Home News Comunicazione Arriva il credito d’imposta per le LIBRERIE, “autentici centri di aggregazione culturale”. Anche CulTurMedia esprime la propria soddisfazione

Arriva il credito d’imposta per le LIBRERIE, “autentici centri di aggregazione culturale”. Anche CulTurMedia esprime la propria soddisfazione

Le librerie “autentici centri di aggregazione culturale” : un sostegno alla loro attività, e il riconoscimento del loro ruolo sociale. Anche CulTurMedia esprime la propria soddisfazione.

Nella Legge di Bilancio, grazie a un emendamento presentato al Senato, è stata inserita un’importante novità per le librerie, soprattutto per le piccole realtà, le cosiddette librerie indipendenti: dal 2018, infatti, è previsto un credito d’imposta per un importo massimo di 20mila euro per le librerie indipendenti (non ricomprese in gruppi editoriali) e di 10mila euro per tutte le altre.

“Il credito è riconosciuto nel limite massimo di 4 milioni di euro per l’anno 2018 e di 5 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2019 ed è parametrato agli importi pagati dagli esercenti quali IMU, TASI e TARI con riferimento ai locali dove si svolge l’attività dì vendita di libri al dettaglio, nonché alle eventuali spese di locazione.” (sito MIBACT)

 “Il credito d’imposta per le librerie – ha dichiarato il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini  –  è un grandissimo risultato, un aiuto concreto per sostenere questi autentici centri di aggregazione culturale ed evitarne la chiusura, soprattutto di quelle più piccole e indipendenti. Ora l’impegno per la prossima legislatura è arrivare a una legge per il libro e la lettura che, come i provvedimenti già approvati per il cinema e lo spettacolo, introduca un sistema organico di sostegno all’intera filiera dell’editoria libraria”.

“Una vittoria – sottolinea Cristina Giussani,  Presidente del Sindacato Italiano Librai Confesercenti –  per noi che, da tempo, chiedevamo uno sconto fiscale per tutelare le librerie che rappresentano una ricchezza per qualsiasi territorio. Un accesso alla cultura che è la punta di un iceberg di un sistema che coinvolge autori, editori, tipografie e che se dovesse andare in crisi non solo porterebbe ad un impoverimento, ma produrrebbe diverse migliaia di disoccupati”.

Di fatto, secondo i dati AIE, (Rapporto sullo stato dell’editoria, 2017) diminuisce il numero delle librerie mono-negozio: nel 2010 erano 1.115, nel 2016 ne restano 811. Per le librerie di catena, compresi i negozi in franchising, il processo è, invece, inverso: erano 786 nel 2010 e sono 1.052 nel 2016. A soffrire di più, quindi, sono proprio quelle indipendenti, che spesso sono nei centri minori e che quando chiudono i battenti lasciano una comunità priva di un importante luogo di stimoli e diffusione culturali.

“Senza librerie 13 milioni d’italiani” titolava il Corriere della Sera all’inizio di questo 2017 commentando una analisi presentata dall’AIE a fine 2016. E ancora (nello stesso articolo) “Il primato al Sud. Un comune su 3 senza librerie”.

D’altra parte, i dati più recenti, sull’intero 2016 (primi mesi del 2017) continuano a evidenziare un calo progressivo dei lettori. Nel 2016 il numero di persone (più di sei anni) che dichiarano di aver letto almeno un libro, è diminuito ancora del 3,1%.

L’Italia registra, infatti, la più bassa percentuale di lettori a confronto con le altre editorie: la media italiana si attesta sul 40,5% nel 2016, ben al di sotto del 62,2% della Spagna, del 68,7% della Germania, del 73% negli Stati Uniti, dell’83% del Canada, dell’84% della Francia fino al 90% della Norvegia (Rapporto, 2017 cit.).

Una scelta importante quindi quella fatta dal Governo, ma che preferiamo pensare come un primo passo verso un progetto più ampio di tutela, sostegno e valorizzazione dell’intera filiera editoriale. Un progetto che metta al centro dell’attenzione delle Istituzioni, la necessità di far crescere i lettori  in Italia, garantendo ai cittadini il reale diritto di accesso alla lettura (biblioteche pubbliche, librerie e punti vendita anche nei centri minori, ecc) e alla filiera editoriale leggi più giuste e aggiornate.

Provvedimenti, cioè, che favoriscano la bibliodiversità, rendano il mercato più democratico e soprattutto riconoscano il ruolo anche sociale e culturale degli operatori della filiera editoriale.

La cooperazione continuerà a impegnarsi, con le proprie cooperative, e con gli operatori della filiera editoriale interessati alla crescita culturale (e di fatto democratica) del Paese, per raggiungere questi obiettivi.