Mediagroup98, Donne Testimone: seconda tappa 1° Maggio con Aude Pacchioni e Filippa Pantano

1945-2023 Donne Testimone è un viaggio nel tempo, iniziato ill 25 aprile con le staffette partigiane e giunto il 1° Maggio a ricordare le donne che hanno combattuto per il lavoro giusto ed equo. La loro eredità di idee, valori ed esperienze, è un testimone che porteremo fino al nostro presente e verso il futuro con riconoscenza ed impegno.

Aude Pacchioni e Filippa Pantano sono le due protagoniste della seconda tappa nel cammino.

1° MAGGIO

Carriere, presenze nei luoghi istituzionali e di rappresentanza, posti di direzione nel lavoro e nelle professioni, devono essere in sintonia con una società di uomini e di donne” Aude Pacchioni

Aude Pacchioni, nata a Soliera di Modena il 18 dicembre 1926, si ricorda soprattutto per il suo impegno nella Resistenza: col nome di battaglia Mimma, militò infatti nella brigata partigiana Diavolo di Carpi, occupandosi delle attività di segreteria e delle Squadre di azione patriottica.
Oggi, però, vogliamo evidenziare il suo lavoro a favore delle donne lavoratrici perché, come consigliera comunale prima, ed Assessora ai Servizi sociali e Sanità poi, diede vita nel 1969, al primo asilo nido della città di Modena, progettato – addirittura nel 1953 – all’interno di un complesso residenziale di case popolari.
Sappiamo molto bene che per migliorare la situazione occupazionale delle donne con figli, occorre rendere più accessibili i servizi educativi per la prima infanzia.
Oggi l’Italia è ancora tra i paesi dell’Unione europea dove la disparità occupazionale tra padri e madri risulta più alta e un elemento che contribuisce ad aggravare questo dato è proprio legato alla mancanza di asili e strutture adeguate.
L’eredità di donne come Aude Pacchioni è quindi attualissimo: prendiamo ancora esempio perchè nessuna donna si trovi a dover scegliere tra lavoro e maternità.

Successe che un fiume di donne si riversò per le strade del nostro paese e accussì finì la tranquillità” Filippa Pantano

Filippa Pantano, nata nel 1910 in una famiglia di contadini a Santa Caterina Villarmosa, in provincia di Caltanissetta, era una delle “ragazze dalle mani d’oro”: così venivano chiamate le artigiane del paese e della regione che, sottopagate e senza alcuna tutela, ricamavano per conto terzi, corredi di lusso nell’Italia del Boom.
Non potendo convivere con quel tipo di sfruttamento, definito il racket dei telai e della manodopera, fondò, insieme alle figlie e alle vicine di casa – e con l’appoggio dell’Udi, Cgil e PCI – la Lega delle ricamatrici: un fronte compatto di 875 professioniste che iniziarono a manifestare prima in paese, poi in tutta la Sicilia, fino a Roma, sventolando le bandiere bianche con l’effige delle ricamatrici: la rosa rossa, simbolo di rabbia e ribellione.
Grazie a questo ampio e determinato movimento, nel 1973 fu approvata definitivamente la legge che regolamentava il lavoro a domicilio.
“La Rosa Rossa” divenne poi nel 1976 una cooperativa fondata per fronteggiare, unite, i compratori, ma nel 1980 dovette cessare l’attività a causa delle intimidazioni e delle minacce che quotidianamente subiva.
La cooperativa di Filippa non esiste più, ma la legge rimane. Come rimane il coraggio e l’intelligenza di queste lavoratrici che hanno alzato la testa e lottato.

Le ricorrenze del 25 aprile, 1° maggio e 2 giugno, così significative, sono diventate parte di un progetto comunicativo di Mediagroup98 chiamato Donne Testimone in cui è possibile rileggere la storia in prospettiva femminile come un percorso a tappe e come un simbolico “passaggio di testimone” tra diverse generazioni di donne dal 1945 al 2023.

Tutti i dettagli del progetto Donne Testimone sul sito www.mediagroup98.com

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