Home News Cultura Senato. La senatrice Emilia Grazia De Biasi ricorda Luca Ronconi, un gigante della Cultura mondiale

Senato. La senatrice Emilia Grazia De Biasi ricorda Luca Ronconi, un gigante della Cultura mondiale

ronconi

Tra i tanti omaggi a Luca Ronconi, il grande regista e attore teatrale scomparso a Milano, sabato 21 febbraio all’età di 82 anni, c’è stato anche quello della senatrice De Biasi.

Luca Ronconi dirigeva ora il Piccolo Teatro di Milano in cui aveva appena messo in scena “Lehman Trilogy“, la saga della famiglia dei banchieri, dall’arrivo in America al crack finanziario del 2008. Ronconi grande sperimentatore ha rivoluzionato il teatro italiano: ha diretto lo Stabile di Torino, il Teatro di Roma e il Piccolo Teatro di Milano.

 

Ecco il Resoconto del ricordo della Senatrice Emilia Grazia De Biasi
Aula del Senato, 24 febbraio 2015

Emilia-Grazia-De-Biasi-Imagoeconomica_672“Signora Presidente, poiché non è certo un argomento lieto quello che intendo affrontare, chiedo ai colleghi ed alle colleghe un attimo di attenzione. È scomparso domenica, all’età di ottantadue anni, il maestro Luca Ronconi, un gigante della cultura, vorrei dire non solo del nostro Paese, ma mondiale.

La scomparsa di Ronconi lascia un vuoto davvero incolmabile nel teatro del nostro Paese. Era un uomo di una cultura straordinaria, gentile, profondo, ironico e rigoroso. È stato un grande innovatore: voglio ricordare che ha lavorato a Roma, dove si è formato, a Torino, a Spoleto, per il Rossini Opera Festival di Pesaro ed in tantissimi luoghi. Gli ultimi anni della sua vita li ha passati a Milano, al Piccolo Teatro Grassi, prendendo l’eredità di Giorgio Strehler, altro grandissimo del nostro teatro.

Voglio innanzitutto associarmi al cordoglio – e spero di poter parlare a nome di tutta l’Aula – espresso agli amici del Piccolo Teatro e della Scuola del Piccolo Teatro, che Luca Ronconi ha così amato ed allevato con tanta serenità e fermezza, convinto – com’era – che il teatro fosse una crescita umana, in quanto capacità di riconoscere l’altro da sé.
Sono celeberrime le sue messe in scena e le sue regie talmente innovative da sconvolgere l’idea stessa di teatro. Voglio solo ricordare l’«Orlando furioso» della fine degli anni sessanta, uno spettacolo fatto in contemporanea: in diversi luoghi della stessa sede si svolgevano le diverse scene. Non era mai successo. Vorrei anche ricordare quell’«Infinities» rappresentato all’interno della Bovisa di Milano, in un’area dismessa, che ci parlava così bene del rapporto tra la scienza, l’arte e la vita delle persone.

Questi infiniti che richiamavano all’idea di eternità, a quella stessa eternità che Luca Ronconi ha sempre trovato nei testi rappresentati anche nella classicità, tant’è vero che sosteneva che fosse impossibile attualizzare le tragedie greche perché attualizzarle avrebbe significato diminuire la nostra contemporaneità. Voglio citare anche le sue macchine straordinarie.

Pensiamo alla «Lolita» di Nabokov e a «La vita è sogno» e “I sogni sono sogni”, un altro spettacolo davvero di straordinaria rottura e al «Prometeo», con la nascita della tecnica. Pensate a quanto ci parlano davvero della quotidianità, a tutti noi e ai nostri sentimenti e alla nostra vita.

Infine, c’è il suo ultimo lavoro, l’incredibile «Lehman Trilogy», che dalla guerra di secessione racconta la storia della famiglia Lehman fino alla crisi globale, a quella crisi in cui tutto il mondo è stato immerso.

Mi è capitato molte volte di parlargli, di conoscerlo. Sono quei privilegi che non si dimenticano nella vita. Mi è capitato di essere invitata a una delle prove di «Santa Giovanna dei macelli». È stata un’emozione fortissima per la fermezza, la dolcezza e la capacità di trasformare le parole in un’empatia tra il pubblico e gli attori davvero unica.

Termino questo breve e impreciso ricordo che mi pareva giusto fare per tempo. Abbiamo detto che si trattava di un grande innovatore. Ha anche importato in Italia e rappresentato in Italia autori assolutamente sconosciuti. Voglio pensare a Lagarce, un autore in Italia pressoché sconosciuto, l’autore francese più rappresentato in Francia dopo Molière. L’ha portato in Italia. Si tratta di un autore morto a 38 anni di Aids. Era un autore straordinario. Ronconi ha messo in scena «I pretendenti» e «Giusto la fine del mondo», che è la storia di un signore che sta per morire e va a casa della sua famiglia per dirlo. Ma i conflitti, le emozioni e le distanze sono talmente grandi che alla fine questo signore va via senza dire alla sua famiglia che morirà.

È l’epilogo che voglio dedicare a Luca Ronconi con tutto l’affetto e la stima grandissima che resterà nel cuore di tutti coloro che amano il teatro e spero che siano sempre di più. Questo signore, che appunto sta per morire, è solo e dice: «Non tornerò mai più. Muoio qualche mese più tardi, un anno al massimo».

Racconta poi di una sua passeggiata nel Sud della Francia e dice: «A un certo punto sono all’entrata di un viadotto immenso che domina la valle che indovino sotto la luna, e cammino solo nella notte, a uguale distanza tra il cielo e la terra. Quello che penso, ed è di questo che volevo parlare, è che dovrei gridare forte, un bel grido lungo e gioioso che risuonerebbe in tutta la vallata, è quella gioia che dovrei offrirmi, urlare una buona volta, ma non lo faccio, non l’ho fatto. Mi rimetto in strada col solo rumore dei miei passi sul selciato. Sono degli oblii come questo che rimpiangerò».
Ecco, questo oblio che il personaggio rimpiangerà è quello stesso oblio che noi rimpiangeremo tutte le volte che penseremo al vuoto enorme che la scomparsa di Luca Ronconi lascia in tutti noi e nel mondo della cultura.
La Presidenza ringrazia la senatrice De Biasi per questo ricordo e invita l’Aula ad osservare un minuto di silenzio in ricordo della scomparsa di Luca Ronconi. La Presidente si leva in piedi e con lei tutta l’Assemblea.”