L’ODIO, PRIMA E DOPO IL COVID-19: arriva in libreria il libro di Matteo Ricci, edizioni All Around
Vincere l’odio Prima e dopo il coronavirus di Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e vicepresidente dell’Anci, è una riflessione a più voci sulle radici sul sentimento umano che nel secolo scorso ha dato vita ai totalitarismi più feroci e brutali.
Un sentimento che forse gli uomini non riusciranno a sradicare dai loro cuori e dalle loro menti e che pure può essere vinto e messo all’angolo. Come? Coltivando il dialogo, la memoria e il dubbio. Il saggio di Ricci – in cui trova spazio anche l’omaggio a quelli che lui chiama i suoi «supereroi», i partigiani di Pesaro e Urbino – pone al lettore una serie di interrogativi: che società avremo dopo il coronavirus? Aumenterà la paura o la voglia di rinascere? L’intolleranza lascerà il posto alla solidarietà?
Dipende da molti fattori spiega Ricci, non ultimo le condizioni economiche del Paese, che se non affrontate in tempo andranno inevitabilmente ad alimentare la stagione dell’odio: «Sappiamo che l’odio dell’ultimo decennio è stato frutto della precedente crisi economica, che ha fatto esplodere una guerra tra ultimi e penultimi. Ora potremmo dover convivere con uno scenario ancora più devastante».
La senatrice a vita, Liliana Segre, che firma la prefazione al libro, parla della presenza di due virus contrapposti. «Il primo si chiama odio ed è antico, nella sua forma più moderna ha una caratterizzazione razziale ma non è la sola. L’altro, il Covid-19, è politicamente neutro, non ha target religiosi, sconfina senza passaporto, ricorda il viaggio delle piante, è apolide, non ha obiettivi, bisogni o desideri, non ha un cervello». Riusciranno le società democratiche a resistere a questo duplice urto, a disarmare i pistoleri dell’odio che ieri impazzavano al passo dell’oca e oggi lanciando pietre sui social? «Dipende dagli strumenti messi in campo», avverte Segre, «io suggerirei di ripartire dall’art. 3 della Costituzione»