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La Cultura dopo il Coronavirus, l’intervento di Giovanna Barni sul Corriere della Sera online

Sul Corriere della Sera di lunedì 20 aprile 2020 Giovanna Barni, co-presidente Alleanza Cooperative Cultura Turismo Comunicazione, ragiona sui possibili interventi per sostenere il comparto cultura, messo in ginocchio dall’emergenza Covid19.

La crisi terribile che la pandemia sta provocando nel nostro Paese ha un aspetto più complesso, più lungo e più pesante nel composito mondo della cultura. Qui la domanda: come sarà l’Italia della cultura dopo il coronavirus? è ancora più carica di dubbi e di incognite: perché ancora non si conoscono tempi e modi della ripresa, perché le ricadute internazionali sui viaggi, sul turismo si allungheranno per molti mesi ancora, perché la crisi interviene in una situazione strutturalmente complessa e frammentata (e per qualche verso arretrata) anche se ricca di fermenti e idee poco ascoltate. Perché se gli interventi non ci saranno l’intero mondo delle imprese culturali rischia di non sopravvivere. (…) Oggi non si tratta di sostenere economicamente questo mondo così com’è, disorganizzato, frammentato anche ingiusto nelle diseguaglianze tra i grandi attrattori, lo star system e il resto dell’universo, ma provare a immaginarlo nel futuro come una filiera articolata, ristrutturata, rinnovata, una catena del valore che si alimenta anche attraverso le tante interconnessioni. (…)

Serve però stabilire le priorità e soprattutto non appellarsi solo al cambiamento ma praticarlo. Innanzitutto bisogna pensare alla tutela del capitale umano ed è per questo che non si possono abbandonare adesso le imprese da sole nel mantenimento dei livelli occupazionali. Ma perché non mixare allora gli ammortizzatori sociali con progetti di riqualificazione e formazione di nuove competenze? Altrettanto urgenti sono i sostegni alle imprese sotto forma di fondi dedicati, esenzioni di pagamenti, crediti d’imposta; i ricavi saranno pressoché azzerati, perché non destinare allora le risorse per premiare soprattutto l’innovazione? Poi c’è il sostegno alla domanda. Perché non rivolgere incentivi e bonus per lo sviluppo di nuovi pubblici, a partire da quelli più fragili con azioni di sensibilizzazione? Alla base di tutto occorrerà sburocratizzare il settore, mettere al posto di regole e vincoli lentissime e penalizzanti una grande riserva di fiducia tra pubblico e privato, una nuova alleanza per obiettivi comuni di sviluppo sostenibile. (…)

Ripartire sarà estremamente difficile e farlo senza un piano espone ad un rischio enorme. Abbiamo bisogno oggi di un patto che coinvolga e responsabilizzi tutti gli attori, incluse le università, perché sia un patto per l’impresa, la formazione e il lavoro che guardi al futuro.

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