensibili alle tematiche ambientali.
TURISMO MONTANO COME SCENARIO DI RIPRESA
Proprio su quest’ultimo aspetto si focalizza il recente report dal titolo “Mountain tourism – Towards a more sustainable path” sviluppato congiuntamente dall’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), dal Segretariato del Partenariato per la Montagna e dall’UNWTO.
Il documento mette in evidenza il ruolo importante che il turismo può svolgere nel valorizzare il patrimonio naturale e immateriale delle montagne, la diversità culturale e le pratiche tradizionali dei popoli che le abitano. In particolare, se legato al turismo naturale e rurale, quello di montagna – TdM – può dare un contributo prezioso alla promozione di sistemi alimentari sostenibili e all’aggiunta di valore ai prodotti locali.
Mentre il turismo globale emerge dalla pandemia, abbiamo dunque la possibilità di ripensare il settore e i benefici che offre. A lungo termine, questo potrebbe aprire la strada a nuove opportunità per le montagne e i loro abitanti. Allo stesso tempo i viaggiatori sono sempre più alla ricerca di modi attraverso i quali riconnettersi tra loro e con l’ambiente circostante, attraverso il rispetto delle risorse ambientali, la salvaguardia delle tradizioni e delle culture locali, vivendo esperienze all’aria aperta in destinazioni poco affollate.
Questo è particolarmente importante in montagna, uno dei prodotti turistici sui quali i policy maker hanno riflettuto nell’ambito della Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP26) a Glasgow in cui l’Organizzazione Mondiale del Turismo ha proposto azioni impegnando le parti interessate a lavorare verso lo zero netto entro il 2050.
LE DIMENSIONI DEL TURISMO MONTANO – DAL TURISMO DEL BENESSERE A QUELLO SPIRITUALE
Secondo l’UNWTO, il turismo di montagna è un tipo di “attività turistica che si svolge in uno spazio geografico definito e limitato, come colline o montagne con caratteristiche e attributi distintivi che sono inerenti a un paesaggio specifico, topografia, clima, biodiversità (flora e fauna) e comunità locale. Comprende una vasta gamma di attività legate al bisogno di stare in spazi all’aria aperta e di connettersi alla natura nel tempo libero”.
In questo senso le catene montuose di tutto il mondo offrono possibilità per un’ampia varietà di attività legate a diverse tipologie di turismo: 1) turismo legato agli sport invernali; 2) il “walking tourism” che permette ai visitatori di scoprire i paesaggi di montagna, la flora e la fauna, così come il patrimonio culturale locale. Se adeguatamente pianificato, può portare una varietà di benefici economici e sociali ai residenti e alle comunità, in particolare come fonte di reddito estiva in aree che generalmente dipendono dalle attività sulla neve; 3) turismo d’avventura che può avere un impatto sul settore per quanto riguarda la destagionalizzazione dei flussi.
Proprio su quest’ultima riflessione lo studio dedica un’attenzione particolare in relazione alla possibilità di diversificare la domanda tra periodo estivo ed invernale.
Si parla a tal proposito di turismo rurale in cui fa da padrone lo stile di vita nel rispetto del patrimonio naturale e culturale dei territori. Non solo. Anche il turismo del benessere è considerato fondamentale come rinnovata dimensione che mira a migliorare ed equilibrare tutti i principali ambiti della vita umana, tra cui quello fisico, mentale, emotivo, lavorativo, intellettuale e spirituale” (UNWTO, 2019). Rientrano in questa riflessione le attività proattive e di miglioramento dello stile di vita come il fitness, l’alimentazione sana, il relax e i trattamenti curativi.
Non ultimo il turismo spirituale che, secondo i recenti studi (UNWTO, 2019) si sviluppa su una varietà di motivazioni, che vanno dal tradizionale turismo religioso, alla medicina alternativa, a forme di immersione profonda nella natura. Interessate notare come la cultura in questo quadro sia assolutamente trasversale: le attività comprendono i pellegrinaggi religiosi, visite a siti sacri, viaggi per motivi di culto e per missioni religiose, e visite ad ambienti naturali come foreste, laghi, giardini, parchi ornitologici e parchi animali, giardini botanici, grotte e rocce per motivi spirituali.
QUALE RUOLO PER LA CULTURA, L’«EXPERIENCE BLACKBONE»
Secondo l’UNWTO il patrimonio naturale e culturale rappresenta l’experience backbone (tradotto “la spina dorsale dell’esperienza”) di momenti immersivi in montagna.
Le iniziative spaziano così da progettualità e proposte concrete come festival cinematografici e letterari di montagna, mostre, rituali, eventi dedicati a prodotti alimentari e agricoli, visite guidate, ma anche a riflessioni più strategiche legate al concetto stesso di sostenibilità in armonia con i principi dell’Agenda 2030.
L’UNWTO ribadisce in tal senso come il turismo sia stato riconosciuto per il suo potenziale verso il raggiungimento di molti dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, in particolare nella creazione di posti di lavoro, nelle produzioni sostenibili e nella conservazione e salvaguardia delle risorse naturali verso una fruizione più attenta, motivata e consapevole.
Il denominatore comune che unisce queste riflessioni è sicuramente quello che l’Organizzazione Mondiale del Turismo chiama approccio “culture – based” che guarda allo sviluppo di facilitazioni e azioni di sensibilizzazione specifiche per diversi target di visitatori, ma anche a politiche di piano di ampio respiro che, in un orizzonte temporale di medio – lungo periodo, sono rivolte alla salvaguardia delle culture, del patrimonio immateriale e delle comunità che abitano le montagne.
Al fine di portare all’attenzione del lettore possibili scenari di ripresa, valorizzazione e coinvolgimento delle comunità, il Rapporto presenta alcuni casi studio. Dei 17 progetti citati dall’UNWTO, 3 sono iniziative italiane: turismo “community – based” in Castelmezzano; il monitoraggio degli impatti del COVID in Sud Tirolo; e la promozione del turismo responsabile attraverso l’esperienza dell’Associazione Naturavalp che, in Valle d’Aosta, sta promuovendo un possibile rilancio di un borgo di montagna (Valpelline) attraverso l’imprenditoria locale. A proposito di dimensioni “culture based”, l’associazione – i cui membri e donatori sono per lo più persone del luogo – si sforza di sensibilizzare i visitatori sull’importanza della protezione dell’ambiente, utilizzando i prodotti locali e il rapporto dei visitatori con la comunità per aumentare la consapevolezza del valore culturale e biologico della zona. Le comunità territoriali presenti sono state sensibilizzate verso pratiche ed iniziative sostenibili che si rifanno al patrimonio immateriale.
MONTAGNA, TURISMO E ATTRATTIVITÀ: UNA RIFLESSIONE APERTA
In conclusione è sicuramente importante riflettere su alcune dimensioni, che ci fanno domandare quali sono le ragioni profonde per cui in aree a grande potenziale naturalistico non si genera attrattività e turismo.
In molte zone montane, infatti, c’è ancora molto da lavorare perché una valorizzazione sempre più efficace e sostenibile si ponga alla base di una crescita economica del territorio e di un rafforzamento della coesione sociale, rappresentando un’opportunità rispetto ai fenomeni di abbandono e spopolamento (Federparchi et al., 2017). Dall’altra parte ci sono luoghi che hanno iniziato percorsi di sviluppo grazie a processi bottom up di coinvolgimento delle comunità e/o ad una visione illuminata di alcune amministrazioni che, passo dopo passo, stanno lavorando con associazioni e soggetti del territorio al superamento delle condizioni di abbandono e marginalità.
Vero è che, come sottolinea De Rossi in una recente intervista (Montagne in Rete, 2019), le montagne e i territori di “margine” di questo Paese devono essere pensati non soltanto come un problema e una criticità, ma anche come una risorsa, come uno spazio potenzialmente al positivo.
Di fronte alla sclerotizzazione delle zone metropolitane e/o alla ricerca di luoghi outdoor lontani dalle zone affollate come una delle conseguenze del periodo pandemico, le aree interne vengono viste come uno spazio della possibilità.
Si suggerisce quindi un cambio di passo e di prospettiva per «imparare a riscoprire il margine che si fa centro» (De Rossi, a cura di, 2019, Riabitare l’Italia) proponendo un nuovo modo di interpretare le aree marginali e definirne strategie di sviluppo, realizzato non in contrapposizione alle aree metropolitane, ma in stretto intreccio con esse.
Si parla a tal proposito di integrazione ed intreccio in un processo che riparta dai territori, che dia loro la libertà di agire partendo dal patrimonio e dalle loro potenzialità, dagli innovatori, da rinnovate tradizioni che diventano volano per attivare azioni e politiche di rilancio.
ABSTRACT
The recent evolution of tourism linked to the development of epidemiological conditions and the renewed scenarios of use, which evolved during the pandemic period, have led to an interpretation of the qualitative and quantitative data of the sector through new scenarios. Proximity tourism, transformative tourism and experience tourism propose new way of travelling that are increasingly linked to the open air. The study of these scenarios and the recent publication of the document “Mountain tourism – Towards a more sustainable path” by the World Tourism Organisation (UNWTO), have led to a reflection on some of the possible dimensions of sustainable tourism. This article is therefore part of the research of Letture Lente on sustainable and outdoor tourism (Gasca, 2022), examining in depth the types of demand and activities that have been taking shape over the last year, and suggesting some reflections on mountain tourism and in particular on culture-based approaches.
(Fonte: AgCult.it)