Home News Cultura AgCult | Imprese culturali, Barni: intervenire bene, servono riforme e investimenti

AgCult | Imprese culturali, Barni: intervenire bene, servono riforme e investimenti

“Non lasciamo che della filiera culturale e creativa restino solo macerie come già successo in altri settori. Altrimenti ne approfitteranno altri”

Per non ritrovare solo macerie della filiera delle imprese culturali e creative servono al più presto una riforma del settore e investimenti economici, nel capitale umano, nelle competenze e nell’innovazione tecnologica e organizzativa. Lo ha chiarito Giovanna Barni, copresidente di Alleanza delle cooperative italiane settore Turismo, cultura e sport, intervenendo al panel “Industrie creative e culturali: case histories e strumenti operativi di sviluppo” ospitato all’interno della terza edizione di RO.ME – Museum Exhibition in corso in formato digitale dal 25 al 27 novembre.

Barni ha messo sull’avviso anche dal considerare il settore culturale e creativo solo partendo dal contributo al Pil, il settore “si misura dalla capacità di muovere una filiera di economia sostenibile sui territori, di creare coesione sociale, dal contributo all’innovazione e dall’internazionalizzaione”. 

Quali sono le attività che compongono questa filiera? “Purtroppo la maggior parte delle imprese culturali e creative non stanno nei codici Ateco, sono ibride. I codici Ateco sono da superare se servono per conoscere e riconoscere questo settore”. Anche il riconoscimento del settore va ripensato che come sono ibride le attività sono ibride anche le forme”. 

Come si deve intervenire allora? “Innanzitutto si deve intervenire. Nel 2021 si rischia di non trovare più la filiera. E’ un’emergenza. Si deve intervenire, ma bisogna intervenire bene. I ristori sono importanti ma non sono sufficienti. Il settore ha bisogno di riforme. A cominciare dalla sburocratizzazione”.

Oltre alle riforme servono poi gli investimenti. “Servono investimenti nel capitale umano con competenze innovative trasversali che devono ibridare le competenze di chi esce dall’università. Servono investimenti nella trasformazione digitale, servono interventi nella ristrutturazione. Non basta innovazione tecnologica, ma ci vuole anche innovazione organizzativa”.

Il tema di fondo sarà, ha concluso Barni, “che se del settore culturale e creativo resteranno solo macerie ne approfitteranno altri. Non lasciamo che succeda come già successo in altri settori”. 

(Fonte: AgCult.it)