Prosegue la rassegna “Pequod, Itinerari di letteratura e giornalismo” sabato 3 febbraio 2024, ore 18.00, al Teatro Miela di Trieste con JUGOSFERA. Due adolescenti ai tempi delle guerre balcaniche e la cultura comune dei popoli della ex Jugoslavia. Incontro con la docente e scrittrice Irma Hibert e la giornalista di Rai News 24 e scrittrice Marina Lalovic. Conduce Enzo D’Antona giornalista e presidente di Bonawentura, quadri scenici: Laura Bussani.
“Jugosfera” è un neologismo coniato nel 2009 da Tim Judah, esperto dell’Economist sui Balcani. Concetto dibattuto, che il suo autore spiega così: “Semplicemente, mi serviva una parola con cui poter descrivere le relazioni tra i popoli e tra i paesi dell’ex Jugoslavia. Il termine è stato creato per descrivere ciò che la gente ha in comune, quello che le persone, e i loro paesi, hanno in passato usato assieme e, assieme, hanno fatto. Parte di questo è una cultura condivisa…”. Marina Lalovic, giornalista di Rainews 24 e scrittrice, serba e Irma Hibert, docente e scrittrice, bosniaca ci condurranno in un racconto su due adolescenti nel periodo delle guerre balcaniche e sulla cultura comune dei popoli della ex Jugoslavia e di quello che a sorpresa ne rimane, anche come problematica nostalgia di un periodo di convivenza, di incrocio di culture e di creazione di una narrazione di identità transnazionali. Due libri molto diversi ci permetteranno di incrociare il vissuto e le esperienze delle autrici a partire dalle loro pagine.
Quelle scritte da Irma, “La sopravvissuta”, che nasce nel 1980 a Sarajevo, città che lascia nel luglio 1995 quando fugge da sola a Trieste, a pochi mesi dalla fine della guerra e dagli accordi di pace di Dayton. Una ragazzina che vede esplodere il proprio mondo, fatto di sicurezze e abitudini e sogni, e si trova catapultata all’improvviso in un quotidiano in cui anche le azioni più comuni e banali diventano difficili e pericolose, con l’aggravante di non riuscire a capire le ragioni di quell’esplosione. Un quotidiano in cui le relazioni familiari e interpersonali in generale si modificano, si congelano e sembrano non rasserenarsi nemmeno dopo la fine del conflitto, a causa di un non ritorno alle proprie radici.
“La cicala di Belgrado” di Marina Lalovic racconta invece un viaggio a piedi e in bicicletta con una amica d’infanzia. Uno spunto per riscoprire la propria città, lasciata nel 2000, poco prima della caduta di Milosevic. La musica, il cibo, le piazze, le vie che attraversano la capitale, i bombardamenti NATO, gli anni Novanta, i personaggi incrociati e conosciuti. L’anima di Belgrado più profonda e inedita, tra le kafane (osterie), tra il Danubio e la Sava, con gli occhi di chi ha lasciato la propria città e la guarda con lucidità e malinconia, con razionalità e affetto allo stesso tempo.
Ph: Savez pionira Jugoslavije. (2023, August 2).
Bonawentura in collaborazione con l’associazione culturale “Apertamente” e con il contributo di Fondazione CRTrieste.
Ingresso libero