Coop Archeologia: da settembre apertura di sabato della Scatola Archeologica all’Aventino
Un paesaggio urbano del passato torna alla luce. Da settembre 2023 la Scatola Archeologica di piazza Albania 35 all’Aventino è aperta il 1°, 2°, 3° e 4° sabato del mese con turni di visita alle 14.00 – 15.00 – 16.00 – 17.00 – 18.00, per un massimo di 20 partecipanti a turno.
Per prenotare e acquistare i biglietti: www.scatolaarcheologica.it
E’ possibile richiedere aperture straordinarie in giorni e orari diversi inoltrando una mail a scatolaarcheologica@archeologia.it
Le prime testimonianze archeologiche di frequentazione dell’area risalgono già all’epoca della fondazione di Roma nell’VIII secolo a.C.; fra il VI e il III secolo l’area venne fortificata come attesta un muro di blocchi di tufo, forse una torre di guardia. Un successivo intervento della fine del III secolo rialzò sensibilmente il piano di frequentazione con una colmata di terreno che ha restituito moltissime ceramiche di quell’epoca. Alla metà del II a.C. la costruzione di una poderosa muratura di sostegno di opera incerta e successivamente di una domus, a partire dal I a.C., segnano l’inizio dell’utilizzazione residenziale dell’area. Sono state riconosciute le aree abitative e quelle funzionali per l’immagazzinamento delle derrate alimentari e i sistemi idraulici della domus.
I continui rifacimenti edilizi, voluti dalle successive generazioni di proprietari nell’arco di due secoli, fino al II d.C, sono testimoniati da sei livelli di pavimentazioni sovrapposte che riflettono la ricchezza dei proprietari, forse impegnati nelle attività commerciali dell’Emporium tiberino. Un’altra straordinaria scoperta di questo complesso è un tramezzo con decorazione dipinta, realizzato con un nucleo di terra battuta, una tecnica edilizia raramente attestata a Roma.
Non è comune rinvenire sei livelli sovrapposti di pavimentazioni nello scavo di una domus romana. I mosaici di Viale Aventino, realizzati nell’arco di quasi duecento anni dalla fine del I a.C. all’età antonina (150-175 d.C.) testimoniano la ricchezza dei proprietari e le continue trasformazioni del complesso, in parte legate all’instabilità del sottosuolo attraversato da cavità e gallerie.
Ad epoca traianea 98-117 d.C. un’iscrizione su mosaico, della quale si conserva solo un frammento, riflette l’uso semipubblico di un ambiente del complesso, riservato ai membri di un collegium. Successivamente in epoca adrianea (117-138 d. C.) vengono realizzati mosaici bianco e nero con decorazioni geometriche mentre all’età antonina (150-175 d.C.) vengono realizzati mosaici bianco e nero a motivi geometrici o vegetali su quattro vani contigui con al centro uno pseudo émblema policromo con un pappagallo con tessere verdi gialle e rosse e in un altro un kantharos con tralci di vite carichi di foglie e grappoli d’uva con utilizzo di tessere in vetro colorato dal grigio al verde intenso.
Per la valorizzazione di questo straordinario complesso la Soprintendenza, con il finanziamento di BNP Paribas, ha ideato un contenitore architettonico nel quale sono stati riposizionati le strutture murarie e i mosaici di età antonina e adrianea, delocalizzati e successivamente riposizionati nella “scatola archeologica” con le ricostruzioni multimediali della Mizar e la voce narrante di Piero Angela.