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Libera la Natura, a Lampedusa don Luigi Ciotti ci racconta perchè la “pace va sempre percorsa insieme”

don-ciotti-e-scritta1Martedì 7 ottobre, il giro d’Italia che porta i ragazzi delle scuole italiane a correre nelle terre “liberate”dalle mafie, ha chiuso il suo 2014 a Lampedusa.

 

“Libera la Natura”, il progetto organizzato dal Gruppo Sportivo del Corpo Forestale e dall’Associazione LIBERA, con il supporto della Fondazione Cannavò e del progetto Sport modello di vita, porta lo sport in quei pezzi d’Italia liberati dalla mafia, in terre confiscate alla criminalità e riconsegnate ai cittadini a cui erano state sottratte.

 

Il progetto ha coinvolto direttamente più di 500 studenti lampedusani in una corsa per le strade dell’isola, nel ricordo di quelle storie di donne, uomini e bambini, che non hanno nome e che vedono Lampedusa come il traguardo estremo per una vita diversa e dei tanti che, in questa corsa sul mare, la vita l’hanno persa.

 

Un momento di sport, dunque, ma insieme di aggregazione e di memoria, a cui ha partecipato, dando il via alla staffetta, don Luigi Ciotti, presidente di Libera, che ci ha così risposto.

 

 

1. Dopo Sabir, il festival diffuso delle culture mediterranee, appena terminato, e il progetto “le vie dei canti” per non dimenticare, avvenuto domenica scorsa, arriva a Lampedusa l’ultima tappa del progetto “Libera la Natura”, nato quattro anni fa. Cosa ci può dire?

 

20141007_101054“Beh, devo dire che veramente noi ci riuniamo tutti gli anni – precisa don Ciotti – e in tutti gli anni c’è un momento che coinvolge tutte le scuole per correre insieme, per passarsi questo testimone che è quello della responsabilità e dell’impegno.

Un testimone perché “la pace va percorsa” come la giustizia, la legalità, la libertà e la dignità umana.”

“C’è un lavoro che viene fatto nelle scuole anche in tali condizioni – racconta il presidente di Libera – perché i ragazzi devono conoscere, conoscere per diventare corresponsabili.

Non è, quindi, un evento ma è legato solo a un momento che ci ricorda una drammatica vicenda umana che ha graffiato le coscienze di tutti.”

“Non dobbiamo dimenticare che venti giorni fa, in una settimana e in questo stesso mare – sottolinea don Ciotti – altre duemila persone sono morte affogate e, quindi, bisogna che ci diamo una mossa tutti, perché sono pericolose le celebrazioni, se sono solo celebrazioni.

C’è il rischio anche della retorica della memoria. Allora, è molto bello quando ci si mette tutti insieme con molta forza, con molta umiltà, perché il cambiamento ha bisogno di un Noi e, quindi, anche di associazioni, gruppi e movimenti.

Con umiltà e con i piedi per terra, dobbiamo trovare il modo di spogliarci delle nostre etichette per averne una che ci unisca veramente tutti, che è quella della responsabilità e dell’impegno.”

“La pace va percorsa – aggiunge don Ciotti – e ha bisogno di correre, di correre insieme, oggi più che mai, anche perché abbiamo questa vita e non ne avremo un’altra per impegnarci, per amarci, per accogliere e per riconoscere gli altri.

Non avremo un’altra vita. Abbiamo solo questa vita e ora riempiamo la vita di vita, anche la nostra, cominciando dalle piccole cose, cominciando dalla nostra quotidianità. E quello che si fa con i ragazzi nelle scuole, quindi, non è soltanto correre questo momento, questa circostanza, guai se fosse solo così.”

 

2. Il 3 ottobre, si è ricordato, tra commozione e proteste, il primo anniversario della strage del Mediterraneo, in cui morirono 368 migranti. Quale è il suo pensiero.

 

20141007_095639“È stato molto importante fare in modo che nessuno si dimentichi che il primo diritto di ogni uomo è essere chiamato per nomeafferma don Ciotti.

Noi vorremmo avere tutti i nomi per non dimenticarli perchè loro sono vivi, loro sono vivi, sono vivi! Sono vivi i loro sogni, le loro fatiche, le loro speranze e devono diventare il nostro impegno. Dobbiamo farli vivere, perché si possa voltare pagina in questo paese e nel mondo. Perché questa è una responsabilità mondiale.”

“Non a caso Papa Francescoricorda don Ciotti – ha chiamato “Terza guerra mondiale” i cento e più conflitti, in giro per il mondo, piccoli e grandi, che creano fatica, sofferenza, che creano queste migrazioni di chi fugge da questa violenza, dalla fame, dalla sete, dalle guerre, dalla dittatura, in cerca di una speranza, di una terra promessa. È il mondo intero che deve mobilitarsi, dalle Nazioni Unite all’Unione Europea perché non può essere lasciata sola l’Italia. “

“Devo dire – conclude il presidente di Libera – che Lampedusa è una terra proprio meravigliosa. Qui ho visto la generosità, ho visto l’amore, ho visto il pianto, la commozione sincera di quanti hanno fatto di tutto per andare a raccogliere le persone in difficoltà. No, non ci sono parole!”

 

(Intervista realizzata da Maria Luisa Roscioli per Legacoop Cultura e Mediacoop)

 

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