Andrea Adriatico porta in scena il testo di Bernard-Marie Koltès per raccontare la violenza, sempre attuale, dei ruoli e delle relazioni.
Maksim Gor’kij (1868-1936), pseudonimo di Aleksej Maksimovič Peškov, scrittore e drammaturgo russo coinvolto nell’attività rivoluzionaria contro il regime zarista, ebbe un rapporto complesso con il potere sovietico, divenendo tuttavia l’autore più letto e celebrato dell’Urss. È universalmente considerato l’iniziatore del “realismo socialista”, etichetta che lo travolse rendendolo oggetto di opposti furori concentrati non tanto sulla sua opera, ma sulla sua vita e su ciò che se ne volle mostrare.
Attingendo al primo capitolo della trilogia di Gor’kij Infanzia, il ventiduenne Koltès ricostruiva l’autobiografia dello scrittore dalla gioventù precaria e durissima, innestandola nella concezione personale dei conflitti famigliari e autoritari. Gor’kij nel suo romanzo tracciava, tra conflitti e fallimenti, il declino della famiglia illuminata solo dalla figura della madre, vittima del dispotico potere del nonno e della bassezza morale degli zii. Unica vera luce nel tetro mondo del muto protagonista Alexis, la nonna, che fu per lui il un riferimento affettivo e spirituale.
“L’hanno aggredito con la violenza e la rapidità della grandine e del vento, senza che un tratto del suo volto abbia avuto un fremito. Stracciato, bruciato, in piedi finalmente, ha fermato gli elementi come si soffia su una candela. E la sua voce ha trafitto il silenzio”.
Così si chiude la presentazione che Bernard-Marie Koltès fa della sua opera Le amarezze, e del suo protagonista Alexis. Adesso, quel testo giovanile, viene messo in scena in Italia nell’omonimo lavoro di Andrea Adriatico, classe 1966, regista, autore teatrale e cinematografico, fondatore della compagnia bolognese Teatri di Vita.
Non uno spettacolo “tradizionale” con una trama definita, ma una vera e propria esperienza quella che sabato 14 dicembre alle ore 20.45 e domenica 15 dicembre 2024 alle ore 18.30 accoglierà i 50 spettatori presenti ai Cantieri Teatrali Koreja, rivelando immediatamente il clima autoritario e violento dell’opera. In un susseguirsi di quadri si affacceranno dinamiche famigliari coercitive con un intreccio di ruoli, di personaggi, di situazioni continuamente ribaltate, ricollocate nel rettangolo spaziale, rimodulate con salti temporali. Un bambino al centro, come in un sogno oscuro e indecifrabile, lacerato dai conflitti, dagli slanci dell’esistenza e dai presagi di morte.
Ne Le Amarezze c’è tutta la forza degli anni ’70, la ribellione, la nascita del femminismo, la rifunzionalizzazione dell’idea di famiglia senza bolli o marche temporali, in una rilettura matura del 2023, figlia di un presente tutt’altro che giovanile, figlia di un tempo di guerra e di aggressione all’infanzia. Figlia di un presente amaro.
Adriatico è stato il primo regista a portare in scena in Italia le opere di Koltès, morto di Aids a Parigi nell’89, a soli 41 anni, dal primo e più famoso monologo La notte poco prima delle foreste, nel 1991, a due riduzioni da alcune prose (Fuga, 1992, e Là dove ci si vede da lontano, 1994), fino a Il ritorno al deserto (2007) e per la prima volta in Italia Quai ouest al festival Vie del 2013.
Adesso, con Le amarezze, ancora per la prima volta in Italia, il regista esplora il cantiere teatrale adolescenziale di Koltès. Titolo ambiguo, spiegato così dall’autore: “Come l’acido sul metallo, come la luce in una camera oscura, le amarezze si sono abbattute su Alexis Peskov”, il protagonista muto dell’opera, che è il nome vero dello scrittore russo dalla cui autobiografia Koltès ha preso ispirazione e che scelse come pseudonimo letterario “Gor’kij”, ovvero “L’amaro”.
[…] Penso – sottolinea Adriatico – che le opere teatrali, una volta scritte, siano appannaggio di chi le riceve e le rilegge e dunque abbiano l’arduo compito di affondare sempre in altri tempi […]
Andrea Adriatico, fondatore di Teatri di Vita, è regista teatrale e cinematografico, e docente di cinema all’Accademia di Belle Arti di Lecce. Con i suoi spettacoli esplora le urgenze dei tempi contemporanei, confrontandosi con la politica, lo sradicamento, i diritti, i generi (come nei recenti Il mio amico Hitler di Mishima e evǝ di Jo Clifford); ma anche i movimenti più intimi dell’essere umano (come in Biglietti da camere separate). Nei suoi ultimi film ha raccontato la biografia di Mario Mieli, intellettuale del movimento gay, nel biopic Gli anni amari, e le opere di Pier Vittorio Tondelli nel docufilm La solitudine è questa.
LE AMAREZZE
di Bernard-Marie Koltès
traduzione di Marco Calvani
uno spettacolo di Andrea Adriatico
con Olga Durano e Marco Cavicchioli e Anas Arqawi, Michele Balducci, Innocenzo Capriuoli, Ludovico Cinalli, Nicolò Collivignarelli, Alessio Genchi, Sofia Longhini, Giorgio Ronco, Myriam Sokoloff
scena Andrea Barberini, Giovanni Santecchia
cura tecnica Lorenzo Fedi, Mirko Porta
produzione Teatri di Vita
con il contributo di Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna, Ministero della Cultura
in accordo con Arcadia & Ricono Ltd per gentile concessione di François Koltès
l’opera “Le amarezze” è edita da Arcadiateatro Libri, “Bernard-Marie Koltès TEATRO – Volume 1”
Strade Maestre 2024-2025, è un progetto di Koreja realizzato con il sostegno di Ministero della Cultura, Unione Europea, Regione Puglia Assessorato Cultura, Tutela e Sviluppo delle Imprese Culturali; Piiil Cultura, Comune di Lecce; in collaborazione con Teatro Pubblico Pugliese. Partner Culturali: Università degli Studi di Lecce; Adisu Puglia; Holo; Pupilla – libri, giochi, attività di Brindisi, SemiMinimi libri musica e giochi per piccoli e più piccoli di Lecce, Associazione Per un Sorriso in più.
Info e prenotazioni:
0832 242000
Biglietti su vivaticket.it e rivendite aderenti al circuito
www.teatrokoreja.it