Home News Comunicazione Congresso CulTurMedia, Calari: “Chiediamo indipendenza e sostegno dell’informazione e della produzione culturale”

Congresso CulTurMedia, Calari: “Chiediamo indipendenza e sostegno dell’informazione e della produzione culturale”

La cooperazione di CulTurMedia rappresenta oltre 850 cooperative, circa 30.000 soci, con più di 900 milioni di euro di fatturato e circa 23 mila dipendenti. Ai comparti produttivi storici dello spettacolo dal vivo, del cinema, della cultura, della comunicazione informazione e del turismo, CulTurMedia si allarga, in un processo di integrazione, anche a tutti i 12 comparti che per l’Europa costituiscono il cluster delle industrie culturali e creative.

Nella relazione al 1° Congresso di CulTurMedia in svolgimento nell’Acquario di Genova (7-8 febbraio), il presidente Roberto Calari, sottolinea “la capacità della cultura, oltre che di produrre valore economico, anche di generare valore sociale, di essere al centro di processi di inclusione sociale, di convivenza, di creazione di opportunità di crescita della capacità critica ed autonoma delle persone nel determinare il loro apporto costruttivo e consapevole alle comunità di cui fanno parte”. “Per questo – rilancia Calari – CulTurMedia chiede con determinazione il sostegno e il rafforzamento degli strumenti e delle risorse finalizzate alle politiche culturali sia in Europa che negli Stati membri, a partire dall’Italia”. “Vi sono degli ambiti – precisa Calari – come la produzione teatrale o l’informazione o l’editoria libraria o il cinema, rispetto ai quali l’intervento correttivo dello Stato e delle Regioni deve poter garantire quello che il mercato da solo non farebbe: pluralismo, indipendenza dell’informazione e della produzione culturale, bilbiodiversità, ricerca e sperimentazione, e molto altro”.

“Politiche culturali – conclude Calari – e risorse e incentivi dedicati a sostenere sviluppo ed autonomia e politiche industriali in grado di connettere cultura, creatività, turismi, beni culturali ad una visione strategica di sviluppo. E la scelta di investire sulla cultura e sulla creatività può trovare nella cooperazione un modello economico e sociale in grado di promuovere ed alimentare gli effetti positivi di questa scelta sullo sviluppo locale e nazionale.

Con un gesto simbolico forte e a sorpresa, chiamata sul palco per intervenire Irene Bongiovanni, presidente Confcooperative Cultura Turismo e Sport, è salita assieme a Carlo Scarzanella, presidente AGCI Culturalia ed a Roberto Calari, presidente CulTurMedia Legacoop a sottolineare la grande sintonia con cui l’Alleanza delle Cooperative Italiane nel Settore Cultura sta lavorando già da molti anni. I due presidenti, Bongiovanni e Scarzanella hanno messo l’accento sull’importanza di un lavoro condotto come una grande squadra che fa la differenza poi nel saper cogliere le sfide dell’oggi. Occorre costruire reti, le condizioni, l’opportunità per cui le cooperative delle tre Centrali AGCI, Confcooperative e Legacoop si possano conoscere e progettare insieme. “Bisogna – dice Bongiovanni – saper trasformare le differenze in complementarietà, diventando artefici del nostro destino”. Scarzanella sottolinea come l’esperienza dell’Alleanza delle Cooperative Italiane del Settore Cultura sia esemplare, soprattutto in una fase storica in cui la rappresentanza dei corpi intermedi è in crisi.

Nel corso dei lavori della prima giornata del Congresso CulTurMedia si è svolto il panel, introdotto e moderato da Giovanna Barni, presidente di CoopCulture, ‘Partenariati innovativi e filiere cooperative: una via sostenibile per la messa a valore del patrimonio culturale, la rigenerazione urbana e lo sviluppo dei territori’.

Quattro casi di partenariato speciale pubblico-privato presentati, accomunati dalla natura cooperativa come il Teatro Tascabile di Bergamo, la Rete cooperativa per le Aree protette di Abruzzo, lo Storytelling Matera 2019 di Officina delle Idee e l’esperienza del Cinema Postmodernissimo a Perugia: da una parte l’articolo 151 del nuovo Codice degli Appalti e dei contratti pubblici (D.lgs 59/2016), dall’altra il modello cooperativo. Con la norma sono stati introdotti importanti elementi di innovazione e di semplificazione nel coinvolgimento dei privati nei processi di tutela, fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale nazionale.

“La cooperazione dal canto suo – dice Barni – per le proprie caratteristiche intrinseche (tra tutte il forte radicamento territoriale, l’impegno nella creazione di occupazione qualificata e di reti cooperative lungo filiere intersettoriali) è terreno ideale di sperimentazione e attuazione di partenariati finalizzati al riuso del patrimonio pubblico, che consentano di fare un salto: dal ‘recupero fisico’, che pone attenzione al solo valore ‘economico’, al ‘recupero sociale’ attento piuttosto al valore d’uso per le comunità”.