La XXIII edizione del Festival S/paesati-eventi sul tema delle migrazioni rispecchia molti temi di questo momento di crisi: la guerra, la pace e la felicità, le differenze e le innovazioni tecnologiche, le condizioni di estraneità di fronte al cambiamento. Come spesso è accaduto nelle passate edizioni S/paesati affronta questi argomenti da una prospettiva sia storica che contemporanea, principalmente attraverso il linguaggio teatrale, correlato ad altre forme artistiche e a incontri di approfondimento. Non manca la consueta apertura interculturale organizzando il programma con il Teatro Sabile Sloveno e cercando di instaurare delle collaborazioni internazionali.
Inaugura infatti il festival al Teatro Miela il 29 e 30 settembre la coproduzione internazionale con il dramma italiano di Fiume NHK ’Ivan p. Zajc’ con lo spettacolo Intelligenze artificiali al Wellness di Giuseppe Nicodemo, in cui la trasformazione antropologica dettata dall’uso quotidiano delle Intelligenze Artificiali come ad esempio ’Alexa’, trova espressione in una commedia surreale in cui due intelligenze artificiali entrano in un corpo umano e si rilassano al Wellness sull’isola di Dokd. La personalità umana è così immaginata dalle I. A. che tentano di capire i più profondi risvolti e contraddizioni dell’anima dell’uomo.
Sabrina Morena e Giuseppe Nicodemo, invita alla riflessione sul rapporto uomo-macchina sempre più pervasivo nella nostra società. Questa è stata una prima coproduzione con il dramma Italiano di Fiume –NHK ’Ivan p. Zajc’ che ci ha permesso di conoscere meglio la comunità italiana in Istria e che ci stimola a trovare altre forme di collaborazione nel prossimo futuro. Dopo un inizio all’insegna dell’ironia e della leggerezza, il festival dedica alcuni eventi alla guerra nell’ex Jugoslavia con un progetto nato durante la pandemia che finalmente trova spazio al teatro Miela. La mostra Shooting in Sarajevocon la presentazione dell’omonimo volume è direttamente correlato allo spettacolo Pazi Snajper –Attenzione Cecchino. A trent’anni dall’inizio dell’assedio sulla città di Sarajevo 1992-2022, l’autrice e attrice Roberta Biagiarelli e il fotografo Luigi Ottani hanno immaginato di esplorare l’immaginario dei cecchini che si appostavano dalle finestre dei palazzi di Sarajevo e sparavano sui passanti. L’efficace gioco di parole scelto da Ottani chiarifica l’idea cardine del progetto: shooting, infatti, significa fotografare ma anche sparare.
Ne derivano una mostra e un volume fotografico che ritraggono la città di Sarajevo dalle stesse postazioni dalle quali i cecchini tenevano sotto assedio i suoi abitanti 30 anni fa. La mostra sarà inaugurata il 10 ottobre con la partecipazione del giornalista Paolo Rumiz, dell’autrice di uno degli articoli del volume Azra Nuhefendić, e dell’editrice di Bottega Errante, Elisa Coppetti.
Il 13 ottobre sarà presentato lo spettacolo, Pazi Snajper|Attenzione Cecchino di e con Roberta Biagiarelli e Sandro Fabiani. Questa è un’altra coproduzione nazionale di Bonawentura-Teatro Miela con Il Contato del Canavese e Babelia & C-progetti culturali. L’azione è ambientata in due situazioni parallele: la postazione del cecchino inondata dal suo flusso interiore e l’abitazione di un uomo e di una donna che resistono nella città in guerra. Dalla riflessione sulle lacerazioni del passato si passa alla più scottante attualità con lo spettacolo Libia, tratto dal libro di Francesca Mannocchi e Gianluca Costantini (Mondadori 2019), realizzato dalla compagnia Eros AntEros con Davide Sacco e Agata Tomšič.
Come l’artista-attivista Gianluca Costantini con la giornalista Francesca Mannocchi hanno trasformato dei reportage in un’opera di graphic journalism, così Eros AntEros trasforma le potenti immagini e parole di Costantini-Mannocchi in uno spettacolo multidisciplinare sulla la questione libica, con la partecipazione del poliedrico musicista Bruno Dorella. Seguirà un dibattito in occasione del 4°incontro nazionale Unità di contatto e di strada italiane –Progetto anti tratta Trieste (CDCP) e Numero Verde Anti Tratta, e in collaborazione con ICS-ufficio rifugiati per approfondire l’esperienza sul campo rispetto all’immigrazione dalla Libia.
Il desiderio di felicità davanti al dolore psichico e alla confusione dei tempi viene ben rappresentato il 27 ottobre al Teatro Miela dalla compagnia Chille de la Balanza, compagnia che opera a San Salvi, ex ospedale psichiatrico fiorentino, in Voglio solo cercare di essere felice/Poskušam vsaj biti srečen di Claudio Ascoli, liberamente tratto dagli scritti di Antonin Artaud e/in Colette Thomas. Collette, donna e artista, diventa allieva delle tecniche di cura di Artaud e attrice del suo rinnovato ’teatro della crudeltà’. I due erano accomunati dalla passione per il teatro, ma anche dalla tragica esperienza della reclusione negli ospedali psichiatrici.
Il giorno seguente il 28 ottobre ci spostiamo al Teatro Stabile Sloveno per lo spettacolo Črna koža, bele maske / Pelle nera, maschere bianchedi Maša Kagao Knezper la regia diIvana Djilas, una coproduzione diAnton Podbevšek Teater e/in Plesni Teater Ljubljana. La coreografa slovena di origine africana Maša Kagao Knez ha ideato uno spettacolo di danza di grande effetto che indaga sulle diverse percezioni del corpo bianco e del corpo nero africano. La relazione all’interno della dicotomia dei corpi bianchi e neri, che lo storico B.D. Gottschild chiama sindrome di amore-odio, ha scosso e influenzato la produzione culturale globale nel corso dei secoli.
Sempre al Teatro Stabile Sloveno, il 16 novembre, presenteremo un spettacolo di teatro danza che si lega al passato del nostro territorio e alla difficile condizione delle donne che faticavano trasportando sul loro capo i prodotti della terra: Plenir/La cesta. Questo è un progetto dell’artista e coreografa triestina Daša Grgič che ha coinvolto più realtà come il Balkan dance project, il Festival Velenje e il Teatro Stabile Sloveno. Il cesto aiutava le donne del litorale a sostenere la propria famiglia durante tutte le guerre e le carestie, quando si recavano a Trieste per vendere la frutta e verdura. Il movimento e le voci si integrano con i ricordi sulle figure delle lattaie e delle cuoche, parte importante del patrimonio culturale sloveno.
Il passato, con le trasformazioni avvenute, nei vari dopoguerra sono oggetto della coproduzione tra Teatro Miela e Teatro Stabile Sloveno Vite sospese –testimonianze di donne sui dopoguerra/Negotova življenja –Povojna pričevanja ženskche vede come protagonista la storica Marta Verginella e le tematiche del suo progetto ’Eirene’ dell’ European Research Council sulle donne nei dopoguerra.
strong>15 dicembre al Teatro Sloveno, vuole raccontare lo spaesamento che si rintraccia indagando sia le fonti autobiografiche che quelle psichiatriche nei dopoguerra del Novecento. Vi si denota un difficile adattamento emotivo alla realtà post-bellica e soprattutto la difficoltà ad accettare lo spostamento dei confini e la conseguente nuova appartenenza nazionale a un territorio. La dissoluzione di compagini statali, come per esempio quella dell’Impero asburgico, o di regimi come quello mussoliniano oppure ancora quello della Jugoslavia socialista, ha imposto nuovi sentimenti nazionali e avvalorato nuove pratiche istituzionali. Una parte dei residenti è rimasta senza patria e quindi senza cittadinanza, mentre le minoranze nazionali hanno visto ridimensionarsi i loro diritti nazionali oppure sonostate soggette a persecuzioni, spesso molto violente. Daranno corpo e voce alle testimonianze le attrici Laura Bussani e Nikla Petruška Panizon.
L’8 dicembre, al Teatro Miela, chiuderemo il capitolo dedicato al conflitto in ex-Jugoslavia con lo spettacolo Noi saremo felici ma chissà quando tratto da “Diario da Belgrado” di Biljana Srbljanović con Ksenija Martinovic e la regia di Paolo Bignamini, una produzione del CTB Centro Teatrale Bresciano e deSidera Teatro de Gli Incamminati. In seguito al fallimento dei negoziati di Rambouillet per la pace in Kosovo, le forze armate della Nato sferrano un attacco aereo in Serbia e Montenegro, bombardando, dal 24 marzo all’11 giugno 1999, la città di Belgrado. Durante quei giorni, sul quotidiano italiano “la Repubblica”, viene pubblicato un vero e proprio “diario di guerra” da Belgrad di Biljana Srbljanović, giovane e affermata drammaturga serba. Ksenija Martinovic è nata e cresciuta a Belgrado, nel 1999 vive i primi giorni dei bombardamenti nella sua città, per poi attraversare a piedi la dogana e raggiungere suo padre che da anni lavora stabilmente in Italia.
Chiude il festival la mostra fotografica Terra madre al Teatro Stabile Sloveno dal 13 al 27 gennaio 2023, evento nato in collaborazione con la Bottega del Mondo Senza Confini Brez Meja. La sfida della sostenibilità ambientale in Africa raccontata attraverso le immagini realizzate da grandi fotografi. Alluvioni, siccità, cicloni, invasioni di cavallette: in Africa si moltiplicano i disastri naturali da cui originano migrazioni e instabilità.
Info: www.miela.it
Prevendita:
c/o biglietteria del teatro (tel. 040 3477672) tutti i giorni dalle 17.00 alle 19.00.
www.vivaticket.com