Home News Cultura Congresso Legacoop. Calari: “La presenza delle Industrie Culturali Creative genera valore economico e occupazione. La cooperazione si impegni con coraggio ad investire nella costruzione di nuove imprese cooperative”

Congresso Legacoop. Calari: “La presenza delle Industrie Culturali Creative genera valore economico e occupazione. La cooperazione si impegni con coraggio ad investire nella costruzione di nuove imprese cooperative”

Schermata 2014-12-21 alle 23.44.33Siamo di fronte ad un’importante scommessa nel percorso che ci sta portando a costruire l’Alleanza delle Cooperative Italiane: quella di dare più forte e nuova capacità di rappresentanza alle cooperative associate nei diversi comparti e, nel contempo, di far cogliere a tutta la cooperazione il valore intersettoriale e strategico per lo sviluppo che la cultura ha nella cooperazione e nel Paese.

 

Nel caso della Cultura, dei Media, del Turismo e dei Beni Culturali noi abbiamo ora tre associazioni specifiche nell’Alleanza che hanno però bisogno di operare in stretta sintonia tra loro, perché i mercati di riferimento sono gli stessi o, comunque, interrelati e perché serve poter verificare linee e proposte istituzionali tra loro coerenti e integrate.

 

 

Ma questo pur importante passaggio non è ancora sufficiente se non saremo in grado nelle prossime settimane di creare dei Comitati esecutivi funzionanti nei quali siedano le principali cooperative dei diversi comparti che afferiscono a cultura e creatività e che siano in grado di condividere le priorità e le scelte dell’Associazione che stiamo costruendo.

Vi è, poi, un problema di Legacoop che ha, storicamente, visto crescere le diverse filiere che compongono la realtà della cultura e della creatività in diverse Associazioni di settore: Beni Culturali nei Servizi; archeologia, ricerca, restauro nella PL; Turismo culturale nel Turismo e nelle Sociali; Teatro, eventi culturali e produzione di contenuti digitali nella cultura; editoriali, giornali, librerie, pubblicità, comunicazione in Mediacoop.

Possiamo oggi annunciare al Congresso che si è finalmente avviato, in accordo con Legacoop, un confronto ed un coordinamento per la costruzione di un Tavolo Cultura che, senza mettere oggi in discussione la casa associativa primaria per nessuna cooperativa, consenta però a tutti di dare il proprio contributo permanente alla elaborazione delle strategie della cooperazione nel settore culturale e a definire i conseguenti piani di lavoro condivisi. Si tratterà, poi, di allargare questo tavolo a quelle realtà cooperative come COOP, Conad, Unipol, Coopfond, ecc. che da tempo operano, investono, progettano e sostengono azioni importanti nella cultura.

Ci pare, questo, un contributo vero a mettere sui contenuti il percorso di definitiva costituzione dell’Alleanza delle Cooperative; ma ci pare anche l’affermazione di una logica più generale, del bisogno di una capacità di cogliere i necessari cambiamenti organizzativi nella costruzione dell’Alleanza delle Cooperative tenendo conto delle responsabilità ed elaborazioni di ogni settore.

Questo è tanto più importante in quanto, come si evince anche nei documenti preparatori del Congresso, la cultura da elemento settoriale diviene, oggi, elemento intersettoriale, componente strategica di un possibile nuovo sviluppo sia per la cooperazione che, soprattutto, per il Paese.

Credo importante provare, qui, di spiegare a questo Congresso perché, come si evince dai documenti in discussione, le Industrie Culturali e Creative rappresentino uno dei driver di sviluppo fondamentali per la crescita e per la nascita di nuovo lavoro e di imprese innovative nei prossimi anni.

Che cosa sono le Industrie Culturali Creative per l’Europa e nelle elaborazioni statistiche economiche e sociali a livello internazionale? Sono 13 comparti dell’’economia che comprendono heritage, performing arts e arte; cinema, produzione di contenuti digitali multipiattaforma, tv, radio, giornali, comunicazione, pubblicità; design, moda, architettura, cultura del cibo con indubbie connessioni e ricadute anche sul turismo culturale e sull’artigianato artistico: parliamo di un universo che ha ormai grande incidenza in tutte le economie mondiali più evolute sia in termini di valore aggiunto prodotto, sia in termini di occupati e imprese.

L’Europa, dopo molti e approfonditi studi a livello internazionale, ha avuto una conferma definitiva sul ruolo che le ICC possono avere rispetto al posizionamento delle Regioni Europee nel contesto competitivo internazionale. Dopo aver promosso, nel 2009, l’anno europeo della creatività l’Unione Europea, con le linee di Europa 2020 per uno sviluppo Intelligente, Inclusivo e Sostenibile, si è riproposta con forza l’obbiettivo di raggiungere livelli più alti di presenze di imprese e competenze delle Industrie Culturali e Creative nel 2020, impegnando l’Europa e ii Paesi membri ad investire e a sostenere questo percorso…. Perché questo obbiettivo è così rilevante?

Perché:

a) si è dimostrato ormai ampiamente, grazie a decine di ricerche a livello europeo e internazionale, che tanto maggiore è la presenza di imprese e competenze connesse alle Industrie Culturali e Creative tanto maggiore è la capacità di competere a livello internazionale di un territorio.

b) si è dimostrato che la presenza di queste imprese e competenze specifiche e la loro “densità” e “concentrazione” favorisce l’innovazione e, quindi, il rafforzamento delle capacità di competere sui mercati anche da parte delle filiere tradizionali di eccellenza (meccanica, biomedicale, agroindustria, ecc.).

Sappiamo che deriva da questa consapevolezza una nuova considerazione che viene dedicato alla crescita delle ICC dall’Accordo di partenariato tra Italia e Europa sull’utilizzo dei Fondi strutturali europei 2014-2020 e, di conseguenza, che su questi orizzonti sarà importante affiancare e seguire da vicino le opportunità di sviluppo connesse ai Piani Operativi Regionali e Nazionali per questi comparti. Essi assumeranno, come detto, una nuova centralità rispetto al passato in quanto sono considerati organici a quei processi di Small Specialisation Strategy che attraversano, sul piano dell’innovazione, le varie azioni che i Fondi intendono sostenere ed attivare nelle regioni europee.

Ma se questa è la tendenza ed il valore annunciato veniamo rapidamente alla contraddizione che dobbiamo conoscere e rimuovere sia nel Paese, sia, crediamo, al nostro interno, nella realtà della cooperazione.

 

Che cosa fa lo Stato?

 

Un Paese, come l’Italia, che

vanta una straordinaria ricchezza in ambito culturale e creativo

possiede il maggior parte dei Beni Culturali   Patrimonio dell’Umanità

vanta una densità di talenti , competenze e capacità creative e di produzione culturale in molti linguaggi dello spettacolo, dell’arte, della cultura

vanta la grande possibilità di utilizzare in modo straordinario uno dei fattori trainanti a livello mondiale per il turismo che è la cultura

che può contare sull’attrattività del made in Italy anche nei comparti della cultura materiale (cibo, artigianato, ecc.)

 

Che cosa fa? Investe solo lo 0,11% della spesa pubblica a sostegno della cultura ( tra gli ultimi in Europa)

 

Le recenti azioni del Ministero dei Beni e Attività Culturali e Turismo (vedi Art Bonus) possono rappresentare un segno di controtendenza positivo, ma solamente se esso saprà fare proprio e promuovere il ruolo fondamentale del rapporto tra pubblico e privato nella promozione e valorizzazione dei Beni Culturali con finalità sociali e se intenderà avviare effettivi nuovi Piani di sviluppo territoriale per la cultura che partano da questo rapporto.

Sarebbe grave se il Mibact pensasse alla gestione diretta dei Beni Culturali come virtuosa e al volontariato e alle sponsorizzazioni come modalità per far crescere la qualità e la dimensione dell’offerta di fruizione, anziché puntare sulle buone pratiche e sull’innovazione positiva responsabile del rapporto di convenzione più che di semplice appalto di servizi e concessioni con le imprese cooperative che sanno formare e valorizzare in chiave di prodotti e servizi innovativi il lavoro professionale anche a più alto contenuto di conoscenza.

Se il Governo ci crede, si è detto nella tavola rotonda congressuale sul tema, deve investire! Sapendo bene, ormai, che, nel caso della cultura è dimostrata e condivisa la convinzione che per ogni euro investito ne ritornino per la ricchezza del Paese o dei territori in cui l’investimento avviene, almeno sei, oltre ai benefici indiretti e immateriali in termini di valore aggiunto sociale per i territori, di contributo all’inclusione sociale, alla sicurezza e alla capacità di innovazione. Si creerebbe così lavoro qualificato, nuove imprese capaci di esplorare nuove opportunità per dare risposte a nuovi bisogni anche nell’ambito della fruizione e partecipazione culturale e dello sviluppo della qualità dell’offerta turistica , possibili terreni per nuovi modelli di business orientati alla sostenibilità.

 

E la Cooperazione? Che rapporto ha e può avere con tutto questo?

La realtà della cooperazione Legacoop ha una grande storia ed esperienza da offrire nel settore culturale, dello Spettacolo e dei Beni Culturali, ha alcune grandi imprese in grado di proporre soluzioni integrate e all’’avanguardia sia sul piano del rapporto pubblico privato, che rispetto alle soluzioni tecnologiche da adottare, sia rispetto alla qualità delle proposte, nell’attenzione alla responsabilità sociale nella gestione di un bene collettivo.

In questo contesto però la cooperazione è spesso   parte della stessa contraddizione del Paese.

Non sempre, infatti, nella nostra realtà si trova la sufficiente consapevolezza del ruolo strategico e intersettoriale che queste imprese e competenze possono svolgere per ripensare uno sviluppo sostenibile dei territori. Non mancano molti casi virtuosi e importanti … ma ancora troppo pochi e separati tra loro.

In questo contesto credo che per la cooperazione si tratti di imboccare con coraggio una nuova stagione di attenzione ed investimento consapevoli che:

–   l’innovazione è favorita dalla presenza ICC

–  la spinta verso nuove forme di economia collaborativa che si registra in modo crescente nella società può trovare nella cooperazione un formidabile potenziale strumento, attualissimo, a 170 anni dalla nascita della cooperativa di Rochdale.

Una considerazione in conclusione. Oggi la svolta che Legacoop può favorire e sostenere è quella di dare un forte impulso alla dimensione progettuale intersettoriale, più volte giustamente richiamata in tanti interventi. Un impulso verso la capacità di cogliere nessi e opportunità comuni; di costruire reti e nuove dimensioni di impresa locali e internazionali tra cooperative di settori diversi; un impegno a creare e potenziare Tavoli locali e nazionali che abbiano la capacità di raccordare e integrare le varie iniziative che singoli enti di sistema, territoriali o settoriali promuovano per la costruzione dii nuove imprese cooperative.

Tutti i giorni nel nostro lavoro incontriamo una nuova domanda sociale nelle aree della cultura e delle nuove imprese creative che vorrebbe entrare in relazione aperta con noi, tramite strumenti e linguaggi nuovi.

Credo che Legacoop, insieme ai settori Cultura e Mediacoop e agli altri che associano cooperative in questi comparti, possa essere impegnata a contribuire a questo percorso e a questa sfida per il futuro cooperativo.

Grazie

Roberto Calari

 

(Testo integrale dell’intervento di Roberto Calari al 39° Congresso di Legacoop)