Ci sono sempre più donne tra i dipendenti Coop (si supera il 70% di quota femminile) e aumenta anche la percentuale delle donne presenti nei ruoli direttivi (34,7 rispetto all’ano precedente e al 32 del 2020). Sono questi alcuni dei dati presentati da Maura Latini, amministratrice delegata di Coop Italia, mercoledì 1 marzo al teatro Litta di Milano per la presentazione dei risultati della campagna “Close the Gap – Riduciamo le differenze” a favore della parità di genere che compie tre anni.
Nel corso del 2022, inoltre, è proseguita la formazione sulla parità di genere che ha coinvolto circa 600 persone tra dipendenti interni e stakeholder. Tra questi ultimi è continuata l’attività in ottica di gender equality per le donne che lavorano in aziende agricole fornitrici di Coop; sessioni di approfondimento con il coinvolgimento di associazioni dei territori che rimangono poi punti di riferimento successivi. E la formazione è arrivata anche in ambito scolastico dove Coop è attiva da lungo tempo.
Giunge al suo secondo anno il premio Close the Gap riservato ai fornitori di prodotto a marchio Coop più virtuosi in tema di inclusione e parità di genere. La prima edizione nel marzo dell’anno scorso aveva visto salire sul podio Eurocompany azienda del ravennate specializzata nella frutta secca ed essiccata, pioniera dell’equa distribuzione del compito di genitorialità concedendo ai suoi neo-papà un periodo di congedo parentale più esteso rispetto a quanto disposto per legge oltre a tenere corsi sull’inclusione e la violenza di genere a tutti i suoi dipendenti. I premi alle tre aziende premiate per ciascuna sezione tematiche dal Comitato scientifico sono stati consegnati da Maurizia Iachino, da Mario Zani dg di Eurocompany e da Maura Latini.
«Per noi è importante portare avanti un progetto per l’inclusione di genere in Italia, questo è stato un anno molto difficile dal punto di vista economico come tutti sappiamo. Nonostante ciò», osserva Maura Latini, «Coop ha deciso di non arretrare su questo tema e anzi di impegnarsi, facendo ovviamente uno sforzo in più dati i tempi e date le tante iniziative che proponiamo in questo 2023. Ci teniamo a ricordare a tutti che la parità di genere non è uno slogan, per noi non esiste il gender washing, se così vogliamo chiamarlo».
Un altro tema toccato è il rinnovato sostegno di Close the Gap 2023 alla petizione per l’estensione del congedo di paternità obbligatorio. «A essere penalizzati sono i padri ed è anche questo un gap da chiudere», ha commentato Latini che ha anche ricordato come oggi in Italia si parli di denatalità «ma quando lo si fa si parla sempre di numeri, mai di donne, servono risposte per invertire la tendenza». E un sostegno è anche la petizione Movimenta, genitori#allapari, per l’estensione del congedo di paternità obbligatorio fino a tre mesi, che avviata nel 2022, ha raggiunto in anno circa 47.300 firme. Il rilancio dell’iniziativa arriva anche dall’unione con un’altra petizione ospitata da Change.org con lo stesso scopo: “Congedo di Paternità a 3 mesi operativo da subito!” promossa da Girolamo Grammatico un padre che per professione si occupa di formazione, che dal canto suo ha raccolto oltre 31mila adesioni. Ora l’unione dei contatori che permette di implementare gli sforzi e di raggiungere 78.400 firme confermando il posizionamento del tema tra i più sottoscritti della piattaforma di petizioni online. L’obiettivo a tendere è comunque ancora più ambizioso e la rinnovata alleanza tra un’organizzazione della società civile come Movimenta, un cittadino appassionato al tema come Grammatico e la rete di Coop continuerà a generare occasioni di raccolta ulteriore.
A lanciare in chiusura di mattinata la nuova campagna legata a Close the Gap 2023, Marco Pedroni, presidente di Coop Italia e Ancc-Coop che ha ricordato come «già a dicembre Coop aveva espresso la sua solidarietà per le rivendicazioni contro la morte di Mahsa Amini pubblicando un’immagine evocativa. Oggi chiediamo di aggiungere la voce degli italiani alla nostra voce, perché risulti più forte e chiara. Più cartoline arriveranno, più incisivo sarà il messaggio che consegneremo. I regimi temono l’attenzione internazionale sulle loro proteste interne e il governo iraniano non fa eccezione. Proprio per questo ci dobbiamo assumere il compito di tenere alta l’attenzione dei media anche italiani sulla questione delle libertà delle donne e degli uomini in Iran».
Da marzo a fine aprile sarà a disposizione una cartolina (cartacea e digitale) da ritagliare e spedire, che riporta un messaggio a favore delle libertà per il popolo iraniano. Su un lato, dei capelli lunghi e folti, come quelle delle pubblicità per capelli, con inciso sopra il tratteggio per il taglio proprio al centro dell’immagine e la scritta “Donna. Vita. Libertà”. Dall’altro lato un testo curato da Amnesty International Italia che offre dati e informazioni a sostegno dell’azione di protesta e in calce la propria firma da apporre. Sarà poi Coop a raccogliere tutte le cartoline giunte entro il 30 aprile e a recapitarle all’Ambasciata dell’Iran in Italia. Una sorta di postcards bombing per non spegnere mai la luce su un movimento di protesta che ha bisogno dell’attenzione mediatica mondiale. Stampata in circa 2 milioni di copie, la cartolina cartacea sarà inserita in settimanali di testate nazionali oltre che in tutte le riviste di Coop destinate ai soci (nel mese di aprile quando saranno posizionate nella rete vendita di Coop urne che raccoglieranno le cartoline firmate). A queste si affiancherà la possibilità dell’adesione digitale sul sito www.e-coop.it a partire dall’8 marzo.
Ad Amnesty International Italia il compito di raccontare il lavoro svolto in difesa dei diritti umani in Iran con la presenza del suo portavoce italiano Riccardo Noury e dell’attivista per i diritti dei popoli iraniani Parisa Nazari. Fuggita dall’Iran da giovane, Parisa dal 2019 ha deciso di esporsi apertamente contro il regime iraniano sostenendo le proteste dei suoi connazionali in patria. Finché è stato possibile si è recata ogni anno in Iran e a Milano ha descritto cosa sta succedendo oggi nel suo paese d’origine. Stando ai dati diffusi da Amnesty si stima che siano stati oltre 400 i manifestanti morti per mano delle forze di sicurezza e di quelle paramilitari, che fanno un uso sconsiderato e illegale delle armi da fuoco. Tra questi, sono almeno 50 i minorenni la cui vita è stata spezzata dai proiettili, dai pallini da caccia o dai pestaggi: ragazze e ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 17 anni. Al 15 dicembre proprio Amnesty aveva notizia di 26 giovani manifestanti a rischio di pena di esecuzione per mano del regime iraniano, tra coloro che sono stati già condannati e quelli che attendono il processo ma vedono pendere su di loro accuse che prevedono la pena di morte.