Home News Cultura FORMAZIONE RICERCA TUTELA PROFESSIONE: l’Archeologia italiana agli inizi del terzo millennio

FORMAZIONE RICERCA TUTELA PROFESSIONE: l’Archeologia italiana agli inizi del terzo millennio

2tourisma 19-21feb2016Susanna Bianchi al convegno “Formazione ricerca tutela professione: l’archeologia italiana agli inizi del terzo millennio”, in rappresentanza delle cooperative di archeologia di Ancpl Legacoop.

Affermata l’esigenza di una riforma del MiBACT più condivisa con gli operatori e l’importanza di mantenere l’impianto dell’archeologia preventiva nel nuovo Codice dei Contratti Pubblici a garanzia di un più razionale processo di realizzazione delle opere pubbliche.

Si è svolto a Firenze il 19-21 febbraio nella cornice di TourismA (Salone Internazionale dell’Archeologia), l’incontro del coordinamento delle organizzazioni del mondo dell’archeologia, promosso da Giuliano Volpe, Presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, con lo scopo di presentare il progetto di realizzazione di un soggetto comune che rappresenti il punto di vista di chi lavori nell’ambito dell’archeologia, sia come professionista che come impresa, sia nel pubblico che nel privato.

L’incontro è stata l’occasione per discutere delle questioni che in questi giorni sono in campo: la riforma del MiBACT, l’archeologia preventiva nella riforma del Codice degli Contratti Pubblici, il regolamento della professione a completamento della Legge 110/2014.

In rappresentanza delle cooperative di archeologia di Ancpl Legacoop è intervenuta Susanna Bianchi sollecitando il Governo a condividere con gli operatori del settore archeologico, interni ed esterni al Ministero, i contenuti ed il programma di una riforma che si preannuncia complessa e problematica, quali le definizione territoriale delle soprintendenze uniche e la troppo netta distinzione tra tutela e valorizzazione.

Sul tema dell’archeologia preventiva Susanna Bianchi ha evidenziato l’esigenza di mantenere nella nuova stesura del Codice dei Contratti Pubblici l’impianto relativo alla verifica preventiva di interesse archeologico, senza il quale, oltre a mettere a rischio la conservazione del patrimonio, aumenterebbero tempi e costi di realizzazione delle opere pubbliche.

Al margine dell’assemblea le numerose sigle presenti, in rappresentanza degli operatori pubblici e privati, hanno condiviso alcuni punti da sottoporre all’attenzione del Governo: oltre ai due ricordati dal Susanna Bianchi, l’esigenza di completare il percorso della definizione della professione dell’archeologo con il regolamento indicato dalla Legge 110/2014.