Home News Comunicazione SABRINE, la prima testimonianza diretta di una ragazza di seconda generazione italiana

SABRINE, la prima testimonianza diretta di una ragazza di seconda generazione italiana

Intervista a Sabrine Aouni, autrice del libro Mi chiamo Sabrine, la prima testimonianza diretta di una ragazza di seconda generazione italiana

12074544_1665229623746313_4648092220028858231_n

Cosa racconta il tuo libro Mi chiamo Sabrine?
Il mio libro racconta la vita di una ragazza nata in Italia ma con genitori di un’altra nazione, nati e cresciuti in un’epoca e in un ambiente diversi dal mio. Con il mio libro non voglio essere un modello perfetto di ragazza di seconda generazione, voglio solo dimostrare alla società italiana che esistono persone che sono riuscite a coniugare due vite in una.

A chi consigli la lettura del tuo libro?
A chiunque voglia entrare nella testa di chi non ha mai avuto voce fino ad ora. Lo consiglio anche a chi vive la mia condizione, costretto in molti casi a elemosinare un briciolo di apprezzamento da parte della società italiana. Poi lo consiglio ai politici italiani. Può essere una lettura interessante anche per questi ultimi.

Tu e la cooperativa Radici Future avete deciso di tradurre Mi chiamo Sabrine in arabo e di diffondere la traduzione gratuitamente sul web. Perché?
Il mondo arabo è sempre distante da quello Occidentale, un po’ per colpa del primo e un po’ per colpa del secondo. Entrambi i mondi pensano di essere molto differenti fra loro ma in realtà non è così. Traducendo il mio libro in arabo voglio cercare di mostrare un’altra faccia dell’Occidente all’Oriente e, viceversa, un Oriente progressista al mondo Occidentale.

Cosa diranno del tuo libro?
Credo che riceverò critiche sia dall’Italia sia dalla Tunisia. Dall’Italia sicuramente perché a molti non piaceranno le parole a volte crude che rivolgo agli italiani, che continuano a vedere la mia opinione come quella di una qualunque “straniera” che non merita neppure il diritto di parola. Dalla Tunisia perché probabilmente le mie parole e il mio autodefinirmi italiana potrebbe dare l’impressione che io non voglia rafforzare il mio essere tunisina.

L’Italia è pronta per integrare la seconda generazione?
Non credo. L’Italia non è ancora del tutto pronta, sia legalmente visto che non ci sono neppure leggi che garantiscono la cittadinanza a chi nasce nel suolo nazionale, ma soprattutto perché c’è una parte della società troppo chiusa, che ha idee distruttive ed esclusive a riguardo.

Dove vuoi portare il tuo libro?
Soprattutto nelle scuole, nei teatri, nelle associazioni culturali. Voglio portarlo dai miei coetanei, per far capire loro cosa pensiamo noi nati qui ma privi di cittadinanza. Vorrei anche che i lettori fossero di generazioni diverse, curiosi di conoscere la diversità e di capire in fondo cosa vuol dire essere una ragazza come me.