AgCult | Differenze di genere e ostacoli alla mobilità, studio Unesco fa luce sullo status degli artisti
Il rapporto sottolinea l’importanza di un approccio integrato per assicurare agli artisti migliori condizioni lavorative
Al centro delle industrie culturali e creative ci sono le persone. Artisti e professionisti della cultura che con le loro creazioni ispirano, innovano e alimentano costantemente l’economia. Un nuovo studio dell’Unesco, “Culture & Working Conditions for Artists”, fa luce sulle condizioni lavorative degli artisti, sulle sfide che essi affrontano ed esamina le politiche dei Paesi per il settore. Lo studio si basa su un sondaggio condotto nel 2018 sull’impatto della Raccomandazione Unesco relativa alla condizione dell’artista: oltre 90 risposte sono state ricevute.
CONDIZIONI LAVORATIVE DIGNITOSE LONTANE DALLA REALTA’
La ricerca accende i riflettori su diversi aspetti riguardanti lo status degli artisti di oggi. “Gli artisti non vogliono diritti speciali, ma uguali diritti”, si legge nel rapporto che denuncia una sostanziale differenza di genere nelle professioni culturali, con circa il 28% delle lavoratrici impiegate a tempo parziale rispetto al 18% degli uomini. Ciò ha un impatto negativo a lungo termine sul benessere economico e sociale delle donne professioniste della cultura: i contratti si traducono, infatti, in minori contributi fiscali. Un altro ostacolo a una condizione lavorativa dignitosa per gli artisti sono le limitazioni alla mobilità. La crisi dei rifugiati e le minacce terroristiche degli ultimi anni hanno innalzato il livello di sicurezza globale, determinando un aumento del numero di visti rifiutati e restrizioni alla libera circolazione degli artisti, specialmente per quelli del Sud del mondo. Infine, c’è stato un aumento delle minacce ai diritti umani e alle libertà artistiche che stanno indebolendo il tessuto delle società democratiche. Per artisti e professionisti della cultura, in particolare quelli che vivono in situazioni di conflitto, queste minacce vanno dalla censura da parte di governi, gruppi politici o religiosi, alla reclusione, minacce fisiche e persino omicidi. L’Unesco ricorda che la Raccomandazione relativa alla condizione dell’artista è stata adottata nel 1980 ma “come dimostra il nuovo studio, a quasi 40 anni da questa pietra miliare per i diritti degli artisti, quella visione è ancora lontana dalla realtà”.
NON SOLO CATTIVE NOTIZIE
Lo studio fa luce tuttavia anche su alcuni sviluppi positivi. In tutto il mondo ci sono iniziative per progettare – o adattare – nuove leggi sul copyright e misure fiscali esistenti per soddisfare le esigenze degli artisti nel contesto digitale. Attraverso un processo decisionale innovativo, i governi -rileva l’Unesco – stanno facendo passi da gigante per remunerare gli artisti. La ricerca evidenzia, inoltre, l’esistenza di programmi nel Sud del mondo che estendono le prestazioni sociali agli artisti tra cui l’assicurazione sanitaria, l’assistenza medica, le pensioni e l’assicurazione contro la disoccupazione.
L’IMPORTANZA DI UN APPROCCIO INTEGRATO
Secondo l’Unesco, per migliorare i diritti sociali ed economici dell’artista è necessario “un forte impegno politico e di cooperazione” tra tutti gli attori coinvolti, “compresi i ministeri del Lavoro, degli Affari sociali, della Cultura, dell’Istruzione, della Comunicazione, degli Affari esteri, della Giustizia e della Fiscalità. In un’era in cui gli artisti affrontano potenziali minacce derivanti dalla restrizione della mobilità transnazionale, dall’allargamento del divario di genere e dall’attacco alla libertà artistica, un approccio così integrato non è mai stato così importante per la salute del settore creativo”.
(Fonte: AgCult.it)