Home Agenda Lecce, ai Cantieri Teatrali Koreja l’installazione dell’artista piacentina Chiara Camoni

Lecce, ai Cantieri Teatrali Koreja l’installazione dell’artista piacentina Chiara Camoni

Inaugurata il 26 ottobre scorso, sarà in esposizione fino al 22 dicembre 2023, ai Cantieri Teatrali Koreja di Lecce, “Serpenti ragni falene. Cipolle fiori e cantilene – Arazzi” la mostra di Chiara Camoni realizzata nell’ambito del progetto di Residenze per Artisti nei Territori, attuato dal Teatro Koreja con l’ass. Cijaru.

Composta da dieci teli a telaio tessuto a mano sospesi su aste in ottone, l’installazione invita il visitatore a passarci attraverso per una esperienza sensoriale e tattile in cui le figure delineate, indefinite quasi fossero spiriti, affermano una presenza. Tali figure che emergono dalla stampa manuale sul tessuto di fiori, cipolle, terre e vegetali, in parte raccolti sul territorio salentino durante la permanenza dell’artista, in parte nelle campagne e boschi delle Toscana dove l’artista risiede, sono un modo per restituire un’anima al mondo vegetale e alla terra e contrastare la visione antropocentrica del mondo.

La terra rossa, come quella che Camoni ha raccolto nella cava di bauxite di Otranto insieme alle cipolle della sua casa e alle margherite nel campo appena fuori dal Teatro Koreja, annullano la loro provenienza locale e si fanno tutt’uno se viste dalla prospettiva che la Madre Terra è una e dispone degli elementi che la compongono in modo non gerarchico.

Spunti per la creazione delle opere sono stati i sopralluoghi in territorio salentino, da Otranto a Lecce, da Casamassella a Castiglione d’Otranto, dove l’artista incontra il mosaico della cattedrale, la bottega della cartapestaia Stella Ciardo e gli esperimenti dell’artista Luigi Coppola con la Casa delle Agricolture. Ad Otranto l’artista ritrova temi cari alla sua ricerca, scene di esseri fantastici, draghi e serpenti provenienti dalla cultura greca e dal mondo ebraico, greco-ortodosso e islamico. A Castiglione visita i campi coltivati ad agricoltura biodinamica, le piantagioni di piselli ed entra in contatto con un asinello di cui si prendono cura a Casa delle Agricolture. Gli alberi di ulivo secchi e i fiori di primavera che traboccano dalle strade per l’artista diventano, senza pesticidi, “farfalle”.

Come scrive nei suoi appunti di viaggio: “Le farfalle si trasformano troppe volte e hanno tanti occhi, troppi occhi”, come gli occhi in vetro che la cartapestaia Stella ha nella sua bottega e che l’artista raccoglie e poi apporrà sulle sue tele. A Casamassella rimane colpita dalle trame geometriche dei tessuti lavorati al telaio, come impronte di un lavoro artigianale delle donne delle Costantine che, nel secolo scorso, hanno dato autonomia alla donna liberandola da mariti e padri padroni. Ecco allora che sceglie questi teli come materiale principe della sua installazione. In questi teli come scrive nei suoi appunti: “C’è un quotidiano, un domestico, che diventa stretto e allora c’è bisogno di rompere per affermare se stesse. C’è l’ambiguità del femminile, che è anche terribile e temibile. Che lava la tovaglia ma anche la sporca. Che la insozza per dispetto.” Operazione che fa la Camoni con i teli delle Costantine, “insozzando” la matrice regolare dei tessuti con i colori, le piante, gli occhi in vetro, le terre recuperate durante i suoi sopralluoghi: presenze che restituiscono l’esperienza e il sapore locale e che racchiudono, in una unità, la pluralità del territorio salentino.

Alle trame dei tessuti, scelte accuratamente dall’artista e realizzate grazie al sapiente lavoro delle donne della Fondazione Le Costantine, si aggiunge un livello, quello dell’impressione manuale dei colori e delle forme generati dai vegetali e dalle terre e poi un altro livello ancora, quelle delle catenine, piccoli elementi vegetali apposti, gocce di lampadari e altri oggetti di uso quotidiano. Ecco allora che gli spiriti che vediamo, sono costituiti da identità multiple. Le tele e i loro spiriti sembrano invocare una visione non univoca del mondo in cui le identità sono frammentate, come i singoli elementi delle tele che solo apparentemente formano figure unitarie, quelle che percepiamo a prima vista ma che con un occhio attento aprono alla molteplicità di soggetti, animali, vegetali, antropomorfi, indefiniti. Come le trame che sono geometrie ma che sono anche falene, ragni, serpenti, occhi così anche gli spiriti sono cipolle, margherite, piante, vegetali, terre che coesistono sullo stesso piano ontologico. La madre terra è una e molteplice come gli Arazzi che diventano luogo dell’immaginazione collettiva dove non esiste comunità senza soggettività.

L’artista condivide con altri non solo la realizzazione dell’opera, ma anche il processo che sta a monte. Così ad esempio, apre il suo studio che è la sua casa a una pluralità di agenti, artisti, curatori, critici, letterati, amici con i quali discute, legge, cammina per i boschi della Toscana. Uno spazio sociale autonomo, senza gerarchie, che rifugge lo schema, come accade per i reticolati scelti per la creazione delle tele.

Tuttavia questo desiderio di “comune” preserva i singoli agenti, non li annulla ma ne valorizza le peculiarità offrendo una visione del mondo caotica e allo stesso tempo ordinata, singolare e allo stesso tempo plurale, naturale e allo stesso tempo umana.

Questa tensione è racchiusa nell’installazione Arazzi dove l’artigianato e il mondo naturale compongono un’opera unica. I teli invitano lo spettatore a sentirsi parte singola di un discorso comune.

Il territorio. In un territorio marginale, come quello salentino, soggetto alle piaghe sociali della disoccupazione, della tossicodipendenza e della mancanza di consapevolezze e riferimenti culturali identitari, si svilupparono tra la fine degli anni ’70 e inizio anni ’80, stili di vita e culture che avrebbero innescato esperienze di comunità.

Si sviluppò, in quegli anni, una vasta area di autoproduzioni culturali molto simili a quelli dei “Centri sociali occupati e autogestiti” delle più grandi realtà urbane, dove vennero utilizzate da una parte le tradizioni popolari, i modi della festa, le fantasie narrate dalla pietra e le più svariate attività proprie della materia etnoantropologica e dall’altra il misurarsi con una cultura organica di un ambiente sociale rurale e contadino, con il quale era necessario confrontarsi per non sentirsi alieni e distaccati dalla realtà locale. In questo substrato culturale, vennero intessute relazioni dirette con il radicalismo giovanile nei più svariati contesti culturali europei a cui la migliore gioventù salentina si ispirava. Il Salento, Terra “pura”, periferica e inesplorata con le sue autenticità materiali e immateriali, divenne luogo fertile e fonte di ispirazione per tutti coloro che, arrivati da paesi altri sperimentavano, grazie all’arte, un pratico confronto tra culture. Il vivere al margine e a stretto contatto con una cultura organica frutto dello stretto contatto con la società agricola diede, a questa gioventù, la possibilità di essere su dei confini immaginari di altre realtà culturali in un sud dove sentirsi nomadi era essenza d’ogni cercare, d’ogni desiderio di crescere, di confermare nelle pratiche il tentativo di creare nuove teorie transculturali che partissero dall’uomo, verso un’umanità che andava incontro a se stessa.

Chiara Camoni (1974, Piacenza) vive a lavora a Fabbiano, in Alta Versilia. Lavora con il disegno, le stampe vegetali, il video e la scultura, in particolare con la ceramica. Le sue opere vengono spesso realizzate in collaborazione con amici e parenti, in gruppi estemporanei o attraverso seminari e workshop organizzati. “Il Centro di Sperimentazione” da alcuni anni compare accanto all’artista e raccoglie le varie forme di autorialità condivisa.

Mostre personali recenti: 2022 Hic Sunt Dracones, con Atelier dell’Errore, a cura di Elena Volpato, GAM, Torino, IT; Carrozzone, Arcade gallery, Bruxelles, BE; LA DISTRUZIONE BELLA, SpazioA, Pistoia, IT; 2021 La Meraviglia, a cura di Alice Motard, CEAAC, Strasbourg, FR; Deux Soeurs, a cura di Alice Motard, CAPC, Musée d’art contemporain de Bordeaux, Bordeaux, FR; Ipogea, a cura di Antonio Grulli, installazione permanente Palazzo Bentivoglio, Bologna IT.

Mostre collettive recenti: 2023 Into Nature: Time Horizons, a cura di Hilde de Bruijn, Into Nature Biennial, Borger-Odoorn, NL; Détour: Selected works from the FRAC Bretagne collection, a cura di Chris Clarke, The Glucksman, IE; The Chimera Complex, a cura di Antonio Grulli, Mai 36 Galerie, Zurich, CH; Impatiens Tremens, central exhibition of Romanian Creative Week, Braunstein Palace, Iasi, RO; Decentering in ceramic, a cura di Giulia Pollicita, Richard Saulton Gallery, Roma, IT; 2022 Desde un insecto al mundo estelar, a cura di Rosa Leo, Arte 92 Madrid; Becoming Flower, a cura di Helen Guenin e Francois Rebecca, MAMAC, Nice, FR; Persones Persons, a cura di Lucia Pietroiusti e Filipa Ramos, 8a Biennale Gherdëina, Ortisei, IT; A Matter of Life and Death, a cura di Jenni Lomax, Thomas Dane Gallery, Napoli, IT; 2021 Our Silver City, 2094, Nottingham Contemporary, Nottingham, UK; IO DICO IO, curated by Cecilia Canziani, Lara Conte e Paola Ugolini, Galleria Nazionale di Arte Moderna, Roma, IT.

Cijaru è stata fondata da Davide De Notarpietro e Francesco Scasciamacchia. Si occupa di creare progetti espositivi, arte pubblica, workshop e residenze artistiche attraverso la partecipazione attiva della comunità. L’associazione, supportata dalla ricerca storica, rivisita in modo inedito la narrazione geopolitica del Salento. Obiettivo primario di cijaru è ripristinare i legami storici e culturali di quest’area tra Ionio e Adriatico e della Puglia con le regioni balcaniche, greche, turche e più in generale il vicino Oriente, attraverso progetti di arte contemporanea realizzati da artisti provenienti dal Mediterraneo. Cijaru interroga l’egemonia culturale sud-nord per proporre in modo interdisciplinare una mappa immaginativa che riporti al centro una narrazione orizzontale e non eurocentrica della Puglia.

Strade Maestre 2023-2024, è un progetto di Koreja realizzato con il sostegno di Ministero della Cultura, Unione Europea, Regione Puglia Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio; Comune di Lecce; in collaborazione con Teatro Pubblico Pugliese. Partner Culturali: Università degli Studi di Lecce; Adisu Puglia; Associazione Palchetti Laterali; Pupilla – libri, giochi, attività di Brindisi, SemiMinimi libri musica e giochi per piccoli e più piccoli di Lecce, Associazione Per un Sorriso in più e la Cooperativa Terradimezzo.

È possibile visitare la mostra dal lunedì al venerdì 9.30-16 e nei giorni di spettacolo.

Ingresso libero

Teatro Koreja
Via Guido Dorso, 48/50 – Lecce
t. 0832 242000
www.teatrokoreja.it