A MANO LIBERA, DONNE TRA PRIGIONI E LIBERTA’, presentato in anteprima nazionale il libro edito da coop Libera Stampa. Il ricavato a sostegno del SITO e di NOIDONNE WEEK
Presentato in anteprima nazionale il libro in cui sono raccolti testi scritti dalle detenute di Rebibbia. E non solo. Con la prefazione di Agnese Malatesta
Presentato martedì 30 maggio presso il carcere femminile di Rebibbia il libro che raccoglie testi delle detenute e di altre donne. E’ stata un’anteprima nazionale cui faranno seguito altre presentazioni.
“A mano libera, donne tra prigioni e libertà” è il libro realizzato a cura di Tiziana Bartolini e Paola Ortensi, edito dalla Cooperativa Libera Stampa e distribuito in proprio (info: redazione@noidonne.org).
Il ricavato delle vendite è destinato a sostenere il sito www.noidonne.org e il settimanale on line NOIDONNE WEEK. Un dialogo a distanza tra donne (detenute e no) sulle prigioni che limitano o condizionano corpi e desideri. Maturato negli incontri settimanali tenuti, da novembre 2016 a maggio 2017, con il laboratorio “A mano libera, dentro e fuori” nella Casa circondariale femminile di Rebibbia (Roma), il libro raccoglie i testi scritti dalle detenute e vi unisce alcune riflessioni di non detenute sempre sul tema della libertà e delle prigioni che, come donne, viviamo indipendentemente dalla condizione della detenzione.
“Siamo consapevoli delle differenze che ci sono tra chi ha avuto destini tanto diversi – spiegano le curatrici –, ma pensiamo che l’essere donne ci accomuni molto più di quanto non sia visibile a ‘occhio nudo’. E, forse, l’intreccio artificiale che abbiamo creato nel libro con questa mescolanza non programmata lo dimostra. Intreccio artificiale perché le varie autrici non si conoscono e mescolanza non programmata perché l’esito dell’amalgama non era prevedibile a tavolino. Il trait d’union tra sconosciute siamo state noi, ideatrici di quello che abbiamo pensato come scambio possibile, superando le distanze fisiche e geografiche”.
Ecco, quindi, che la consonanza tra sconosciute e l’incontro con la storia delle conquiste delle donne può offrire qualche spunto di riflessione, qualche strumento utile a decodificare percorsi di vita difficili e dolorosi. Perché anche il carcere è un’istituzione costruita su un unico modello, quello maschile, che poco considera le diversità di genere.
Nelle pagine, articolate in brevi capitoli con titoli evocativi (Del tempo, Della solitudine, Delle prigioni interiori e del buono in carcere, citandone alcuni) si susseguono e si mescolano i testi. Il risultato è un coro femminile di “voci potenti che raccontano di drammi ignoti” scrive Agnese Malatesta nella prefazione, testi che “esprimono vitalità e riscatto personale”. Un racconto, corale, intessuto di sofferenze e speranze, intonato sulle note di una positiva presa di coscienza di sé e del valore come persone.