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MI VEDI?, in anteprima esperienza teatrale a distanza co-prodotta da CSS Teatro stabile FVG

Mi vedi? è un’esperienza teatrale su Zoom scritta e diretta da Guillermo Pisani, recitata in diretta e a distanza da sei attori per un centinaio di spettatori, tutti “in presenza” e connessi da dove si trovano.

Il regista la mette in scena in anteprima italiana sabato 20 febbraio 2021, alle ore 21.00, con uno spettacolo originale, co-prodotto per la prima versione in italiano dal CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, interamente provato e rappresentato a distanza grazie alla piattaforma di videoconferenza Zoom.

MI VEDI?
anno
2021
testo
Un’esperienza teatrale su Zoom scritta e diretta da Guillermo Pisani
Traduzione e adattamento di Rita Maffei
regia
Guillermo Pisani
interpreti
Paolo Fagiolo, Daniele Fior, Rita Maffei, Klaus Martini, Nicoletta Oscuro, Francesca Osso
produzione
Compagnie LSDI – Le Système pour Devenir Invisible
Comédie de Caen – Centre dramatique national de Normandie
CSS Teatro stabile di innovazione del FVG

Come è nato MI VEDI?
“L’idea di questa pièce è nata durante il primo lockdown nel marzo 2020. Cercavo il modo per continuare a fare teatro e ho pensato agli strumenti con i quali tutti cerchiamo di proseguire le nostre vite: Zoom, WhatsApp, Skype, ecc. Devo confessare – dichiara il regista Guillermo Pisani –  che ero piuttosto reticente all’inizio, poiché a teatro sentiamo la compresenza fisica come ciò che definisce la nostra arte. Poi ho deciso di interrogare la questione stessa della compresenza fisica. Se, come diceva Jerzy Grotowski, il cuore del teatro è l’incontro, a che punto l’incontro fisico è costitutivo di ogni incontro? Non è possibile esplorare l’incontro collettivo senza la compresenza fisica? Ma allora, che caratteristiche, che natura ha questo incontro, sul piano dell’esperienza, del vissuto, dell’affetto, della percezione degli altri, del sentimento di aver vissuto qualcosa insieme o anche di appartenere a una stessa comunità?
Avevo già fatto l’esperienza di spettacoli in streaming o di teatro in diretta con Facebook live e Instagram.
Queste esperienze sono interessanti, ma mi sembra che non interroghino abbastanza la relazione con il pubblico, manca la condivisione di una vera esperienza comune. Ho cercato di produrre un’esperienza teatrale che sia assolutamente singolare, fuori territorio, una pièce che non sia né la traduzione di qualcosa che si dovrebbe fare in scena, né la ripresa di qualcosa che si realizza simultaneamente in scena davanti a un pubblico.

Su Zoom l’azione è in tempo reale
Lo spettacolo accade come una videoconferenza su Zoom. All’ora della rappresentazione, gli spettatori si connettono tramite un link inviato dal teatro. Si possono connettere con un computer dovunque siano e sono accolti dagli attori che sono, loro stessi, ciascuno in un posto diverso (a casa propria o in un luogo di prove e di lavoro). La rappresentazione si svolge in tempo reale con gli spettatori che, se lo desiderano, restano visibili sullo schermo. E’ un’esperienza molto forte vedere tutti quei volti, sentire che possiamo incontrare e interagire con questi strumenti digitali. Non si tratta di cercare di riprodurre le condizioni di una rappresentazione in sala, ma di condividere un’esperienza teatrale multisito, a schermo e a volte un po’ disturbata poiché ognuno è responsabile della sua immagine e del suo computer, con tutto che ciò implica, sia a livello di elaborazione dell’immagine o della voce, delle email e delle chiamate che arrivano improvvisamente e della condivisione del proprio spazio privato con lo spazio dello spettacolo. Alla fine della rappresentazione propongo allo spettatore una discussione con la compagnia per restituire la propria esperienza. Apriamo anche altre stanze di Zoom per gli spettatori che avranno voglia di chiacchierare tra di loro, come nel foyer del teatro.

Ritroviamo la comunità
Il primo lockdown è stato un tale choc, ha prodotto un tale sgomento a tutti i livelli della vita privata e della società, che ho sentito il bisogno di lavorare sul motivo della distanza e su ciò che la distanza ha sconvolto nella comunità. Come essere insieme se siamo separati? Ogni situazione interroga i nostri legami (affettivi, familiari, amorosi, festivi o associativi, ecc.) e la voglia del contatto, della comunità, il bisogno di prendersi cura dell’altro, di bere o di cantare insieme, tutti questi momenti di condivisione resi possibili e messi in tensione dalla videoconferenza. La pièce esplora le possibilità e le frustrazioni messe in atto dal fatto di essere privati della presenza fisica degli altri. Come si arriva una volta ogni tanto, malgrado tutto, a fare l’esperienza di vivere qualcosa insieme? Volevo mettere lo spettatore al centro di questa esperienza che, in qualche modo, interroga il mito della comunità (teatrale o altro): le forme concrete di un’utopia sono sempre deludenti ma l’aspirazione, le domande e il processo che dispiegano sono necessari e appassionanti da osservare.
Con Zoom, abbiamo dovuto completamente reinventare il processo di creazione, provando a distanza, apprendendo un linguaggio ibrido fatto di teatro, immagini e tecnologia web, invitando anche molto presto degli spettatori complici per cercare insieme come vivere un’esperienza comune con questo oggetto teatrale.
Una prima serie di sperimentazioni erano programmate nella stagione online della Comédie de Caen, poi siamo stati in qualche modo presi dal nuovo confinamento che ha accelerato il nostro processo di creazione e di diffusione. Lo spettacolo è stato montato in meno di tre settimane nella versione francese e in un paio di settimane circa per la nuova versione italiana co-prodotta con il CSS di Udine!
Ci tengo a dire che, se il progetto è nato dalle circostanze e che è in questo senso “opportunista”, non si tratta di un opportunismo vano. Per me, ciò che Mi vedi? intende interrogare ha un’importanza che va al di là della crisi del Coronavirus, poiché le tendenze che questa crisi ha contribuito ad accelerare non spariranno quando la crisi sarà finita. L’articolazione delle questioni teatrali e delle questioni politiche e sociali è centrale per la nostra compagnia”. Guillermo Pisani (testo e regia)

Per ulteriori informazioni:
www.cssudine.it
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