Home News Cultura Il Covid-19 e l’impatto sulla cultura, l’intervento di Cristina Da Milano su AgCult.it

Il Covid-19 e l’impatto sulla cultura, l’intervento di Cristina Da Milano su AgCult.it

In questo complicato periodo che stiamo vivendo, riportiamo la riflessione di Cristina Da Milano, presidente di ECCOM Associazione, membro del board di CAE-Culture Action Europe e dal 2017 componente del cda di Teatro di Roma, per Fabbricare Fiducia, dossier dedicato al post Covid-19 nell’ambito della rubrica Letture Lente di AgCult.

Pensieri del giorno 12 dell’era della quarantena
Dossier Fabbricare Fiducia post Covid-19 | Una riflessione di Cristina Da Milano

Da qualche giorno circola in rete questa poesia:

E la gente rimase a casa
e lesse libri e ascoltò
e si riposò e fece esercizi
e fece arte e giocò
e imparò nuovi modi di essere
e si fermò
e ascoltò più in profondità
qualcuno meditava
qualcuno pregava
qualcuno ballava
qualcuno incontrò la propria ombra
e la gente cominciò a pensare in modo differente
e la gente guarì.

E nell’assenza di gente che viveva
in modi ignoranti
pericolosi
senza senso e senza cuore,
anche la terra cominciò a guarire
e quando il pericolo finì
e la gente si ritrovò
si addolorarono per i morti
e fecero nuove scelte
e sognarono nuove visioni
e crearono nuovi modi di vivere
e guarirono completamente la terra
così come erano guariti loro.

Non entro nel merito della polemica relativa all’autrice, Kathleen O’Meara, che non è vissuta nel XIX ma è nostra contemporanea e ha scritto la poesia due settimane fa, in tempo di Corona virus.

Mi ha colpito il testo, soprattutto la parte finale, impregnata di ottimismo, di fiducia nel fatto che impareremo qualcosa da quanto sta accadendo. Certo, la poesia fa riferimento al tema dell’ambiente, ma credo che questo atteggiamento di fiducia nell’essere umano e nella sua capacità di adattarsi al cambiamento in primis e poi di governarlo, di sfruttarlo per concepire nuovi modi di vivere, nuovi paradigmi, si possa applicare anche ad altri settori. D’altronde, non siamo proprio noi che ci occupiamo di cultura ad aver detto in tempi non sospetti che il concetto di sostenibilità non poteva essere applicato solo all’ambiente e all’economia, ma andava declinato anche in termini sostenibilità culturale e sociale? E che le quattro sfere non potevano essere considerate disgiuntamente, ma come un unico sistema complesso, che necessitava di equilibrio tra le sue componenti? Ecco, adesso è il momento di tradurre queste parole in pratica: mentre prima potevamo ancora permetterci il lusso di indicare in maniera forse poco pragmatica la necessità di un cambio di paradigma, adesso siamo costretti ad attuarlo, ancor prima di aver avuto il tempo di concepirlo in maniera chiara.

Continua a leggere l’articolo pubblicato il 31 marzo su AgCult.it