Home Ritratto Aperto il primo spazio di ORTOFFICINE CREATIVE il progetto innovativo di Rivolta d’Adda, piccolo Comune della provincia di Cremona

Aperto il primo spazio di ORTOFFICINE CREATIVE il progetto innovativo di Rivolta d’Adda, piccolo Comune della provincia di Cremona

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Dopo alcuni mesi di co-progettazione, di incontri, studio e riflessioni è stato aperto a Rivolta d’Adda, un piccolo Comune del Cremasco il 23 Ottobre, il primo spazio delle Ortofficine Creative il progetto di innovazione sociale che combina e ripensa Cultura, Agricoltura e Welfare per creare impatto sociale e co-produzione di comunità.

I valori cooperativi di socialità, mutualità, imprenditorialità e del “fare assieme” trovano espressione in questo laboratorio di pratiche dove Legacoop Cultura, Legacoop Agroalimentare e Legacoop Lombardia operano attivamente al suo interno per contribuire a determinarne una forte sperimentazione di prodotti, di servizi, di conoscenze e innovazione, che nascano da un lavoro di sperimentazione puntuale e siano insieme valorizzate e diffuse a livello nazionale.

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Ma cosa sono esattamente? Le Ortofficine vogliono diventare una piattaforma abilitante per i processi di innovazione sociale e di sviluppo territoriale. Si tratta quindi di un lavoro lungo e paziente in cui occorre il coraggio del sogno, l’audacia del fare ed il continuo intreccio intelligente di connessioni, trama vera di un ecosistema generativo.

Ecco alcune belle esperienze raccontate dai veri protagonisti di Ortofficine Creative

Paolo Girgini, Fondatore Ciclochiocciola

Le Ortofficine sono un’occasione! Sono l’opportunità per tutti di cambiare la direzione verso cui il nostro modello sociale ci orienta: l’isolamento dell’individuo. Non si condivide niente cliccando sull’icona di un pollice in sù, ci si illude di farlo purtroppo ma stando seduti davanti ad uno schermo non si impara niente, non ci si arricchisce sotto nessun punto di vista. Ne parlo per esperienza diretta perché da ormai un anno ho aperto assieme a mio fratello una Ciclofficina che è uno spazio in cui insegniamo a chi ci viene a trovare ad aggiustare la propria bicicletta, da noi porti una bici rotta e torni a casa con una conoscenza in più e spesso e volentieri con la soddisfazione di essere riuscito a fare qualcosa con le tue mani. Questo è lo spirito che vedo nelle Ortofficine. Condividere conoscenze, esperienze e sensazioni concrete, insomma l’opportunità di tornare a crescere in quanto persone e non profili digitali!
Fondamentale è la comunità, la collettività che si fa risorsa e protagonista di un esperimento che ripensa, ricombina, riattualizza in modo generativo Agricoltura, Cultura e Welfare. Per questo le raccontiamo con le parole di chi sta costruendo le Ortofficine, di chi ci ha investito da subito.

Paola Ranalletti, educatrice dell’U.O. di Riabilitazione delle Dipendenze
L’idea di offrire ai ragazzi la possibilità di vivere una socialità sana, conoscere persone, situazioni e produrre con le proprie mani qualcosa di valore: ecco cosa mi ha convinto da subito a pensare a come anche la nostra realtà potesse entrare in un progetto comune! Credo veramente che insieme ad altre realtà che su questo territorio da anni aiutano le persone sia possibile dimostrare, con i fatti, che le diversità ed i percorsi di cambiamento si possano intrecciare, costruendo un modo nuovo e più ricco di stare insieme.

Giorgio Cerizza, psichiatra, psicoterapeuta, Responsabile dell’U.O. di Riabilitazione delle Dipendenze
Abbiamo voluto esserci fin dal principio perchè credo che un luogo di cura non possa limitarsi a fornire prestazioni sanitarie ma debba contribuire a generare salute nel territorio in cui è situato. Ecco perchè l’unità operativa che dirigo ha sempre cercato e attivato sinergie per far sentire al propria presenza e la propria potenzialità trasformatrice, non solo per le persone che a noi si rivolgono ma anche per il territorio che, accettando di includere chi ha avuto delle difficoltà, lavora anche un po’ su di sé, diventando una comunità migliore. La scelta di Ortofficine di dichiarare già da subito di essere un luogo in cui alcol, sostanze e gioco d’azzardo sono bandite, merita il rispetto di tutti!

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Cosa si fa allora? La prima azione è intitolata Ortofficine di comunità e propone momenti di apertura degli spazi attraverso attività e laboratori AgriCulturali e momenti ricreativi facendo conoscere il progetto e ingaggiando tutta la comunità. Un esempio sono i “Weekend alle Ortofficinedi ottobre e novembre, momenti di convivialità in cui si innestano momenti di formazione, laboratori di autocostruzione, ArtLab per bambini e famiglie e percorsi tematici.

Laura Pettenon, studentessa di Scienze della Formazione Primaria
Il primo weekend alle ortofficine ci sono passata un pò per caso, non era previsto, un mio amico mi ha detto “vieni, ci sono i three bigul e le foglie”. Non potevo perdermi un’occasione simile. Qualche giorno prima infatti ero rimasta letteralmente folgorata dal racconto di un atelierista delle Scuole di Reggio, Stefano Sturloni, che in università ci ha parlato per due ore abbondanti della sua passione per questo elemento naturale all’apparenza insignificante e monotono.
Dopo quell’incontro ho iniziato a guardare la natura con occhi diversi, a raccoglierne pezzetti interessanti, a esplorarli e a interpretarli. Trovarmi davanti Michela e il suo laboratorio tre giorni dopo è stato per me un chiaro segno, quasi una chiamata. La natura quindi e tutto ciò che ha da offrirci mi ha spinta a dare il mio contributo. E i bambini, ovviamente. Studiando Scienze della Formazione Primaria sto scoprendo che i bambini, con il loro sguardo curioso e il loro cuore sincero, sono i primi a mostrarci cose che noi grandi, da soli, non immagineremmo mai. Inizio quest’avventura pronta a stupirmi -come un bambino- di fronte al mondo della natura.

Francesca Oggionni, dietista
Ho fatto della sana alimentazione non solo una professione, ma anche una passione. E questa passione mi rende curiosa, questo per me sono le Ortofficine: voglia di imparare e conoscere la natura di cui facciamo parte. Il percorso ideato, FoodIsGood, ha l’obiettivo di mostrare come un’alimentazione naturale legata alla traduzione, non solo è più buona, ma è anche migliore per la nostra salute! Le Ortofficine sono la possibilità di capire come mangiare più dalla terra, meno dagli scaffali!

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Con le Ortofficine AgriCulturali si preparerà inoltre la campagna agricola e sociale, che prevede la coltivazione di 2 ettari di terreno ad ortofrutta, grazie alla collaborazione e al supporto dell’Istituto Agrario Cantoni di Treviglio, e l’avvio di una piccola attività di apicoltura e di un pollaio.

Marialuisa Belforti, Associazione Camminiamo Insieme ONLUS
Perché Camminiamo Insieme è attore nel progetto Ortofficine, ossia lavorare la terra per ottenere prodotti come ortaggi e frutta?
L’Equipe Educativa di Camminiamo insieme aderisce con convinzione al progetto con le motivazioni che di seguito esponiamo.
Noi tutti nati nella Pianura viviamo nella campagna, in un ambiente che da sempre è ricco di alberi, verde, fiori, frutti e animali, un ambiente in cui le nostre famiglie da sempre lavorano la terra per avere prodotti per la vita degli uomini e degli animali domestici.
Anche i nostri giovani disabili fanno parte di questa grande famiglia legata alla terra ed è quindi giusto favorire un loro avvicinamento al mondo dell’agricoltura.
Già è stato iniziato da tempo l’avvicinamento alla terra con la coltivazione di un piccolo orto e del giardino e con la cura di asinelli.
L’impegnarsi in una attività agricola più importante in un gruppo più numeroso e vario, sarà un ulteriore attività di contatto con la vita di molte persone del nostro territorio, legate all’agricoltura.
Un secondo motivo per dedicare tempo e impegno nelle attività agricole deriva dall’azione educativa che la natura offre a chi vi si dedica: si vivono da vicino le fasi vitali della semina, della nascita, della crescita, della fruttificazione e del raccolto per i vegetali. Si vivono da vicino i rapporti con gli animali della campagna. Si vive pienamente lo scorrere del tempo, il succedersi delle stagioni , dei periodi caldi e freddi, dei giorni secchi o piovosi.
Un terzo motivo risiede nella fase finale dell’attività agricola: la vendita del raccolto, la fase dell’inclusione sociale.
Grande sarà la gratificazione e l’orgoglio nel potere essere nella piazza del mercato a vendere prodotti apprezzabili da tutti, veri ortaggi. Già altri centri per disabili hanno raggiunto questi risultati con grande successo e anche noi contiamo di poterlo fare presto.

Davide Moscardi
La prima volta che mi hanno presentato il progetto delle Ortofficine ho subito pensato che sarebbe stato un ottimo modo per conoscere meglio il mondo dell’agricoltura e allo stesso tempo conoscere nuove persone con cui poterne condividere la conoscenza e, perché no, passare delle piacevoli giornate assieme! Penso che il continuo sviluppo commerciale,industriale e il consumismo stia rubando un po’ il fascino dell’agricoltura! Penso sia un mondo tutto da scoprire e da riproporre a noi giovani d’oggi!

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Parallelamente i prossimi mesi saranno scanditi da un percorso per valutare la possibilità di diventare impresa, guardando con particolare interesse la forma di cooperativa di comunità: un modello di innovazione sociale dove i cittadini sono produttori e fruitori di beni e servizi, un modello che crea sinergia e coesione in una comunità, mettendo a sistema le attività di singoli cittadini, imprese, associazioni e istituzioni. Chiameremo questi percorsi OrtofficineHack.

Antonio Speranza, Presidente de l’Approdo
Mi ha colpito il fatto che i ragazzi potessero finalmente frequentare degli spazi in cui stare con altri e condividere, creando occasioni in cui dare ed avere, anche attraverso lo scambio di storie ed esperienze, costruendo momenti reali di prevenzione efficace, perchè costruita a partire dalla socialità autentica.

Francesco Barbiera
Ho intrapreso questa avventura perché mi piace la natura, gli animali e le persone. Per me sarà una prova per mettermi in gioco ancor più, credere ancor più in me stesso e in tutto ciò che di buono possono dare le persone.

Paola Ranalletti, educatrice dell’U.O. di Riabilitazione delle Dipendenze
Siamo pronti a produrre verdure a chilometro zero per favorire lo sviluppo agricolo dei terreni e, perché no, creare occupazione.

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Tanti sono i protagonisti delle Ortofficine: l’ASST Ospedale Maggiore di Crema, con l’U.O. di riabilitazione dalle dipendenze, l’Approdo, Camminiamo Insieme, la Ciclochiocciola, la Parrocchia, l’Istituto Cantoni e tanti volontari tra i rivoltani. Importanti poi sono quelli che chiamiamo partner esterni, figure provenienti da tutta Italia e che, in un’ottica di scambio reciproco, possono essere ulteriore ricchezza per il territorio.

Il gruppo è aperto e in continua crescita, per questo invitiamo tutti a seguire i nostri eventi.

Il prossimo weekend sarà il 18 dicembre, ma tutti i sabati si possono trovare le Ortofficine aperte. Ci raccontiamo anche con una pagina Facebook e con il sito web.

La cultura, nelle sue molteplici forme, oltre ad essere la miccia d’innesco sarà filo rosso del racconto dell’esperienza. Storie di Ortofficine sarà passaggio fondamentale, perché Ortofficine è una azione collettiva e vogliamo tracciarne la storia per poterla leggere, reinterpretare e magari divulgare, ma anche perché raccontare e ascoltare storie è alla base del nostro stare assieme.

Alessandro Cagna, giovane rivoltano, attivo nell’associazionismo
Trovo le Ortofficine una bellissima iniziativa che può riportare interesse per il settore agricolo il quale è ormai da noi “giovani di città” trascurato e di poco interesse. Le Ortofficine possono essere un veicolo per tornare ai tempi dei nostri nonni dove andare a lavorare nei campi o comunque vivere tra i campi era normale; un’occasione per tornare a vivere la natura e i suoi cicli e a capire come e quando si può coltivare una tal verdura piuttosto che un’altra (cosa a me completamente estranea). Inoltre trovo che possano essere anche sede di aggregazione e inclusione sociale dove realtà diverse si intrecciano e si legano per scoprire e riscoprire valori che secondo me nella società di oggi vengono un pò a mancare come la collaborazione, il rispetto.

Nicola Palella, giovane rivoltano, membro dei Three Bigul
Quando Elisabetta ha proposto a me, Matteo e Paolo di accompagnare musicalmente il primo “Weekend Delle Ortofficine” abbiamo accettato con entusiasmo. Senonche’, poco dopo, ci siamo chiesti: “Oh. E cosa sarebbero le Ortofficine ?”. Arrivati al momento di cominciare a suonare c’eravamo fatti qualche idea. Poi, canzone dopo canzone, mentre l’evento letteralmente sbocciava, abbiamo piano piano capito davvero. E abbiamo scoperto delle inaspettate affinità che ci accomunano al progetto. 

La nostra band compone brani utilizzando il dialetto rivoltano, un linguaggio che è nato e cresciuto con le terre e la gente che amiamo, e che è stato parte integrante della storia nostra e delle nostre famiglie. Le musiche che arrangiamo sono frutto delle nostre passioni; il folk, il rock, il reggae. Ingredienti antichi da cui nasce un piatto fresco e genuino. Il risultato sono delle canzoni semplici ed essenziali, specie se comparate con cio’ che oggi va per la maggiore. Pero’ hanno la qualità di essere senza tempo, e quindi sempre vere.

Abbiamo realizzato che in fondo le Ortofficine si prefiggono lo stesso obiettivo: recuperare uno stile di vita che già era nostro, ma che modelli culturali imperanti stanno cercando di cancellare. Una filosofia che parte dal modo in cui prende vita il cibo che nutre non solo il nostro corpo, ma anche la nostra anima. ‘One Vision’ –  una visione, parafrasando i Queen. Ma che si è fatta meravigliosamente concreta mentre, suonando il nostro pezzo ‘Bagai Da Riolta’ osservavo le mie bambine trasformare delle foglie secche in un disegno pieno di vita e calore, che ora colora l’ufficio dove lavoro.

(Intervista curata da Lorenzo Sazzini, Responsabile Sviluppo Rurale e Agricoltura Sociale Legacoop Agroalimentare ed Elisabetta Nava, Vicesindaco Comune di Rivolta d’Adda)