TURISMO RESPONSABILE: COS’E’ E COME SI FA”. Elisa Begni di VitaminaC ne ha parlato con Maurizio Davolio, presidente di Aitr
Mare o montagna? Non importa dove andrai, l’importante è farlo responsabilmente. E non si tratta della classico “Fai il bravo” che ti diceva la mamma, ma di adottare una filosofia di viaggio diversa: si tratta di Turismo Responsabile.
Elisa Begni di VitaminaC ne ha parlato con il presidente di Aitr, Maurizio Davolio.
L’A.I.T.R (Associazione Italiana Turismo Responsabile) lo definisce così: “ E’ il turismo attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture. Il turismo responsabile riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto ad essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio. Opera favorendo la positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori.”
Uno stile di viaggio che non considera soltanto il benessere del turista, la convenienza di alloggi e trasporti o la varietà delle attività proposte, ma anche il rispetto per l’ambiente e le persone che vivono in loco.
Verso la metà degli anni ’90 – spiega Maurizio Davolio, presidente dell’A.I.T.R.- abbiamo cominciato a riflettere sul turismo e, in particolare, sulle promesse disattese e le delusioni che aveva generato.” E’ un falso mito quello che la costruzione di grandi resort e impianti turistici porti a un aumento di posti di lavoro e di fatturato per la popolazione e i produttori locali. “La realtà –spiega ancora Davolio- è che e quando partiamo per mete da sogno, magari in Paesi in via di sviluppo, la maggior parte dei soldi che spendiamo per la nostra esperienza di viaggio va alle grandi società dei Paesi più sviluppati (compagnie aeree, tour operator, catene di alberghi, ecc). Alla comunità locale arrivano solo le briciole, sotto forma di manovalanza o servizi accessori.” Per farla breve: il grosso indotto economico generato dall’industria turistica sfiora solo da lontano il territorio interessato. “Senza contare poi tutti gli effetti collaterali causati dal turismo massivo in Paesi economicamente meno avanzati. Pensiamo all’aumento dei rifiuti, allo spaccio di droga, alla prostituzione e, non da ultimo, alla rottura degli equilibri sociali e culturali locali.”
Ma questo significa rinunciare alle vacanze?
Certo che no! La proposta di A.I.T.R. è di affrontarle in modo diverso, responsabile, appunto; adottando un filosofia di viaggio fondata sul rispetto, sia dell’ambiente che delle persone. “E’ il turista che si deve adattare –spiega Davolio- non il territorio che lo ospita”. E poi continua “Esistono dei tour operator e delle strutture ricettive che lavorano nel rispetto di questi principi, offrendo soluzioni che tutelano i produttori locali, garantiscono il rispetto dei diritti dei lavoratori del posto e favoriscono l’incontro con i rappresentanti della vita civile e sociale del luogo, senza stravolgerne gli equilibri.” A dover essere responsabile, dunque, non è solo il viaggiatore ma anche tutti gli altri nodi della filiera turistica, come gli intermediari, le strutture ricettive, la comunità ospitante e così via.
“Dagli anni novanta ad oggi -dice ancora Davolio– le cose fortunatamente sono un po’ cambiate. La filosofia del Turismo Responsabile oggi gode di attenzione sempre maggiore, complice anche una nuova sensibilità dei viaggiatori, ma anche del settore turistico, che intravede nel viaggiare consapevole una nuova opportunità di business. A parlare di turismo responsabile ormai non sono più solo gruppi isolati, ma anche enti, istituzioni e soprattutto giornali e università.” Una considerazione rincuorante, resa ancora più interessante dal fatto che che la stessa filosofia possa essere applicata anche al turismo di casa nostra. Naturalmente le condizioni sociali alla base dell’industria turistica italiana o europea sono molto diverse rispetto a quelle del sud del mondo, ma se si parla di rispetto per l’ambiente e per le persone non ci sono motivi per non proseguire su questa strada. Conferma Davolio, “Ad oggi A.I.T.R. conta un centinaio di soci, di cui circa la metà si occupa specificatamente dell’Italia”.
Cosa serve dunque per essere un Turista Responsabile?
Informarsi e interrogarsi; prima, durante e dopo il viaggio. Per chi volesse approfondire la questione, vi invito a consultare il sito di A.I.T.R. (www.aitr.org) dove potrete trovare proposte di viaggio, suggestioni, stimoli riflessivi e l’elenco di tutti i soci e dei partner che collaborano con l’associazione.
Buon viaggio!
(fonte: www.vitaminac.varese.it, 27 luglio 2017)