Home News Cultura AgCult | Cultura e digitale, Sacco: Tecnologie potenti strumenti per ruolo delle organizzazioni culturali

AgCult | Cultura e digitale, Sacco: Tecnologie potenti strumenti per ruolo delle organizzazioni culturali

“La cultura è un formidabile deposito di idee, codici estetici e stili, storie e narrazioni, immagini e suoni potenti, ma dobbiamo ancora imparare in larga misura come rendere questa ricchezza veramente accessibile e fruibile alle persone”. Secondo Pier Luigi Sacco, Adviser Commissario Ue all’Educazione e alla Cultura, che ha coordinato il tavolo ‘La cultura al tempo del digitale: sfide e opportunità’ nel corso di ArtLab 2019, “le tecnologie digitali forniscono alle organizzazioni culturali nuovi e potenti strumenti per enfatizzare il loro ruolo di fattori abilitanti e centri sociali”. Le organizzazioni culturali, dal canto loro, “dovranno sviluppare una maggiore capacità di connessione significativa con il pubblico esistente e un impegno costruttivo con le nuove comunità di riferimento. La sfera digitale può dare un grande contributo in questo senso, ma ancora una volta dobbiamo imparare di più sulle vere sfide, le opportunità e i rischi e sviluppare linee guida e buone pratiche per aiutare le organizzazioni culturali ad affrontare prontamente queste grandi sfide sociali nel modo più efficace possibile”. 

La partecipazione culturale attiva, spiega Sacco, “può stimolare le persone a sviluppare nuove forme di consapevolezza critica che sono molto utili per una cittadinanza attiva e responsabile e contribuiscono alla coesione sociale. Vista in questa prospettiva, la cultura digitale è una piattaforma socio-cognitiva per la creazione, l’elaborazione e l’invenzione creativa che può funzionare come una delle dorsali strutturali di una società della conoscenza avanzata. La sfera digitale può quindi anche essere un potente acceleratore del cambiamento, che sfrutta appieno il potenziale della cultura come fonte di valore sociale ed economico”. 

Tuttavia, affinché ciò accada, devono essere create le condizioni contestuali corrette. “La rivoluzione digitale è molto recente e dobbiamo ancora imparare come facilitare il giusto dialogo tra il panorama hi-tech in rapida evoluzione in cui nuove tecnologie e strumenti continuano a fluire e la maggior parte del mondo culturale che rimane ancora difensivo verso diversi aspetti della cultura digitale, e in particolare della paternità collettiva (collective authorship) e la confusione in merito alla distinzione tra autori e pubblico. La sfera digitale può essere un catalizzatore che ci offre la possibilità di ridefinire e persino di riorientare il nostro rapporto con la cultura, aprendo la strada a una massiccia partecipazione culturale attiva per trasformare la produzione culturale e la condivisione di contenuti in una realtà organica e vivente che si collega perfettamente ai nostri processi di pensiero e immaginazione, alla nostra capacità di affrontare le sfide sociali e persino a concepire futuri possibili in un modo più dinamico e visionario”. 

Ma questa potente sintesi “richiede il riconoscimento di cornici cognitive e campi d’azione di sperimentazione e pratica accuratamente scelti.  La dimensione digitale della cultura sta sviluppando forti legami con l’industria tecnologica e sta diventando un potente incubatore di nuove e innovative startup tecnologiche. Le possibilità offerte da un’ampia e in rapida espansione gamma di tecnologie, come l’intelligenza artificiale, la realtà virtuale e aumentata, la gamification, i big data, per fare alcuni esempi, sono innumerevoli e in costante espansione. D’altra parte, c’è il rischio che tale innovazione si concentri solo in grandi aree metropolitane dove le industrie digitali sono già privilegiate e in campi di produzione che sono più strettamente collegati all’industria dell’intrattenimento”. 

Questa ricchezza di possibilità “è oggi attentamente esplorata e sviluppata da giganti hi-tech globali, che stanno investendo notevoli risorse nella creazione di progetti strategici centrati su piattaforme di contenuti digitali su larga scala di ogni tipo e sulla creazione di mercati di contenuti digitali incentrati sulla cultura. Tuttavia, la cultura può giocare un ruolo altrettanto cruciale nelle regioni meno sviluppate economicamente, e nei campi di produzione più strettamente collegati alla sperimentazione radicale, anche in termini di impatto sociale e impegno civico”. 

E’ possibile in questo scenario ipotizzare un’apertura verso nuove forme di imprenditorialità e verso le piccole imprese locali, in grado di porsi come fonte di crescita inclusiva e di nuove opportunità lavorative? “Questo è un argomento di chiaro interesse politico, poiché i paesi si stanno impegnando per trovare nuove forme di vantaggio competitivo mentre si trovano di fronte a una concorrenza globale sempre più spietata. Qui, la dimensione digitale della cultura può giocare un ruolo su più livelli: come una culla dell’innovazione socio-tecnica, come fonte di potere morbido e modellamento di immaginari collettivi, o come una risorsa per il branding territoriale e lo sviluppo strategico di catene di valore dei territori”. 

La connessione della cultura digitale può diventare la base per sviluppare produzioni culturali e creative più forti e competitive a livello locale? Il digitale può contribuire anche alla sostenibilità del turismo culturale, favorendo flussi turistici più equilibrati che migliorano l’attrattiva di destinazioni meno conosciute ma comunque interessanti in modo da diminuire la pressione sulle città più famose colpite dal turismo di massa? “Queste sono domande particolarmente urgenti per tutte quelle regioni che sono ricche di potenziale culturale, ma costantemente in lotta con la disoccupazione giovanile e la stagnazione economica, e che potrebbero rimodellare una parte importante delle loro strategie di sviluppo attorno a una connessione innovativa tra cultura e sfera digitale”. 

(Fonte: AgCult.it)