EN KAI PAN, quando fare Teatro significa soprattutto trovare l’altro dentro di sè
Si è svolto, lo scorso 20 settembre, il convegno ‘La donna nella cooperazione dal 1500 ad oggi’, iniziativa organizzata dalla Cooperativa En Kai Pan in collaborazione con CulTurMedia, Legacoop Campania, Coopfond e Commissione Pari Opportunità Legacoop, nell’ambito del Festival ‘I viaggi di Capitan Matamoros’, realizzato con il sostegno di Coopfond.
Un incontro per discutere del ruolo della donna nella cooperazione e, in particolare, nell’impresa culturale, analizzando anche le figure storiche di donne che, dal 1545 anno di nascita della prima fraternal compagnia trovano nell’arte completa emancipazione: non solo lavorano e guadagnano, ma leggono e scrivono, trattando alla pari con letterati, artisti e potenti. Sono molte le attrici che riescono, attraverso il sistema della compagnia, a capitalizzare, trasformando la gloria artistica in guadagni economici e, addirittura, a conquistare titoli nobiliari per meriti artistici. Fraternal compagnie che sono state delle cooperative ante litteram perché esisteva il mutuo soccorso per i fraternal compagni che si ammalavano, era prevista una divisione degli utili realizzati e dove addirittura la famiglia era perfettamente integrata nella vita sociale ed artistica e tutte le attività si gestivano con una organizzazione comunitaria ed inclusiva, persino oltre quella che oggi si definisce la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
“Le donne nella cultura – ha detto Roberto Calari, presidente CulTurMedia – hanno avuto da sempre un ruolo dirompente: hanno rotto schemi, vincoli, hanno rischiato e sperimentato, vedi appunto nel teatro. Ma la cultura, in tutte le sue espressioni, ha un ruolo centrale e insostituibile nel cambiamento e nella crescita sociale ed anche economica delle comunità.”
Pensiero condiviso da tutti i relatori ma che ha sintetizzato Dora Iacobelli, nella doppia veste di direttrice di Coopfond e vice presidente Legacoop con delega alle Pari Opportunità, che ha detto: “La cultura, questo settore, è fondamentale perché non ci sono strumenti che pagano quanto la crescita culturale di uomini e donne, per portarci oltre le pari opportunità alla effettiva parità”. Partire dalla cultura, dunque, per valorizzare i territori, per promuovere e costruire i fondamenti di una economia democratica, partecipata, inclusiva, cooperativa. E la partecipazione e l’inclusione attraverso la cultura è la pietra angolare su cui la Cooperativa En Kai Pan ha deciso di basare la propria ragione fondante.
Tiziana Sellato, presidente della Cooperativa composta di sole socie, ci spiega come il suo stesso nome, En Kai Pan, rispecchi le due necessità fondamentali per cui è stata costituita: “L’uno e il tutto, per indicare la relazione di ogni arte con le altre, ma anche l’uno nel tutto nel senso dell’integrazione dell’individuo in ogni aspetto della vita sociale, culturale e artistica attraverso l’attivazione di processi di relazione, all’interno di una visione della cultura non come isola felice, rifugio in cui coltivare esperienze fini a loro stesse, ma nemmeno come settore produttivo, al fine esclusivo di creare indotto economico, bensì come tessuto connettivo dell’umanità, l’insieme di strumenti e funzioni attraverso i quali ciascun individuo produce e trasmette senso e memoria e ciascuna comunità umana rinnova e alimenta la relazione con l’altro”.
En Kai Pan, infatti, nasce nel marzo del 2014 e le socie (Loredana Stendardo, Tiziana Sellato, Stefania Bruno) hanno unito le loro esperienze, competenze e conoscenze nel campo dell’arte, della cultura e delle arti performative, per realizzare un progetto di emancipazione del territorio in cui la Cooperativa opera, utilizzando il medium artistico e culturale. L’obiettivo è di creare un incubatore culturale, all’interno del quale sviluppare un’etichetta indipendente, che lavora al di fuori delle grandi corporazioni multinazionali e, come dice la parola stessa, in modo indipendente, senza legarsi ad altre industrie, così da permettere all’artista un controllo più globale sulla propria produzione e una maggiore libertà espressiva.
La Cooperativa si propone come mission di inserire e impiegare nella sua compagine sociale risorse umane e intellettuali provenienti dal mondo del disagio (ragazzi indigenti, ex detenuti, ex tossicodipendenti, immigrati, ecc…), dando così una possibilità di lavoro nei comparti produttivi culturali a chi non ne avrebbe. “Attraverso l’organizzazione di corsi formativi – prosegue Sellato – workshop e seminari, cerchiamo di stimolare la creatività e formare figure professionali legate al mondo dell’arte e dell’espressività”.
Un progetto ambizioso. “Sicuramente – dice la presidente – ma non impossibile da realizzare. Ti faccio un esempio, il progetto ‘Dentro la Tempesta – L’altro nello sguardo dell’Altro’.”
En Kai Pan è partner con l’Associazione Teatrale Aisthesis, che da dieci anni si occupa di formazione e produzione teatrale sotto la guida del regista, attore e formatore Luca Gatta, e C.U.L.T. Factory, Centro per gli Studi Teatrali Transculturali, inaugurato a Bellizzi Irpino (frazione di Avellino) nel mese di novembre 2016 e cofinanziato nell’ambito del Piano di Azione e Coesione ‘Giovani no profit’ del Dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale, per la realizzazione del progetto d’integrazione, attraverso formazione e teatro, ‘Dentro la Tempesta – L’altro nello sguardo dell’Altro’.
“Il progetto – continua Sellato – nasce da un’idea della drammaturga Stefania Bruno e di Luca Gatta ed ha il principale obiettivo di favorire l’integrazione dei giovani migranti africani presenti in Campania, utilizzando il teatro come territorio privilegiato per l’incontro tra culture diverse, previa la reciproca sospensione di qualsiasi pregiudizio etnico, sociale o religioso. Nel maggio 2017 è nato così un percorso laboratoriale che è diventato una vera e propria residenza teatrale, finalizzata alla messinscena di uno spettacolo, prodotto dalla Cooperativa En Kai Pan”.
‘Dentro La Tempesta’, ispirato a La Tempesta di William Shakespeare, debutterà il 28 settembre 2017 a Napoli all’interno del festival internazionale di Commedia dell’Arte I viaggi di Capitan Matamoros. “Sarà uno spettacolo multilingue – italiano, inglese e francese ma anche bambara, ewandu e mandingo – la cui drammaturgia – spiega Sellato – nasce dal lavoro di traduzione e, in alcuni casi, di riscrittura del capolavoro shakespeariano. Saranno protagonisti sulla scena cinque giovani migranti con tre attori professionisti.”.
E le ‘Storie di migranza’ saranno il tema conduttore della quarta edizione del Festival I viaggi di Capitan Matamoros, che si svolge a Napoli dal 13 al 30 settembre 2017 “in cui continuiamo – dice la presidente – il lavoro di dialogo tra le culture che contraddistingue l’approccio della Cooperativa En Kai Pan, sia ai temi sociali che artistici”. La Commedia dell’Arte diventa, quindi, terreno di ricerca artistica, nello spirito del confronto tra tradizione e contemporaneità, e di sperimentazione di nuove forme di convivenza e comunicazione tra i popoli. Nelle parole di Luca Gatta, direttore artistico del festival, il senso di questa fatica: “Sperimentiamo ogni giorno nel nostro lavoro di ricerca che fare teatro significa soprattutto trovare l’altro dentro di sé. È questo, infine, il messaggio che vogliamo passare.”
Entrando nel vivo della programmazione, troviamo diversi eventi di grande spessore, fra i quali il ritorno, dopo una prima presenza nell’edizione precedente, della maestra Claudia Contin Arlecchino, primo Arlecchino donna d’Italia, con lo spettacolo ‘Né serva né padrona’, dedicato alle figure femminili della Commedia dell’Arte e al ruolo che il teatro svolse nell’emancipazione della donna tra ‘500 e ‘700. Nuova e gradita ospite sarà Francesca Della Monica, performer e pedagoga, una delle voci più originali nel panorama della musica contemporanea italiana, che proporrà, insieme a Maurizio Donadoni, lo spettacolo ‘Jabberjoyce’ ispirato ai romanzi Finnegans Wake di James Joyce e Alice nel paese delle meraviglie e Oltre lo specchio di Lewis Carroll, e che sarà protagonista dell’incontro ‘La maschera nella contemporaneità’, organizzato in collaborazione con il Conservatorio di San Pietro a Majella, durante il quale riceverà da Luca Gatta il premio Matamoros alla carriera. Novità di quest’anno è una sezione dedicata ai ragazzi e alle famiglie, all’interno della quale saranno presentati lo spettacolo di burattini ‘Un Babalào mi raccontato che’ di Bottega Buffa Circo Vacanti e I burattini di L. Gottardi, ispirato alla danza degli Orixà brasiliana, secolare pratica rituale e performativa nata dagli schiavi africani deportati in Brasile fin dal 1500, e’ ‘La fattura della cipolla’ di Associazione Teatrale Aisthesis e Ilaria Scarano, che nasce dall’incontro tra la Commedia dell’Arte e la fiaba ‘Hansel e Gretel’. Allo spettacolo ‘Un Babalào mi ha raccontato che’ sarà, inoltre associata una sessione del Progetto Origens, condotto dalla maestra di danza Orixà Ana Auxiliadora Estrela, nato per diffondere e condividere la cultura afro-brasiliana grazie al cibo, la musica e la danza.
Il tema Storie di Migranza diventerà, infine, protagonista nell’ultima settimana di programmazione del festival, quando avverrà il debutto dello spettacolo dell’Associazione Teatrale Aisthesis ‘Dentro La Tempesta’ per la regia di Luca Gatta.
Lo spettacolo nasce all’interno del progetto Dentro La Tempesta – L’altro nello sguardo dell’altro, vera e propria residenza di quattro mesi condotta dall’Associazione Teatrale Aisthesis ad Avellino con ragazzi migranti provenienti dal Mali, Costa d’Avorio, Camerun e Gambia. ‘Dentro La Tempesta’ sarà uno spettacolo multilingue, frutto dei laboratori di drammaturgia e teatro, condotti dalla dramaturg Stefania Bruno e dal regista Luca Gatta, e tratto da ‘La tempesta’ di Shakespeare. In questo modo obiettivi sociali e artistici si salderanno all’interno del Festival.
Novità di questa edizione è anche il coinvolgimento delle associazioni che si occupano della valorizzazione e della diffusione del patrimonio artistico della città e che accompagneranno il pubblico, prima degli spettacoli, in passeggiate e visite guidate nelle location del Festival. Tali collaborazioni nascono nel segno della valorizzazione del territorio e hanno l’obiettivo di coinvolgere la comunità in percorsi di partecipazione e fruizione consapevole dell’enorme patrimonio artistico della città. Le associazioni coinvolte sono alcune delle più attive nel centro storico di Napoli e non solo: Curiosity Tour, Medea Art e Insolita Guida.
La quarta edizione de I viaggi di Capitan Matamoros parte così sotto i migliori auspici, grazie anche a un interesse ampio e diffuso che trova riscontro nei nuovi accordi di partenariato con l’Arlecchino Errante di Pordenone, ventennale Festival di Commedia dell’Arte, con Legacoop Campania, e Fondazione Idis – Città della Scienza, e dal riconoscimento internazionale dell’EFA (European Festival Association) che con il bollino di qualità EFFE Label 2017-2018, inserisce la kermesse napoletana tra gli eventi “degni di nota” in Europa.
Tali accordi di partenariato andranno ad arricchire e diversificare ulteriormente il programma del Festival. In particolare, il partenariato con Fondazione Idis – Città della Scienza determinerà l’inserimento all’interno del Festival del concept ‘La tavola di Matamoros: il cibo e la fame nell’epoca Rinascimentale e Barocca della Commedia dell’Arte’, vero e proprio excursus tra eno-gastronomia, cultura e teatro: la chiusura del festival, quindi, quest’anno si sposta a Bagnoli dove andrà in scena ‘El romancero di Lazzarillo’, nell’ambito del progetto Intrecci – Festival della Cucina Mediterranea e non solo, all’interno dello spazio Gnam Village – Gusto e Natura dell’ Alimentazione Mediterranea a Città della Scienza, in occasione di INTRECCI il Festival delle Cucina Mediterranea e non solo.