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Pepe Mujica: “Non fatevi ingannare dall’egoismo e dall’odio!”, a cura di Zai.net

Pepe Mujica: “non fatevi ingannare dall’egoismo e dall’odio!”
Il Presidente contadino incontra il suo pubblico italiano
in un tour di presentazione degno di una rockstar

Il Centro Congressi di FICO a Bologna mercoledì 29 agosto era stracolmo e alcune persone hanno seguito l’incontro con Pepe Mujica da fuori perché il migliaio di posti disponibili erano decisamente sold out.

Il richiamo della presenza dell’ex Presidente dell’Uruguay è stato ricevuto forte e chiaro dal pubblico che è accorso per assistere all’incontro che è ruotato attorno al concetto di agricoltura sostenibile, ma non solo.

Pepe Mujica è in Italia per la presentazione al Festival del Cinema di Venezia del documentario “El Pepe, una vida suprema”, che Emir Kusturica ha dedicato alla sua vita e alle sue battaglie.
Approfittando di quest’occasione è stato organizzato un tour di presentazioni in Italia per parlare delle sue esperienze di vita e della sua esperienza di agricoltura sostenibile a partire dal libro “Una pecora nera al potere – Pepe Mujica, la politica della gente”.

Un migliaio di persone ha assistito a un incontro coinvolgente e a tratti commovente che, partendo dall’agricoltura e dal rispetto del nostro pianeta, è arrivato al tema della felicità e della libertà degli esseri umani.

Un’ora e mezza durante la quale si sono alternati momenti di forte coinvolgimento emotivo a quelli di riflessione, prima di mettersi a firmare le copie del libro a una fila di persone in costante aumento.

“La prima risposta per difendersi dalle grandi compagnie internazionali per me è il cooperativismo e la cooperazione. Il piccolo e il medio produttore necessitano dei risultati economici per sopravvivere: quando si è piccoli l’unica soluzione è unirsi ad altri delle medesime dimensioni. Vincere l’individualismo è una sfida difficile ma necessaria. La cooperazione inerente alla natura comunitaria dell’uomo è la chiave: la difesa di questo settore cooperativo oggi più che mai richiede spirito di associazione e gestione intelligente dei conflitti che sorgono quando differenti caratteri si uniscono. C’è da lavorare molto duramente nel campo della cultura: non possiamo pensare che i cittadini siano produttori di alimenti; ma almeno che siano meno stupidi, devono rendersi conto che la qualità del cibo che mangiano sta nelle mani dei piccoli produttori che guardano alla qualità di quel cibo.
Dobbiamo imparare a vivere con sobrietà, non in povertà. Tutti devono alimentarsi e avere tempo libero per sviluppare i nostri interessi, le nostre passioni, i nostri affetti… è inutile che ogni famiglia abbia 4/5 macchine.
Non parlo perché mi applaudiate, ma perché pensiate.
Giovani, qui non ci vuole un applauso ma un compromesso per riuscire a cambiare la situazione. La mia generazione è cresciuta nella paura di una guerra nucleare, la vostra nella paura di un olocausto ecologico: ci sarà una situazione che non sarà più reversibile.
Nella Bibbia si dice che “l’uomo felice non porta camicia” (da non prendere alla lettera perché sennò sarebbe un uomo tropicale!): non sto facendo un’apologia della povertà, si tratta di un’immagine di antica saggezza.
L’uomo che per essere felice deve essere ricco è un uomo condannato.
Dobbiamo lottare per la nostra felicità: se uno ha fame o gli piove in casa non è felice, ma non può essere felice chi ha tre lavori perché non gliene basta uno. Magari lavora perché vuole che al figlio non manchi nulla e poi al bambino manca tempo da trascorrere con il padre o la madre. Ce ne andremo così come siamo venuti: gli affetti sono la cosa più importante e non si possono mercificare. Il miracolo della vita è qualcosa che se ne va senza che ce ne rendiamo conto. Riceviamo molto e molto dobbiamo contribuire, ma sempre con gli occhi aperti.
C’è da lottare per un’agricoltura sostenibile che garantisca la migliore delle alimentazioni possibili. La salute del mondo risiede nell’acqua e nella terra, non dipende dagli agricoltori ma dalla capacità di cambiare nella nostra società: mai come adesso abbiamo avuto tanta tecnologia, mai come adesso siamo così pericolosi”.

A cura di Chiara Colasanti e Serena Mosso, Zai.net