Si è tenuta a Viterbo, dall’11 al 13 ottobre 2024 presso la sala Regia del Palazzo dei Priori, la prima edizione del Festival Economia della Cultura, organizzata dalla Regione Lazio e realizzata da Lazio Innova, con il patrocinio del Ministero della Cultura, dei Comuni di Viterbo e Zagarolo e dell’Università della Tuscia.
L’iniziativa di domenica 13 ottobre, a cui ha partecipato Giovanna Barni, presidente di Culturmedia, intervenendo sul tema delle “Nuove frontiere per l’economia della cultura”, ha trattato tanti degli aspetti che nuove politiche strategiche dovrebbero sempre più tenere presenti: dalle nuove competenze all’innovazione, alla contaminazione tra cultura e agricoltura al turismo sostenibile e alle città creative, e tutti i diversi comparti, dal cinema audiovisivo spettacolo dal vivo e patrimonio culturale.
“E’ emersa la necessità di un cambiamento di approccio a 360°: la cultura è un investimento e non un costo -ha dichiarato la presidente Barni- ma solo se non considerata un bene in se da tutelare e neppure un giacimento da sfruttare per fare cassa in modo competitivo tra attrazioni puntuali e frammentate e tra pubblico e privato, lasciando poi ampio spazio ai guadagni delle piattaforme multinazionali.
La cultura è un bene comune, generativo di cura, occupazione e sviluppo sostenibile per i territori solo se partecipata, curata e rigenerata attraverso progetti strategici di rigenerazione e sviluppo, inclusivi delle comunità locali, delle imprese culturali e creative e dei settori sinergici, degli attori istituzionali alle diverse scale in approcci di rete e di filiera cooperativi, collaborativi.
La cooperazione culturale nel Lazio vanta quasi 60 imprese nei diversi comparti, una eccellenza diffusa atta anche a riempire quei vuoti di patrimoni sottoutilizzati, che rischiano alla fine del PNNR e dei restauri del Giubileo di essere sempre di più, a rischio di abbandono. Una risorsa anche per nuove generazioni di cooperatori culturali e creativi che potranno trovare nell’autogestione e nel lavoro di gruppo una forma di espressione dei loro talenti.
Vigileremo perché le centinaia di cantieri fuori e dentro Roma non aumentino la lista dei beni culturali non utilizzati, delle opportunità mancate e sottratte al benessere delle comunità.”
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