Home News Comunicazione I giovani e il razzismo sulle pagine di Zai.net

I giovani e il razzismo sulle pagine di Zai.net

“Deluderò molti, forse, ma io credo nella libertà di espressione e di parola pressoché incondizionate, quindi non reputo intelligente impedire che si esprimano coloro che portano idee ostili, riprovevoli. Costoro vanno fatti esprimere e vanno combattuti con buone idee. Dunque, se lei mi dice che viene dato troppo spazio sono d’accordo, ma se ipotizza che non si debba dare affatto lo ritengo uno sbaglio. Dev’essere dato spazio a CasaPound? Non eccessivo, ma credo di sì. E penso altre due cose altrettanto impopolari. Innanzitutto, non sta tornando il fascismo; è cresciuto semplicemente – ed è grave, sia chiaro – il numero di coloro che oggi si dichiarano fascisti e fino a ieri no, ma non esiste in alcun modo un tale pericolo in Italia. Esiste, questo sì, un enorme problema, quello che io chiamerei – la formula non è mia, ma la faccio mia – la “banalizzazione del male” del fascismo, persino dello stesso nazismo, e ancor peggio quella del razzismo; questo certamente è un problema, dopodiché non penso che ci sia il fascismo alle porte né che l’Italia sia un paese razzista”. È Luigi Manconi, che dal 24 marzo ha assunto il ruolo di coordinatore dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) su nomina del presidente Mattarella, ad assumere questa posizione impopolare ma ricca di spunti di riflessione, affidando a un ragazzo di Zai.net, Alessandro Di Serafino, 19 anni, la propria analisi sui tragici fatti che hanno sconvolto Macerata all’inizio di febbraio e sulla marea nera che, da alcune città della Toscana alla periferia di Ostia, alle stesse Marche, si è alzata negli ultimi anni e sembra assai difficile da arrestare.

Il nuovo numero di Zai.net è dedicato al razzismo, alla sua definizione, posta in prima pagina su un significativo sfondo nero, a testimonianza della matrice culturale e ideologica del medesimo, e si interroga su cosa sia diventato il nostro Paese: è razzista? E le giovani generazioni come reagiscono a questo fenomeno? Abbiamo intitolato il servizio d’apertura “Italia macerata”, trasformando il nome della città vittima della barbarie di Luca Traini in un aggettivo che pone degli interrogativi e ci induce a riflettere seriamente sulla devastazione del nostro tessuto sociale.

Abbiamo, poi, dato la parola a loro, ai ragazzi, che lo scorso 10 febbraio sono scesi in piazza a Macerata per dimostrare che esiste anche un’altra città e che l’anti-fascismo e la lotta contro tutte le discriminazioni sono princìpi identitari che stanno molto a cuore alle nuove generazioni.

Ci ha detto, ad esempio, Diego: “Noi viviamo il razzismo ogni giorno, viviamo l’omofobia ogni giorno, viviamo il fascismo ogni giorno. Inutile dire che chi cade dal pero non ha capito che questo odio cova da anni, da quando siamo piccoli noi e oggi ne abbiamo già venti di anni. È una cosa da constatare, bisogna prenderne atto”.

E Giulia ha aggiunto, a proposito dell’odio che si respira ormai un po’ ovunque: “Ci ha sconvolto il pensiero che persone di soli dieci anni più grandi di noi possano aver compiuto un gesto del genere. Questo accade perché c’è sia troppa disinformazione tra i giovani che inconsapevolezza: un’adesione a ideali di cui non ci si rende neanche conto”.

Beatrice, infine, ha risposto così alla domanda di Roberta Cristofori, curatrice del servizio relativo alla manifestazione, sul perché avesse deciso di parteciparvi: “Perché anche noi, che siamo delle ragazze diciassettenni, vogliamo dire un no deciso a ogni tipo di fascismo, a ogni tipo di razzismo, a ogni tipo di xenofobia. Non avremmo mai pensato che sarebbe stato possibile ancora adesso, arrivati nel 2018, rimanere indietro di così tanto tempo”.

Neanche noi, a dire il vero, e per questo abbiamo deciso di dedicare il numero di marzo della nostra rivista ad un tema così importante, delicato e decisivo per le sorti della società nei prossimi anni.

Roberto Bertoni, reporter Zai.net

Zai.net – “Italia macerata”

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