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“Europa digitale” di Vincenzo Vita

L’Europa può, deve diventare luogo di riferimento di un governo democratico dell’era digitale.

Il digitale non è solo e tanto una tecnologia avanzata e pervasiva. E’ soprattutto un modo di produzione basato sulla potenza di calcolo, attraversato da conflitti sociali persino superiori a quelli che hanno connotato i precedenti modelli.

Il possesso dell’abnorme quantità di dati personali che circolano sotto l’egida degli Over The Top (da Google ad Amazon a Facebook) e la proprietà degli algoritmi che ne costituiscono il principio ordinativo sono l’essenza del capitalismo delle piattaforme: l’altra faccia –coessenziale- del liberismo finanziario.

La crisi del vecchio ordine globalizzato, con i suoi istituti e i suoi riti ben impiantati nelle culture analogiche, ha favorito l’avvento di nuovi poteri oligarchici in grado di utilizzare la fortuna dei social come base per influenzare consumi commerciali e orientamenti politici. Il caso di Cambridge Analytica è la punta dell’iceberg. I profili e le identità di donne ed uomini sono impropriamente diventati uno strumento formidabile per accumulare valore, sapere. Potere smisurato ed estraneo alla stessa sintassi liberale. Qualcosa che ci porta ad una forma inedita di “elettroregime”, di “datacrazia”. Basti rileggere, ad esempio, i recenti discorsi della giornalista di Observer Carole Cadwallard, che ha messo in luce la pericolosità del vastissimo protettorato di Mark Zuckerberg.

Entra in scena prepotentemente l’intelligenza artificiale, che avrà sempre più un ruolo determinante nell’industria creativa, ora alle prese con un’accelerazione straordinaria della “riproducibilità tecnica”.

L’Europa, con l’eccezione del buon Regolamento sulla privacy (n.2016/679), si è rivelata assai debole e contraddittoria. Tale limite è apparso evidente nel corso delle polemiche che hanno preceduto il varo della “Direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale” (n.2016/0280), dove è mancata  una sintesi progressiva e non staticamente arretrata tra la doverosa tutela del lavoro intellettuale e le istanze libertarie della Rete. Così è stato pure per la “Direttiva sui servizi di media audiovisivi” (n.2018/1808), chiaramente esposta alle lobby delle televisioni private.

Neppure troppo lusinghieri sono i risultati di “Europa 2020”, il programma volto ai temi dell’innovazione.

Sono necessari strumenti impegnativi ed appropriati, a partire da un preciso “Piano per l’alfabetizzazione digital”, per costruire le premesse di una vera cittadinanza digitale.

Così, è fondamentale frenare l’irresistibile ascesa degli Over The Top, attraverso una forte tassazione dei profitti e mediante interventi forti: per rendere trasparenti gli algoritmi utilizzati ed intervenire sulle iniquità.

In tal senso, si possono avanzare due proposte concrete: l’istituzione di un”Registro dei dati e delle formule algoritmiche”, da rendere pubblico in base ai criteri del Freedom of Information Act (FOIA); nonché la creazione di una sezione specializzata della Corte di giustizia dell’Unione europea, dedicata specificamente al mondo digitale.

Vincenzo Vita