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AgCult | Patrimonio culturale, Franceschini: serve strumento a livello europeo per tutelarlo

“Non è possibile che quando nel mondo una calamità naturale colpisce il patrimonio culturale scatti un meccanismo volontario di disponibilità dei singoli stati e non uno strumento predefinito”

“L’Italia è stato il primo paese che più convintamente ha investito nella tutela del patrimonio culturale. E’ entrato nel sentire comune dell’opinione pubblica la consapevolezza che c’è qualcosa di più importante della proprietà privata quando si tratta di beni culturali. C’è un valore collettivo, sociale che è in grado di superare i confini della proprietà privata. Nel Regno Unito, dove questa consapevolezza non è stata introdotta, sono state distrutte migliaia di ville storiche”. Lo ha detto il ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, intervenuto a Roma alla Scuola Ufficiali Carabinieri, nell’ambito della Conferenza internazionale sulla tutela del patrimonio culturale organizzata per i 50 anni del Comando Carabinieri Tpc.

“Orgoglio di essere il Paese che ha investito di più e da più tempo nella tutela del patrimonio. E i Carabinieri Tpc sono figli di questa cultura. Un’esperienza unica fatta di know-how, risultati importanti, tecnologie come le applicazioni per smartphone e la banca dati fondamentale per contrastare il traffico illecito d’opere d’arte, formazione per le Polizie di altri paesi. All’estero ho sempre ricevuto riconoscimento e ringraziamento per il lavoro dei Carabinieri TpC”.

“Orgoglio per l’azione internazionale svolta. Se il patrimonio culturale è patrimonio dell’umanità, bisogna che questa se ne occupi, lo difenda e lo tuteli dai furti e dalle calamità naturali. Non è possibile che quando nel mondo una calamità naturale colpisce il patrimonio culturale scatti un meccanismo volontario di disponibilità dei singoli stati e non uno strumento predefinito. Sarebbe importante costruirlo a livello europeo: uno strumento per cui immediatamente ci siano protocolli, regole, forze di Polizia e civili che intervengono come la Protezione civile a tutela specifica del patrimonio culturale. In questo possiamo svolgere un ruolo fondamentale”.

“E poi c’è l’attacco volontario al patrimonio artistico da parte del terrorismo internazionale. Non illudiamoci che questo fenomeno sia finito. Se questi beni sono patrimonio dell’umanità, la comunità internazionale deve intervenire prima proteggendoli e non solo dopo, per recuperarli quando sono stati saccheggiati e distrutti. Per questa è nata l’idea italiana dei Caschi Blu della cultura che deve essere di stimolo per gli altri paesi affinché ci seguano e per costruire qualcosa a livello internazionale che sia di pronto intervento in caso di problemi al patrimonio culturale dell’umanità”.

“Siamo un paese guida e dobbiamo mantenere questo ruolo, metterlo a disposizione della comunità internazionale, utilizzarlo come strumento di diplomazia culturale. L’Italia è riconosciuta nel mondo per la sua arte e cultura, una identità da difendere e valorizzare in questi tempi in cui il Paese ha tanto bisogno di riscoprire l’orgoglio della propria storia, della propria identità e delle enormi potenzialità”.

(Fonte: AgCult.it)