Home Agenda AL TEATRO MIELA DI TRIESTE PRIMA NAZIONALE DI “MIO PADRE VOTAVA BERLINGUER”, DALL’OMONIMO ROMANZO DI PINO ROVEREDO

AL TEATRO MIELA DI TRIESTE PRIMA NAZIONALE DI “MIO PADRE VOTAVA BERLINGUER”, DALL’OMONIMO ROMANZO DI PINO ROVEREDO

In scena in anteprima nazionale al Teatro Miela di Trieste (Piazza Luigi Amedeo Duca degli Abruzzi, 3) dal 24 al 28 ottobre “Mio padre votava Berlinguer”, per la regia di Massimo Navone. Gli interpreti: Pino Roveredo, Alessandro Mizzi e Tania Arcieri (organetto), in una produzione Bonawentura.

Due generazioni a confronto che continuano a incrociarsi e a scambiarsi memorie delusioni, nostalgie, vittorie e sconfitte.

“Continuo a scrivere papà, scrivere veloce, con la parola che attacca la parola, la riga che rincorre la riga, con lo spazio che si accorcia, e con le cose da dire che pretendono di essere raccontate.”
Una confessione al padre, un padre operaio-calzolaio sordomuto. Scomparso ma ancora vivo nel ricordo e nelle parole. Un padre che votava Berlinguer, ma, prima che per una scelta ideologica, per la consapevolezza che lui era “una brava persona”. E questo giudizio continua a premere sulla realtà rimasta, di oggi, e a porre problemi. Un buon padre, certo, anche se l’alcol era una delle sue debolezze. E un figlio che ripercorre una sua vita di cadute e risalite, private e pubbliche. Un figlio che rivendica la sua terza media, il suo operaismo, la sua irregolarità di scrittore, e che si pronuncia sull’attualità rimpiangendo, ma a occhio asciutto, la “fatica” di un tempo, la solidarietà. 

Note di regia: ‘Mio padre votava Berlinguer’, nata come lettura per il Lunatico Festival, diventa ora una vera e propria performance sul palco del Teatro Miela.

La trasformazione di un racconto letterario in azione drammatica è sempre una scommessa affascinante e allo stesso tempo impegnativa. Come tradurre fisicamente e visivamente nei limiti del palcoscenico il flusso d’immagini che la scrittura produce nella mente del lettore, superando ogni confine di tempo e di spazio? Come far coincidere i ritmi della parola pronunciata sonoramente in scena dagli attori con i ritmi emotivi interni e silenziosi dello scrittore che l’ha generata ?

Queste sono le prime domande che da regista mi pongo ogni volta che mi trovo a confrontarmi in scena con un testo che non è nato per il teatro. Ma in questo caso c’è un elemento fondamentale che aiuta e determina l’impostazione del gioco: è lo stesso Pino Roveredo ad essere al centro della scena, è la sua voce autentica a riproporre le immagini del suo racconto. Non fa l’attore, ‘è’ l’autore stesso che reinventa, con la complicità del pubblico, un dialogo dal vivo con le sue visioni.  Prima fra tutte è quella del padre, interlocutore e specchio, a cui un attore esperto come Alessandro Mizzi presta quella concretezza recitativa  che, dal teatro elisabettiano in poi, spetta a tutti i ‘fantasmi’ evocati sulla scena.

Il terzo elemento a completare il gioco è la musica, creata dal vivo da Tania Arcieri che con il suo organetto è pronta a modulare ritmi ed atmosfere, impersonando a tratti il profilo della madre.

Tre artisti diversi per tre diversi linguaggi: letteratura, recitazione e musica. E’ dall’equilibrio di queste  espressività che prende vita il nostro spettacolo di cui la vera protagonista è la ‘scrittura’. Scrittura intesa come atto creativo autentico, che proietta l’esperienza personale dell’autore, la sua memoria, la sua visione del mondo che cambia, attraverso temi che ci riguardano tutti e su cui si sente l’urgente bisogno di una riflessione condivisa.

Parole che saranno anche protagoniste dello spazio scenico, scandito da 10 grandi fogli sospesi su cui è impresso il testo dell’intero spettacolo. (Massimo Navone)

Prevendita c/o biglietteria del teatro tutti i giorni dalle 17.00 alle 19.00. oppure su vivatiket

Organizzazione: Cooperativa Bonawentura