Home News Turismo Germogli tra le radici: le cooperative di comunità si raccontano al Salone del Libro di Torino

Germogli tra le radici: le cooperative di comunità si raccontano al Salone del Libro di Torino

Agricoltura sociale, reti e turismo culturale come spazio attivo di inclusione

Come ogni anno, l’atmosfera del Salone del Libro facilita nessi e connessioni altrove improbabili, facilitando la contaminazione tra esperienze e reti di comunità attive da un lato all’altro del Mediterraneo.  

Può così capitare di muoversi tra Émile Zola e Omero, tra Federico II e Nuto Revelli senza abbandonare gli stand dell’Alleanza delle Cooperative Comunicazione e CulTurMedia, presenti per il quarto anno al Salone con un fitto programma di incontri e iniziative.

Di radici e di germogli si è parlato nei due incontri che hanno visto anche la partecipazione delle cooperative di CulTurMedia Liguria, Legacoop Liguria e CSC-Ames, a cominciare dalla riflessione sulla genesi e l’attualità dei 7 principi cooperativi al centro del gioco 7P realizzato da coop Demoelâ e Condiviso, che avvicina in modo ludico e per nulla didascalico alle prassi di collaborazione e alla cultura cooperativa.

Spazio quindi all’esperienza fondativa dei tessitori di Rochdale, capaci di elaborare un quadro di regole e principi per facilitare conoscenza e diffusione del modello cooperativo da loro inaugurato nel 1844 con il primo spaccio di generi primari a beneficio delle comunità che per prime affrontarono le diseguaglianze indotte dalla seconda rivoluzione industriale, ispiratrici dei romanzi di Dickens, London e Zola e di una vastissima letteratura sociale.

Ed è difficile sfuggire alla suggestione ispirata dal nome della cooperativa agricola che in Valle Stura di Demonte ha scelto di ispirarsi al primo mese di primavera del calendario rivoluzionario francese, Germinale, con evidente richiamo al romanzo del 1885 di Émile Zola ma, sottolinea la presidente Giulia Jannelli, rinviando soprattutto all’etimo originario di germoglio, ideale per una cooperativa agricola di comunità che, partita da un’iniziativa di volontariato, ha visto in pochi anni maturare la propria vocazione sino a trasformarla in una realtà attiva sul fronte dell’inclusione di cittadini immigrati. 

Un’esperienza che non per caso è stata segnalata tra le buone pratiche nell’European Web Site on Integration della Commissione UE.

Dalla Valle Stura alla Val Varaita, affondando le radici nella République des Escartons, esperienza di autogoverno alpino nata nel XIV secolo nei territori prossimi al Monviso, fondata sull’utilizzo condiviso dei beni comuni naturali, con processi simili alle istituzioni comunitarie tridentine richiamate da Pier Angelo Mori e Jacopo Sforzi nel recente libro Imprese di comunità

Pietro Bonardo, dirigente della Nocciolaia, prima cooperativa di comunità in Piemonte, sottolinea la continuità con la lontana esperienza occitana nella forza della rete che collega la cooperativa al territorio di riferimento, quale interlocutore dei comuni in tema di lavori ed opere di manutenzione ambientale nel comprensorio dell’Alta Valle Varaita. E rafforza gli elementi simbolici sottolineando come il nome della cooperativa origini dalle abitudini del volatile, l’uccello smemorato che in autunno nasconde (per non più ritrovarli) i semi raccolti per sfamarsi durante l’inverno, favorendo così l’esistenza stessa del locale Bosco dell’Alevè, sito di interesse comunitario nel Parco del Monviso.

In Calabria, il richiamo alla Magna Grecia di Antonio Blandi, nel raccontare il progetto di interesse comunitario Sibari e la costa dei tre miti: Italo, Ulisse e Federico ed il nuovo Matera 2019 Storytelling, rimanda all’oggi di una regione sin troppo trascurata sotto ogni profilo, alla ricerca di opportunità di impresa e di lavoro legate alla valorizzazione della ricchissima storia del territorio, sede di quelle culture dell’inclusione che hanno da sempre permeato la regione, dalla antica funzione di Sibari come trait-d’union tra le culture ellenistiche e la latinità, passando per l’accoglienza alle comunità arbëreshë della diaspora albanese, sino alla Riace di Mimmo Lucano.

L’Officina delle Idee-Comunità rigeneranti, cooperativa sociale attiva in progetti di turismo culturale e sostenibile, punta all’individuazione e al rilancio di destinazioni turistiche accessibili, interculturali ed interreligiose, come offerta di accoglienza di prossimità, complementare a quella proposta da Matera Capitale della Cultura europea 2019, dotata di potenziali e intuibili ricadute sociali sul territorio di riferimento.

Nel raccontare gli obiettivi di impresa di comunità, tutti gli interlocutori si sono trovati concordi nella richiesta di nuove modalità descrittive e narrative, in grado di restituire la vastità e l’estrema diversificazione nella forma e nella mission, fornendo al tempo strumenti interpretativi e migliorativi a supporto dell’attività imprenditoriale.

In questa direzione muovono due reti di servizio, Doc Libris e Me.Co., di cui sono interpreti il movimento cooperativo in partnership con università e poli di ricerca dell’area mediterranea. Domenico Saulo ha presentato il consorzio Doc Libris-da chi legge a chi scrive, ultima nata nel circuito Doc Servizi per promuovere pubblicazioni, studi e un cooptelling che diventi strumento di divulgazione per le attività delle cooperative di comunità italiane. 

Un progetto che, grazie al supporto di CulTurMedia e della Fondazione Centro Studi Doc, miscela promozione della lettura, difesa della bibliodiversità e intenti conoscitivi con la divulgazione della nuova forma di impresa, che a breve sarà oggetto di una campagna di sostegno da parte di Legacoop e Coopfond attraverso il bando Rigeneriamo comunità.

In rappresentanza di Me.Co. Mentoring e Comunità per lo sviluppo sostenibile, la rete transfrontaliera di servizi di sostegno alle cooperative di comunità nelle filiere prioritarie blu e verde (turismo sostenibile, agroambiente, filiera agroalimentare, energia, servizi), che domani presenterà il primo report di attività durante un seminario all’Università di Genova, Roberto La Marca ha voluto collegare il progetto di rete integrata  all’impegno di Legacoop Liguria nella conoscenza e diffusione del più originale strumento a disposizione per contrastare lo spopolamento e la desertificazione delle aree interne, su cui sta progressivamente aumentando l’attenzione da parte di istituzioni e mondo accademico.

Nella sola Liguria si contano ormai più di una decina di cooperative che hanno scelto questa forma per operare nei servizi di accoglienza, nella promozione turistico culturale, nel recupero dell’agricoltura e nelle buone prassi di rigenerazione urbana, guardando alla storia del territorio come chiave dello sviluppo locale e individuando in antiche pratiche e sistemi valoriali le leve attivabili per un futuro di condivisione e solidarietà.

(Articolo di Sebastiano Tringali pubblicato il 13 maggio 2019 su www.cscliguria.it)