Home News Cultura Alleanza Cooperative: Salvare imprese settore e puntare su partenariato pubblico-privato, eliminare modelli insostenibili

Alleanza Cooperative: Salvare imprese settore e puntare su partenariato pubblico-privato, eliminare modelli insostenibili

“Il modello cooperativo, nel settore delle imprese culturali e creative, spesso permette ai giovani con alta professionalizzazione di poter fare un percorso di autoimprenditorialità, perché spesso le strade tradizionali sono precluse, vale lo stesso per il precariato. In questo periodo queste imprese stanno subendo perdite fino al 70%, e in tanti territori sono il fulcro dello sviluppo sostenibile, perciò dobbiamo mantenere alta l’attenzione nei loro confronti e promuovere un partenariato pubblicoprivato che ci consenta di dare rilievo alle attività culturali e creative professionali e di non escludere allo stesso tempo il volontariato”.

È il messaggio lanciato ieri 28 ottobre 2020 in commissione “Istruzione pubblica, beni culturali” del Senato dalla presidente di Alleanza Cooperative Turismo e Beni culturali Irene Bongiovanni, che è intervenuta in relazione all’affare assegnato n. 245 in materia di volontariato e professioni nei beni culturali.

È intervenuta nuovamente anche Giovanna Barni, come vicepresidente di Alleanza Cooperative Turismo, già ascoltata lo scorso 20 ottobre sullo stesso tema in qualità di presidente di Coopculture (vedi ES 20/10/2020), ed è stato ascoltato, sempre nel gruppo di rappresentanza della cooperazione, anche Alessandro Manna della cooperativa sociale Sire di Napoli, mentre per il CNA ha detto la sua Giovanni Rivaroli di CNA Piacenza.

Al mondo della cultura, secondo Barni, sono attuati modelli insostenibili. Si tratta, tra gli altri, dell’abuso di volontariato e dell’affidamento improprio di aree archeologiche, biblioteche e aree didattiche: “Quando questi lavori sono affidati impropriamente a volontari, ecco che si ha un modello di gestione ostile al lavoro e di gare al massimo ribasso per l’idea che la gestione deve costare il meno possibile”. Queste concessioni “non permettono di creare economia di rete e spesso sono basate su dati inventati”. La Barni ha poi ricordato, in linea con la Bongiovanni, che “noi abbiamo provato ben quattro volte a chiedere che, soprattutto in questa situazione gravissima di riduzione dei lavoratori si potesse inserire un meccanismo virtuoso di coprogettazione pubblico-privato”.

In relazione a questo, come già nella prima audizione, Barni ha portato l’esempio del Dtc (Distretto tecnologico cultura) della Regione Lazio, “a cui partecipano tutte le università del Lazio: l’obiettivo è il trasferimento di innovazione, è un esempio virtuoso di come si può fare trasferimento di innovazione, che non sia solo tecnologico ma anche formativo”.

Un’altra questione grave, per la presidente di CoopCulture, è che “le cooperative dei servizi al patrimonio culturale, dai grandi siti ai più piccoli, magari solo perché appartenenti a un determinato codice Ateco non hanno ricevuto nessun ristoro per le chiusure forzate”. Per esempio “musei, biblioteche e archivi non sono presenti tra le attività da ristorare. Appartengono all’Ateco 91, che sembra non esistere. Il lavoro era molto stabile in questo settore, con zero introiti non ci saranno più contratti né lavoratori”. 

Serve inoltre, per la Barni, “un grande investimento in capitale umano: negare le competenze significa ricorrere al volontariato e non riconoscere il valore del lavoro”. Le grandi sfide per il Paese devono essere “l’innovazione dei modelli e delle competenze”, altro elemento è “la formazione per le nuove competenze: sono necessarie, perché l’innovazione non è solo tecnologica ma anche sociale”. Servono poi “strategie integrate territoriali: queste mettono in collegamento le filiere, per poter creare ecosistemi territoriali che sviluppino buone pratiche e questo è fondamentale soprattutto nel Sud Italia e per questo occorrono nuove competenze ibride che hanno a che fare con il marketing e il management. Queste si possono sviluppare”, ha concluso, “in laboratori di innovazione comune università-imprese e sono contenta che questa strategia sia, quanto meno, tra le promesse del governo”.

“Il lavoro nei beni culturali, spesso pur altamente qualificato, è scarsamente riconosciuto: probabilmente non c’è una reale percezione delle ricadute che questi lavori hanno sui territori”, denuncia la rappresentante di Alleanza, Bongiovanni. “Prima del Covid le imprese culturali davano evidenza di una crescita dell’occupazione, mentre ora si parla della loro sopravvivenza: servono strumenti efficaci come la decontribuzione del lavoro per traghettare questo tipo di attività nel periodo di crisi e altri strumenti per non correre il rischio di perdere know how per il futuro”. “Continuiamo ad assistere a gare al massimo ribasso”, ha poi voluto sottolineare la Bongiovanni, “anche nel settore dell’affidamento dei servizi culturali: è importante cambiare questo tipo di paradigmi in questo momento storico e lavorare, come già si è iniziato a fare con il decreto semplificazioni da poco approvato, a dei partenariati pubblico-privato che ci consentano di dare pubblico rilievo alle imprese culturali e creative professionali e di non escludere allo stesso tempo il volontariato. Si tratta di mondi complementari che non devono essere più vissuti in scontro tra di loro”, ha concluso, “e questa è l’occasione per cambiare i modelli finora applicati ed accelerare i processi di promozione e innovazione del settore cultura”.

Sono due gli elementi che valgono per tutto il territorio nell’ambito cultura, segnala Manna, uno è l’aspetto della legalità: “Un lavoro inquadrato con un contratto opera nella legalità e ha un riconoscimento. Quanti lavoratori soffrono perché non hanno tutele formali e un inquadramento?”. Il secondo aspetto è quello fiscale: “Anche nel settore cultura l’effetto indiretto per lo stato, con contratti regolari per i lavoratori del settore, è quello di avere introiti e correggere le distorsioni dovute all’abuso di volontariato, inquadrando il ruolo dei professionisti”.

Nota Alleanza Cooperative