“La nostra casa di carta” di Vincenzo Vita (il manifesto)

Le testate con maggiore forza (sempre meno) di mercato hanno in corso d’opera nelle variegate vicissitudini della legge di bilancio e dell’appena varato decreto chiamato milleproroghe il tentativo di vedersi confermare la specifica voce di spesa loro dedicata.

I giornali (stampati e digitali) sono una componente importante e non sostituibili da qualsiasi ri-mediazione o dalla naturale mediamorfosi. Ovviamente, nel corso di un decennio è presumibile che la versione attuale di quotidiani e periodici muterà di segno. Tuttavia, la lettura sarà sempre un perno della fruizione culturale, rimanendo un riferimento essenziale della cosiddetta agenda setting, vale a dire la costruzione delle priorità del e nel dibattito pubblico.

Radio, televisione e la rete onnivora traggono linfa e alimento dalla varietà della rinnovata Galassia Gutenberg. Senza simile supporto, mancherebbe una bussola e non vi sarebbe un navigatore, anche per orientarsi tra vero, falso e verosimile.

Le testate con maggiore forza (sempre meno) di mercato hanno in corso d’opera nelle variegate vicissitudini della legge di bilancio e dell’appena varato decreto chiamato milleproroghe il tentativo di vedersi confermare la specifica voce di spesa loro dedicata. Per ottenere qualche risorsa la Federazione degli editori sta facendo un discreto baccano con tanto di convegno organizzato al Senato sotto l’egida di Forza Italia.

Più silenziosamente, a fari spenti per citare Lucio Battisti, il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra ha portato avanti un significativo emendamento correttivo del taglio previsto dalla Finanziaria 2019 (l.30 dicembre 2018, n.145, art,1 comma 810). E così, nel testo all’esame della Camera dei deputati (A.C.2112-bis), l’emendamento 123.017 cerca di mettere riparo ai suddetti tagli, con l’implementazione dell’investimento di 50 milioni di euro all’anno dal 2025 al 2027.

Già ora – considerando che dal Fondo per l’editoria e l’innovazione vengono prelevati d’ufficio i contributi per le emittenti locali, la quota che va alla Rai e quella per le Poste- mancano da 60 a 90 milioni.

La novità parrebbe venuta dal sottosegretario del ministero dell’Economia e delle Finanze Federico Freni, che non ha escluso l’accoglimento del citato emendamento nella riformulazione del testo a cura del governo. Se questo avvenisse, le testate cooperative e non profit – eroicamente resistenti nell’età dell’omologazione – potrebbero guardare al futuro con qualche speranza, evitando prematuri necrologi. Vedremo nelle prossime ore se si tratta di un fuoco fatuo o – al contrario – del successo di un pugno di parlamentari, con la prima firma della giovane vecchia talpa Marco Grimaldi.

Vincenzo Vita

(Articolo pubblico da “il manifesto” di giovedì 12 dicembre 2024)

Condividi su:
Leggi altri articoli