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Editoria: verso il Fondo per il pluralismo e l’innovazione. Ecco gli elementi innovativi di questa Legge

Pubblichiamo l’intervento di Roberto Calari su www.leggilanotizia.it del 9 marzo 2016 con il titolo “Verso il Fondo per il pluralismo e l’innovazione nel settore dell’informazione”

CalariLa Camera ha da poco approvato il Disegno di Legge sull’editoria  relativa al pluralismo e all’innovazione nell’informazione. Quali sono gli elementi innovativi di questa Legge? Ospitiamo alcune riflessioni di Roberto Calari, presidente Mediacoop.

“Mi pare necessario, prima di commentare il Disegno di Legge di Riforma dell’editoria, avviare una riflessione su quanto  sta accadendo in questi giorni , sul fronte dei quotidiani, nel Paese. Mi riferisco all’annuncio della integrazione tra Stampa e Repubblica che fa seguito  a quella, recente, dell’integrazione Rizzoli – Mondadori nell’editoria libraria. Una “concentrazione pesante”, che si aggiunge a quanto è già avvenuto o sta avvenendo in ogni altra parte dell’informazione, dell’editoria, della cultura. Fenomeni di rapida e profonda concentrazione che portano a situazioni di dominanza inaccettabile del mercato da parte di pochi e  precisi gruppi economici.

Di fronte a questa situazione inquietante  per il pluralismo della cultura e del mercato sono gli organismi pubblici deputati al controllo e  il Governo e il Parlamento  che devono intervenire  per porre rimedio ad una situazione  che potrebbe avere conseguenze sul piano del lavoro di tanti giornalisti ed operatori delle filiere interessate  e  che va, comunque, ad incidere sulla possibilità , per piccole testate o realtà editoriali indipendenti  di continuare a far sentire la propria voce. E, per favore, rispetto ad una realtà come quella italiana in cui i mercati divengono sempre più oligopolistici, non si parli ,  di mancanza di capacità imprenditoriali e di efficienza da parte delle piccole realtà indipendenti che provano  a resistere: nelle condizioni date pare, infatti, davvero improbabile riuscire a fare meglio di quanto stanno facendo con sacrificio , passione e competenza  le cooperative di giornalisti, i piccoli editori librari indipendenti  o tante altre piccole realtà che operano professionalmente in questi  settori. Il pluralismo e la sua tutela hanno necessità che Stato e Regioni siano attente a coltivare questo bene prezioso promuovendone con regole certe e trasparenti l’attività e l’autonomia.

Ma, per venire al Disegno di Legge di Riforma, che ha integrato con qualche difficoltà   in un unico testo le due proposte di Legge  di   Coscia (a.c n.3317)   e Pannarale (a. c. n. 3345) dobbiamo  subito evidenziare alcuni grandi meriti che il testo approvato alla Camera può vantare. In primo luogo  quello di  determinare  la nascita nell’ordinamento italiano del Fondo per il Pluralismo e l’innovazione dell’informazione, un Fondo che sancisce il dovere dello Stato di intervenire per correggere il mercato e tutelare e promuovere quel pluralismo dell’informazione, indispensabile in un Paese democratico e coerente con l’art.21 della Costituzione.

Un Fondo che , quindi, guarda , da un lato, ai diritti dei cittadini ad essere informati in modo plurale, all’interno di un sistema nazionale dell’informazione  nel  quale, insieme alle ormai poche grandi testate, possano convivere  piccole realtà non profit, cooperative di giornalisti , indipendenti, non condizionabili e non scalabili e, dall’altro lato, che  promuove il  lavoro giornalistico, il  rispetto dei Contratti Collettivi nazionali di Lavoro. Un Fondo  nuovo  e di grande valore politico e culturale, quindi, in cui  si riassumono compiti  e  risorse destinate a differenti interventi nel settore sia per i  giornali, carta e online, sia per le radio e tv  locali, sia per le ristrutturazioni aziendali del settore, sia per l’innovazione  e  la promozione di nuove start up…

Il principio che viene affermato è, quindi, quello per cui il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione diviene elemento della normativa italiana e individua  risorse certe che devono alimentarlo annualmente  aldilà del fatto  che”il come” le risorse andranno   erogate dovrà poi essere meglio specificato nei Decreti che il Governo dovrà emanare dopo l’approvazione della Legge.

Altro elemento positivo del testo approvato alla Camera  è quello di guardare  al futuro  e di inserire elementi utili  per favorire l’ innovazione  nel settore e per prendere atto  del nuovo valore  che, a fronte di regole certe e rigorose,  anche i giornali online  devono poter giocare nell’arricchire il pluralismo dell’informazione.

Si tratta certo di definire ancora meglio i vincoli e le regole che, nel rispetto dei CCNL, queste testate dovranno avere ; i criteri in base ai quali misurare e verificare il riscontro con gli utenti-lettori, il livello di produzione informativa originale a cui dovranno attenersi ma  ci pare  essere di grande importanza  il fatto che la normativa registri  e “aggiorni”  una nuova rilevanza del web  nell’informazione sottolineandone però gli ambiti professionali e la  capacità di avvicinare all’informazione nuove e significative aree della popolazione italiana. Tutto questo non certo in contraddizione con la promozione della carta stampata ma ricercando e incentivando nuove sinergie tra online e carta e nuove capacità di operare innovazione in questo processo di interazione.

Altri elementi positivi che è doveroso citare  brevemente  sono riferiti allo spazio che la legge riconosce  alla nascita di nuove strat up, a partire dal tempo di soli due anni che una nuova cooperativa potrà avere  per  maturare, con i requisiti adeguati,  il diritto  ad accedere alla richiesta di  contributo; alla creazione di nuove piattaforme digitali innovative comuni tra diverse testate; alla individuazione  di nuovi  incentivi verso l’assunzione di giovani giornalisti under 35; alla definizione di  nuovi incentivi fiscali per premiare investimenti pubblicitari incrementali delle imprese, in particolare  verso le piccole testate locali.

Dopo l’ottusa campagna del movimento Cinque Stelle  che avrebbe provocato, se fosse passato l’azzeramento dell’intervento pubblico nel settore, ad una conseguenza devastante sulla sopravvivenza  di tante realtà di informazione indipendente  e all’affermarsi della sola legge di mercato, oggi, con il voto della Camera si è fatta chiarezza  su una precisa scelta del Parlamento  coerente con il rispetto dell’art. 21  della Costituzione.

Ma, a fronte di tanti elementi innovativi e positivi che potranno favorire, certamente, un processo di cambiamento necessario  e di maggior tutela del pluralismo nel Paese ecco evidenziarsi drammaticamente una grande contraddizione: in nessun punto della Legge ancora una volta, così come già avvenuto in occasione dell’approvazione della Legge di Stabilità 2016, si fa riferimento al come far fronte alle risorse per il contributo diretto all’editoria per il 2015, cioè al recupero dei costi sopportati e di quanto realizzato nel corso di un esercizio , il 2015, del quale le imprese saranno chiamate, tra breve, ad approvare i Bilanci. Un’assenza, questa, grave e incomprensibile!! Come possono gli stessi firmatari del Partito di maggioranza e quelli di SEL ( e con essi gli altri  che hanno votato ed appoggiato questa norma alla Camera) che con tanta passione e competenza  hanno saputo costruire, comunque, un testo con momenti così importanti in difesa del diritto ad un’informazione  plurale, accettare  che la mancanza di risorse attribuite al 2015 sul contributo diretto all’editoria possa sancire la morte annunciata  di tante testate cooperative di giornalisti e di altre realtà non profit?

Come si puo’ approvare una legge sul  pluralismo chiedendo trasparenza, rigore, rispetto dei ccnl, capacità di innovazione , per altro a conferma in molti punti dei criteri già fortemente selettivi propri della normativa attualmente riferita al settore, per poi glissare, con allarmante superficialità politica o con malcelate “cattive intenzioni” , sulle risorse dovute e necessarie per il 2015 per dare continuità agli impegni presi ed al lavoro delle realtà del settore?

Un impegno a rimediare che chiediamo con forza e determinazione ai Senatori  e a tutto il Parlamento , oltre che al Governo affinchè la legge possa produrre gli effetti di tutela e promozione del pluralismo   per cui è stata concepita e richiesta a gran  forza da tutte le associazioni datoriali e sindacali e non  quelli assolutamente non accettabili, di “riduzione “ drammatica dello stesso, nel Paese.”


I destinatari  dei  contributi

“Siamo di fronte, certamente, ad un fatto di straordinario valore che è costituito dal riconoscimento, dopo un intenso dibattito in Commissione Cultura della Camera, della forma cooperativa di giornalisti a mutualità prevalente, come la forma giuridica riconosciuta come il modello di riferimento indispensabile per accedere ai contributi pubblici per l’editoria. Alla cooperativa si riconosce infatti  autonomia, non condizionamento e non scalabilità, natura di no profit, in grado di rappresentare in modo libero diverse visioni e differenti racconti di  quanto avviene nei diversi territori del Paese. Resta anche importante il ruolo delle altre realtà non profit  verso le quali  si tratterà di comprendere meglio , però, quanto sarà proposto nei Decreti che il Governo dovrà emanare: se il mantenimento della situazione attuale per queste importanti realtà, diffuse nel Paese o definizione di  nuove condizioni  che facciano corrispondere a nuovi possibili diritti nuovi  doveri, analoghi a quelli propri oggi delle cooperative.

Manca ancora, crediamo, invece,  la comprensione del fatto che le piccole cooperative di giornalisti, pur nel rispetto  assoluto della non ingerenza di alcuno nelle scelte e nella governance, debbano, come da noi proposto, comunque poter avere la figura del socio sovventore. Però  un unico tipo di socio sovventore: un  socio sovventore istituzionale , quale un Fondo di promozione Cooperativa, per  altro regolato e controllato dallo Stato con specifiche normative,  ed indispensabile per supportare finanziariamente una stagione di riorganizzazione e innovazione  delle cooperative. I modi per applicare, anche qui  con particolari specificazioni, una normativa sul socio sovventore, per altro  che già esistente per le cooperative al di fuori della legge sull’editoria, ci sarebbero: si tratta, qui,  di considerare la necessità di avere nuovi strumenti che possano supportare, senza alcun condizionamento diretto o indiretto verso le imprese,  la necessaria fase di  investimento ed innovazione sul futuro  che le cooperative sono chiamate a realizzare nei prossimi mesi  nel rispetto di legalità, trasparenza ed etica.

Molto presto la Legge approvata alla Camera sarà al Senato. Si aprirà, quindi, per noi e per le altre associazioni che hanno condiviso la campagna #menogiornlimenoliberi  una fase importante per integrare e modificare in pochi punti fondamentali la legge… ma,  anche per seguire da vicino, poi, il percorso successivo  ed i contenuti delle deleghe troppo ampie  che la legge intende attribuire al Governo nell’utilizzo  e nella ripartizione dei contributi, nell’ammissibilità dei soggetti, ecc.

Alcuni punti nel testo attuale  portano a creare rigidità e semplificazioni eccessive e spesso sbagliate e dannose  che, per questo, andrebbero corrette comprendendone meglio gli effetti negativi: ad esempio il massimo del contributo ancorato al  massimo  del 50%  dei ricavi, al netto del contributo pubblico, penalizzerà fortemente piccole realtà, che con maggiore difficoltà possono contare su vendite elevate e entrate pubblicitarie più ampie: per questo si propone da parte nostra un’indispensabile gradualità che raggiunga in tre anni questo tetto del 50%.  Anche per quanto riguarda la tempistica nell’erogazione dei contributi, poi, si pone l’obbiettivo di rivedere il testo nell’ottica di favorire  e non, invece, di penalizzare gli aspetti gestionali e di accesso al credito delle imprese titolari del contributo, dando , invece, loro certezza (finalmente dopo anni di tagli drammatici ed  immotivati ex-post) della quantità dei contributi spettanti già dall’erogazione di una prima tranche degli stessi a primavera , ( del 60-70 % e non del 30% come previsto nel Testo) per completare poi il finanziamento al termine dell’intera procedura. Tutto  questo, però, con una indispensabile  nuova chiarezza: un’ effettiva novità della riforma deve essere costituita dalla “certezza delle risorse” che, a fronte di vincoli, regole, costi documentati, copie vendute, ecc. , controlli severi , saranno  annualmente  destinate alle cooperative ed alle altre realtà non profit.

I criteri, certo, saranno precisati nei Decreti del Governo e per questo crediamo che alcuni di essi vadano meglio precisati e modificati rispetto al testo attuale proprio per evitare gli effetti negativi  e, a volte, senza ritorno, che essi potrebbero produrre: esempi?… La  mancata distinzione tra testate locali e nazionali, perché? Non sono forse realtà con costi  e obblighi diversi a cui si debbano riconoscere differenze oggettive?   Oppure la scelta di premiare prioritariamente il numero delle copie vendute ?.. comprensibile  se, pero’, si procede a creare indicatori in grado di analizzare i diversi contesti  e bacini più o meno estesi e densamente popolati in cui la vendita deve avvenire. E qui, come non citare l’altro grave tema non risolto delle poste a giorni alterni in molti comuni italiani? Un danno diretto per molti cittadini italiani e certamente una scelta grave con conseguenze pesanti e dirette, se le scelte non verranno modificate, proprio, in primo luogo, sui giornali locali.

Per radio e tv si attende , poi, un lavoro di definizione delle regole che devono andare a modificare i criteri attuali della contribuzione per premiare, invece, sempre più, secondo noi,  i contenuti informativi originali ed autonomi e, quindi, la funzione complementare al servizio pubblico di informazione che molte radio e tv,  ma non tutte, svolgono nei territori di riferimento, unitamente allo sviluppo di occupazione professionale regolata dai CCNL del settore e ad una riconoscibile responsabilità sociale verso le proprie comunità locali.

Una stagione, quindi, complessivamente  densa di potenzialità e di interrogativi aperti, ma anche rilevante per l’innovazione ed un possibile parziale rilancio del comparto, con  la possibile nascita di nuove realtà che in futuro potrebbero  arricchire il panorama del pluralismo italiano.

Rispetto  a questo quadro in evoluzione Mediacoop  e l’Alleanza delle Cooperative Comunicazione , insieme alle altre forze datoriali e sociali che hanno condiviso e condividono la campagna #menogiornalimenoliberi  hanno inteso contribuire attivamente, sia a livello di proposte, emendamenti ed elaborazioni utili a migliorare il testo della Legge, sia avviando un ulteriore momento di confronto, riflessione ed ascolto dei cittadini, dei parlamentari, degli operatori e lavoratori del settore tramite una nuova fase della campagna, #unaleggeperchilegge,  per contribuire a proporre  le modifiche indispensabili al testo di Legge al Senato.

Una legge necessaria ed innovativa che dopo il suo passaggio in Commissione Affari Costituzionali del Senato  e in Aula e il contributo che potrà derivare da questo percorso  per migliorarne  il testo potrà entro Maggio, crediamo, essere nelle condizioni di avere  una  sua approvazione definitiva!  ma che sia una buona legge!! …. e che,  Parlamento e Governo, non dimentichino  i temi aperti  e da risolvere con urgenza perché il pluralismo nel Paese possa rafforzarsi e crescere.”

 

Michele Zacchi