Home News Comunicazione Il giornalismo di qualità si appresta a vivere una nuova stagione di splendore. Il racconto su Doc Magazine di Gianni Svaldi, presidente Doc Press

Il giornalismo di qualità si appresta a vivere una nuova stagione di splendore. Il racconto su Doc Magazine di Gianni Svaldi, presidente Doc Press

Sull’ultimo Doc Magazine, Gianni Svaldi, presidente di Doc Press, racconta perché il giornalismo di qualità si appresta a vivere una nuova stagione di splendore.

La storia del giornalismo e dei giornali in Italia è un po’ come quella del vinile nella musica. Quando tutti lo davano per morto, destinato a prendere polvere nei mercatini, il vinile invece è rinato. Così, a parere di chi scrive, i giornali e il giornalismo di qualità stanno per conoscere una seconda opportunità. Doc Press, la cooperativa di giornalisti nata all’interno della rete Doc, vede la luce su questa onda lunga. Se gli ultimi sette anni sono stati dominati da un crescente incitamento all’odio, e da un dilagare di disinformazione (fake), una consistente parte dei lettori è tornata a chiedere un’informazione attendibile, “di servizio”, non urlata. Certo, non è la maggioranza. Certo, a farla da padrona sono e saranno ancora per qualche tempo le fake, l’odio, ma il vento sta cambiando e il cambiamento va colto prima che si palesi.

Giornalismo e cooperazione

La forma della cooperativa è quella che oggi più si adatta al giornalismo di qualità. Riduce il rischio che dietro l’editore si nascondano gruppi imprenditoriali e politici, permette ai giornalisti di compiere scelte. È il tema della scelta quello che fa la differenza. Nel mondo cooperativo, come nei giornali strutturati ci sono pesi e contrappesi che non permettono a nessuno di tiranneggiare. Però, è la retribuzione che permette l’applicazione della scelta: il lavoro giornalistico non può essere frutto di volontariato. Semplice? Non proprio: la sfida che richiede lacrime e sangue è tanto immaginabile quanto complessa: far quadrare i conti. In una società che è poco propensa a pagare l’informazione (la vicenda fa molto il paio con la musica), serve trovare il modo di sostenere l’iniziativa editoriale, senza piegare la schiena, cadere nel gossip che piace ai social o – peggio – nella marchetta. A questo punto, il giornalismo in cooperativa deve fare rete. Uscire da quell’isolamento volontario, dalla torre di cristallo, e cercare alleati in chi sa fare bene e con onestà il suo mestiere. Far gestire, insomma, la parte amministrativa e il marketing a chi lo sa fare meglio dei giornalisti.

Il giornalismo e i giornali, dunque, non sono morti. Restano i cani da guardia della democrazia. E il giornalismo in cooperativa, nonostante i nuvoloni neri nel cielo di oggi, vivrà presto una buona stagione se saprà fondere bene i principi del mutualismo (tipici della cooperazione) e quelli del buon giornalismo.

Gianni Svaldi, presidente Doc Press

(articolo pubblicato su www.docmagazine.it di mercoledì 30 gennaio 2019 con il titolo “Della rinascita del giornalismo di qualità”)